Numero 11 del 2009
Sex love & ...
Testi pagina 33
noidonne novembre 2009 33
hat che si proclama laica, ha scelto di
indossare il velo da piccola e non lo ha
più lasciato. "Credevo che le elezioni
avrebbero risolto una situazione di crisi,
invece l'evento è stato un danno. Il cal-
do e l'inquinamento dei giorni preceden-
ti hanno guastato l'atmosfera elettriz-
zante verso la democrazia. Ma questa
ne uscirà rafforzata. La democrazia da
noi è un sistema politico che garantisce
la libertà e lo sviluppo, che permette
processi decisionali, elezioni libere, di-
ritto di votare, di far campagna eletto-
rale e di attuare un cambiamento di go-
verno se il voto lo sancisce. Ma dopo
queste elezioni le cose sono cambiate. Il
regime incarcera gli oppositori e piutto-
sto che una oligarchia si è rivelato una
tirannia. C'è una forte classe militare
che domina. Dopo le elezioni e l'annun-
cio molto rapido di una vittoria, si è ca-
pito che la democrazia non consiste nel
votare, ma nel conteggio corretto dei vo-
ti. Sulla democrazia le visuali sono di-
verse. Il governo l'ha utilizzata come
strumento per assicurare il proprio pote-
re. E per dissimulare uno dei più grossi
brogli della storia è stata utilizzata la
milizia. Riformisti, giornalisti, studenti,
fotografi sono stati catturati, gettati in
prigione e torturati per estorcere false
confessioni. Web, TV, telefonini sono
stati disabilitati e tanti atti gravi si so-
no compiuti contro i gruppi a favore di
Khomeini. Nella popolazione la conce-
zione della democrazia è un'altra. Gio-
vani, donne, borghesia, intellettuali che
aspirano alla giustizia e alla libertà non
solo contestano i risultati, ma anche il
leader. L'opposizione arriva da ogni
parte, anche dai tetti, come si è visto
grazie alla globalizzazione che l'ha mes-
sa in luce. Chi vive invece in zone rura-
li o in stato di povertà crede a ciò che
vede sulla TV nazionale. C'è poi la pro-
spettiva costituzionale. La nostra Carta
dei Diritti sancisce libertà di religione,
di stampa, di associazione uniforman-
dosi alla dichiarazione dei diritti uma-
ni. Il leader è la massima autorità del
paese, ha poteri amplissimi. C'è un con-
siglio di vigilanza e il referendum è con-
templato. È un intreccio di democrazia e
teocrazia, e questa volta la parte demo-
cratica è stata sacrificata. Ma società
civile iraniana, accusata dal governo di
essere influenzata dagli stranieri, è un
potente elemento di riforma. Il candida-
to sconfitto, Mehidi Karroubi voleva ap-
punto un cambiamento attraverso una
nuova elezione". Cosa si propone l'Onda
verde che lo sostiene? "Il riconoscimento
dei diritti e la liberazione dei prigionie-
ri, la fine della torture, l'affermazione
dei diritti umani e un'applicazione cor-
retta delle leggi. Il diritto di manifestare
che ora è negato. Si sperava nella scon-
fitta del regime dispotico".
Piovono le domande. Come può un
regime teocratico impostare la democra-
zia? I capi religiosi potranno fare un
passo indietro? "Si può arrivare ad una
interpretazione e ad una applicazione
meno rigida da parte di alcuni ayatol-
lah. Montazeri è assai critico contro
l'attuale dirigenza. Khatami è religioso,
ma esercita applicazioni più moderate e
meno rigide delle leggi". Cosa può fare
l'Occidente? "Dovrebbe rispettare la no-
stra indipendenza. L'occidente giudica
con standard diversi. Noi siamo più pu-
niti e minacciati di altri paesi arabi".
Ma il programma nucleare e l'atteggia-
mento ostile verso Israele creano delle
avversioni legittime da parte della co-
munità internazionale. "Difendere i di-
ritti dei palestinesi non vuol dire che
siamo contro Israele e che ne vogliamo
l'abolizione. La politica antisionista di
Ahmadinejad e la discussione sull'Olo-
causto è una scusa del leader per atti-
rare l'attenzione su di sé. Il governo ira-
niano ha obiettivi pacifici e ha diritto
ad un nucleare civile. Finora non sono
state rilevate grandi infrazioni. Quanto
ai diritti degli ebrei, sono rispettati.
Hanno anche un deputato in parlamen-
to. Gli iraniani credono che musulmani,
cristiani ed ebrei possono vivere bene in-
sieme".
Qualche affermazione meritava una
replica. Ma "la cortesia dell'ospitalità,
come ha detto la conduttrice Farian Sa-
bahi, va osservata". Così un applauso
ha chiuso l'incontro.
Shirin Neshat e Jamileh Kadivar ospiti a Torino Spiritualità.
Hanno parlato della diaspora, del governo e della speranza
per il loro Paese
"La bufera" di Bin Cavani Turi
"La bufera" (ed.Lepisma, Roma 2009) della scrit-
trice Bin Cavani Turi narra le vicende di una
famiglia bolognese durante la Seconda Guerra
Mondiale e la Resistenza. Una madre, perduto il
marito in Russia, è costretta alla fuga e allo sfol-
lamento per salvare dai bombardamenti i suoi
cinque figli. Il libro si staglia per la capacità di
narrare, di descrivere fatti con linearità. A tratti
sembra un diario nel quale la violenza e la bru-
talità della guerra non si mostrano attraverso la
lente di un'ideologia, ma mediante la descrizio-
ne delle insensatezze, della disperazione, della violenza dei fatti bellici. Si
condanna la guerra in tutte le sue forme, indipendentemente da chi la pro-
voca. Nazifascismo e Resistenza si muovono su piani paralleli e sono molti
gli esempi nei quali i protagonisti subiscono violenza dai Fascisti, dagli
Alleati, dai Partigiani. I personaggi, come un naviglio senza vele, sono nella
guerra come in una bufera. La violenza tuttavia è appannaggio del maschio
e il testo si gioca sulla differenza tra una donna che contrasta la guerra attra-
verso una personale lotta per la sopravvivenza, e il marito, poi scomparso in
Russia, che con le sue lettere mostra invece l'adesione cieca agli ideali del
Fascismo e di una donna sottomessa. Caterina, la figlia della protagonista,
prende coscienza degli orrori del conflitto attraverso le attenzioni sessuali
che crescono nelle pagine fino allo stupro perpetrato da alcuni soldati tede-
schi. Lo stupro è la guerra stessa portata al suo grado zero, alla brutalità più
estrema e animalesca. Luca Benassi