Numero 11 del 2007
Stop femminicidio
Testi pagina 33
noidonne novembre 2007 33
Undici racconti come luoghi privile-giati per incontrare sé stessi e gli al-
tri, per testimoniare i nostri tempi ed il
nostro filosofico "essere nel tempo", ma
anche per fotografare sentimenti, imma-
gini, persone e situazioni al di là di ogni
ambito spaziale e cronologico. 'Sul pon-
te interrogativo tutti ballano' è l'evoca-
tivo titolo della raccolta d'esordio di
un'interessante ed originale autrice ro-
mana, Silvana Matozza (scrittrice, foto-
grafa, critica cinematografica e realiz-
zatrice di mostre di fotografia musicale,
per citare solo i suoi principali interes-
si), raccolta pubblicata dalla casa edi-
trice il Filo nella collana Strade: Nuove
voci (13 euro). "Dal punto interrogativo
che si tende come un ponte - afferma
l'autrice - la superficie può apparire più
vicina e la profondità meno lontana.
Un filo conduttore che attraversa gli 11
racconti, come 11 viaggi, è la ricerca di
una comunicazione vera tra persone
che, come tutte le cose preziose, non ar-
riva subito, richiede uno sforzo, una
sorta di costruzione…un farsi largo in
una situazione socia-
le in cui la comunica-
zione segue i modelli
stereotipati proposti
dalla televisione, le
frasi fatte, convenzio-
nali, l'obbligo di un
dover essere o dover
apparire". I personag-
gi dei racconti ci sono
familiari: lo straniero
vicino di casa (Storia
di Afi ed Ali), la bam-
bina piena di autenti-
ca curiosità (l'indomi-
ta Rossettina alle pre-
se con il "diverso"), la
cicala della favola in
una divertente rivisi-
tazione (Cicalella e
cicala allegra), gli amici in crisi (Cam-
minata nella notte), gli amici nuovi in-
contrati lungo il percorso (P. , Un viag-
gio di ritorno a Perugia), i parenti (Un
riposino). "Ricercando l'incontro oltre la
comunicazione che
rende tutti uguali -
aggiunge l'autrice - si
ritrovano le persone
vere con le loro carat-
teristiche peculiari,
con la loro diversità.
Come dire che visto
da vicino nessuno è
normale, nessuno è
uguale: ma questo la-
voro richiede apertu-
ra…E il dubbio, il
ponte interrogativo,
l'atteggiamento di chi
cerca ed è in viaggio".
Le simpatiche illustra-
zioni di Guido Bonac-
ci completano un'ope-
ra piena di stimoli e
di umanità, di ricerca di senso ed acco-
glienza partecipata verso scelte e perso-
ne "altre e diverse". Per indicazioni sul-
l'acquisto verificare sul sito www.im-
pressionijazz.com
Un “ponte” dove incontrare gli altri
Libri/1
sono reperibili in libreria i bei racconti di Silvana Matozza sui
temi dell'alterità e della prossimitàElisabetta Colla
Libri / 2
Se la letteratura
è migrante
"Madre piccola" di Cristina Ali Farah è
una preziosissima opera di letteratura
italiana che sperimenta linguaggi diversi
Il romanzo di Cristina Ali Farah, "Ma-
dre piccola", ambientato tra Mogadiscio e
l'Italia, è la storia di tre personaggi (due
donne e un uomo) di straordinaria intensi-
tà e interesse: soggetti plurali, che appar-
tengono sia al continente africano che a
quello europeo, e che raccontandosi in pri-
ma persona ci restituiscono una visione
autentica della realtà in cui ognuno di noi
vive. Anche per questo non sarebbe giusto
limitarsi a considerare "Madre piccola" un esempio di lette-
ratura migrante o della diaspora, perché il libro di Cristina
Ali Farah è questo ma è anche molto altro: una preziosissima
opera di letteratura italiana che sperimenta, all'interno dello
stesso libro, linguaggi diversi, appartenenti sia al mondo dell'
oralità che a uno stile più ricercato e letterario.
"La lingua in cui scrivo non è mai casuale", ha precisato
la stessa autrice nella presentazione che si è tenuta a Roma
presso il Centro Baobab, all'interno di una iniziativa che si
propone "di avvicinare il pubblico alla letteratura e alle cul-
ture del Sud del Mondo, così cariche di
saggezza e mistero".
L'autrice (che, come una delle protago-
niste del romanzo, è di padre somalo e ma-
dre italiana ed ha abitato a Mogadiscio
negli anni della sua infanzia e giovinezza,
corrispondenti a quelli della nascita della
nuova nazione Somala) ha raccontato co-
me è nata l'idea del libro: mentre per lavo-
ro si trovava ad intervistare donne emi-
granti in Italia, dovendone riportare le vo-
ci per iscritto, ha capito che solo una lin-
gua frutto di studio accurato, contamina-
ta di oralità e arricchita di versi somali,
avrebbe potuto aiutarla nel difficile com-
pito di raccontare la ricchezza contenuta
nel linguaggio verbale e non verbale delle
sue interlocutrici, riuscendo a riportare,
grazie anche un atteggiamento di "mode-
stia disarmante" - come le riconosce il personaggio di Barni
nel suo lungo e affascinante monologo - "il tutto così fitta-
mente intrecciato da apparire persino superficiale".
"La lingua che uso va in Somalia e torna in Italia, dive-
nendo simbolo dell'accoglienza", ha detto ancora Cristina
Ali Farah. E noi possiamo aggiungere: simbolo della oppor-
tunità che abbiamo tutti noi di accogliere e di arricchirci del-
la molteplicità di sguardi presenti nelle varie parti del mon-
do e di farci contaminare dalla poesia dell'altro.
(G. P.)