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Numero 4 del 2007

Al centro dell'attenzione


Foto: Al centro dell'attenzione
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Testi pagina 33

noidonne aprile 2007 33
costruiti dei "giganti industriali" con
l'impiego di 10-15 mila addetti. Natu-
ralmente, per un paese con pochi abi-
tanti, quei complessi industriali sono
oggi inutilizzabili. Bisognava, dunque,
cambiare tutto il sistema e progettarne
uno nuovo, basato sulle piccole e medie
imprese. Data la portata del piano di ri-
conversione, la privatizzazione e il rias-
setto dell'industria sono ancora in cor-
so. Qualche segnale di ripresa c'è, anche
se l'economia fatica a decollare e lo
squilibrio commerciale è in qualche mo-
do compensato dall'aiuto internaziona-
le, dall'emigrazione di forza lavoro al-
l'estero e dagli investimenti stranieri di-
retti. Il ritardo nello sviluppo economico
si ripercuote soprattutto sulle donne.
Prima del crollo dell'Urss, quelle resi-
denti nelle aree rurali erano occupate
nelle cooperative agricole statali, men-
tre ora, con la privatizzazione delle ter-
re, sono diventate braccianti alle dipen-
denze della nuova aristocrazia terriera.
Ma non tutte. Alcune sono proprietarie
di piccole fattorie agricole prive però di
sovvenzioni statali o micro-crediti ban-
cari necessari per comprare sementi, at-
trezzi, capi di bestiame, scorte di cibo e
medicinali per gli animali. Questo dato
è preoccupante se si pensa che il 45%
della popolazione femminile occupata
lavora attualmente nell'agricoltura, che
si conferma il primo settore d'impiego
per le donne (in epoca sovietica, questo
primato spettava, invece, all'industria)
seguito da quello dell'istruzione e del-
l'Information technology. Tutte le indu-
strie statali alimentari, tessili e manifat-
turiere sono state chiuse in seguito alle
recenti privatizzazioni, ed è la causa
per cui le donne costituiscono in Arme-
nia il 66% degli operai industriali dis-
occupati. Alcune di loro, che vivono
nelle città, hanno rinunciato a lavorare.
Altre sono "emigrate" nell'agricoltura o
nel settore dei servizi. E nemmeno l'eso-
do maschile (negli ultimi dieci anni la
popolazione femminile è passata dal
51% al 56% del totale), che aveva de-
terminato una notevole riduzione della
manodopera in alcuni settori chiave, è
stato vantaggioso per le donne, che sub-
iscono ancora alti tassi di disoccupa-
zione, connessi al collasso dei servizi
pubblici. Il 71,4% dei disoccupati uffi-
ciali sono donne con istruzione media
superiore. Anche il tasso di povertà è al-
to: circa l'82% delle donne con 4 o più
figli non lavorano; il 67% delle madri
sole sono disoccupate; il 51% delle fa-
miglie numerose e il 63% di quelle mo-
noparentali con la donna capofamiglia
fanno affidamento sul denaro che pro-
viene dai familiari emigrati all'estero, o
su altre forme di assistenza, per sbarca-
re il lunario. Inoltre, le donne armene
percepiscono minimi salariali bassi e il
loro salario medio mensile è il 30% in
meno di quello degli uomini.
"Il piano d'azione nazionale 2004-
2010 sul miglioramento della condizio-
ne delle donne armene e sull'aumento
del loro ruolo nella società" evidenzia,
innanzitutto, la loro partecipazione ri-
dotta nella società, e s'impegna per ac-
crescere il loro contributo civile e politi-
co (le donne rappresentano attualmente
il 5% dei parlamentari). Per migliorare
il loro status economico sociale, il pro-
gramma offre invece opportunità d'inve-
stimento, particolarmente per quelle che
vivono nelle aree rurali, incoraggiando-
le a costituire delle cooperative a livello
di villaggi, raggruppate in federazioni
regionali. Attraverso di esse è più facile,
infatti, ottenere micro-crediti o prestiti
di capitale per lo sviluppo della piccola
imprenditorialità femminile e dell'asso-
ciazionismo tra liberi produttori. E' que-
sto il caso delle donne residenti nei vil-
laggi di Nalbandyan e di Balahovit. Nel
primo hanno avviato fattorie agricole,
nel secondo hanno acquistato in forma
consociata poderi dove coltivano ortag-
gi, alberi da frutta e allevano polli e
maiali. Alcune sono ex medici o inse-
gnanti, che arrivano da Sumgait, città
industriale che si trova in Azerbaijan, e
che si sono rifugiate in Armenia duran-
te il conflitto tra i due paesi (1991-
1994). Dopo un convulso periodo di
privatizzazione selvaggia, le donne
hanno quindi scelto per il loro futuro la
cooperazione basata su autonomia, au-
togestione, iniziativa, e dove interessi
personali e collettivi s'inseriscono in mo-
do equilibrato nel meccanismo dello
sviluppo economico.
la privatizzazione selvaggia ha impoverito il paese e soprattutto
le donne, che hanno scelto la cooperazione basata su autonomia
e autogestione per contribuire allo sviluppo economico con un
equilibrio tra interessi personali e collettivi
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