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Numero 6 del 2008

1948-2008: 60 anni di Sana e robusto Costituzione. Perchè cambiarla?


Foto: 1948-2008: 60 anni di Sana e robusto Costituzione. Perchè cambiarla?
PAGINA 33

Testi pagina 33

noidonne giugno 2008 33
la gente ti sorride e ti dice una parola
gentile. Ci sono stati giorni in cui non se
ne poteva più di richieste continue di
elemosina, ma qui ci sono tanti poveri e
tutti devono pur mangiare. Un esercito
di diseredati che nonostante tutto riesce
a dare un senso compiuto alla propria
vita, in cui quotidianità e spiritualità si
fondono in un legame indissolubile. E le
orrende mutilazioni fisiche, esposte a
tutti, superano ogni immaginazione.
Poi i templi a testimoniare la loro
presenza secolare, nonché fondamenta-
le, nella cultura indiana in contrasto
con la caotica realtà delle grandi me-
tropoli, e ancora i colori accesi delle ve-
sti e dei pigmenti, e i villaggi rurali che
sfamano la popolazione grazie alla fati-
ca di tante donne.
I bambini, meriterebbero interi al-
bum di immagini. Occhi che accendono
qualsiasi cosa, spesso infanzia negata
che però non ha tolto loro il sorriso e la
voglia di giocare.
Quanti aquiloni nei cieli indiani, so-
no di fattura rudimentale, modesti nelle
dimensioni ma volano alti. E' ancora
uno dei giochi preferiti e te ne accorgi
vedendoli bloccati sugli alti alberi e
oramai irrecuperabili.
E' stato bello vederli volare sul gran-
de fiume Gange, la vita e le urla dei
bambini a pochi metri dalle pire che
bruciano i morti: vita e morte inscindi-
bili nella cultura indiana. E' questo un
paese che ti apre a riflessioni inedite.
L'ultimo ricordo prima di addormen-
tarmi. Siamo seduti sull'erba di un par-
co, arrivano sei donne senz'altro musul-
mane, con viso e capo coperti da un fit-
to velo nero com'è anche l'abito che in-
dossano; con loro una piccola bambina
di circa tre anni. Si siedono vicine a noi,
la piccola strilla, fa capricci e la mam-
ma non riesce a calmarla. Io mi giro,
prendo dallo zaino delle caramelle e le
porgo alla bambina. Il mio gesto produ-
ce in queste donne curiosità e soprattut-
to voglia di comunicare. Si tolgono im-
mediatamente il velo con un gesto dis-
involto e liberatorio che mi lascia stupi-
ta. Bellissimi visi giovani mi sorridono,
le loro mani cercano le mie e le stringo-
no. Si instaura un clima di complicità
che solo le donne sanno esprimere. Mi
sembra di ritrovare delle amiche, così
mi sistemo seduta fra di loro e provo a
parlare dei miei nipotini. Riusciamo -
nonostante le difficoltà linguistiche ed
in un inglese sgangherato - a parlarci e
ridiamo divertite. Ci accorgiamo che il
sole sta tramontando, il tempo è volato.
Che bel pomeriggio !
E' il momento dei saluti, mi abbrac-
ciano e si allontanano coprendosi il vi-
so con il velo nero.
nella megalopoli si
intrecciano il traffico
caotico, la povertà estrema
e la solidarietà dei volontari
di Madre Teresa.
E' un mondo di contrasti in
cui le donne ripetono
miracoli tutti i giorni
Le violenze di ogni tipo sulle donne si moltiplicano. Assumono le forme più disparate, si contorcono tra insulti
verbali quando va bene, per poi tradursi in vere e proprie aggressioni fisiche quando l'altro si sente impotente a
reggere lo sguardo che interroga, penetrante e pietoso.
Epperò a ben pensarci è violento chi non trova altra strada che quella della distruttività cieca, dell'odio contro chi
reputa più debole, desiderando al contempo con questa forma impropria più attenzione, più amore, più consi-
derazione. Forse anche solo la certezza di esistere per qualcuno. Se noi donne cominciassimo a guardare a que-
ste povere persone con lo sguardo della compassione, credo che al di là della legittima difesa e della paura tutta
giustificata, smonteremmo ogni attacco gratuito. Dietro a quella violenza sta un'incapacità totale di vivere, di comunicare, e occorre molto mater-
nage da parte nostra per non rispondere semplicemente contrattaccando, ma prendendo le distanze e capendo che la fragilità di quegli uomini, in
realtà sempre più diffusa, è simile al pianto straziato di un neonato che si sente indifeso. Certo ce ne vuole di maturità per arrivare a questo pas-
saggio ma temo sia l'unica strada percorribile per non vivere costantemente in un clima di paura paralizzante. A tal proposito una recente indagi-
ne promossa dall'Università di Bologna mette a buon diritto in guardia dall'affrontare il tema della paura con argomentazioni da bar: il governo del-
l'insicurezza personale che inficia le nostre giornate e soprattutto i nostri spostamenti richiede rigore se non vogliamo imbarbarirci e cadere in prop-
aganda politica. Se i kit antistupro danno carne ai titoli dei giornali è opportuno invece affrontare le questioni del rischio personale, cominciare a
capire perché l'autolesionismo di molte donne si sposa guarda caso proprio con la violenza maschile, perché si sia poi indotte a nascondere tutto
questo in nome di chissà quale protettorato.
E allora vi consiglio di saccheggiare a piene mani i consigli regalati a piene mani dal sito www.governarela paura.it. Saperne di più è già un modo
per difenderci meglio.
La cieca violenza della fragilità
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