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Numero 10 del 2009

RU 486: la pillola ideologica


Foto: RU 486: la pillola ideologica
PAGINA 33

Testi pagina 33

noidonne ottobre 2009 33
vono i preparativi per la Biennale. "Que-
sti 50 villaggi sono stati scelti perché so-
no significativi dal punto di vista archi-
tettonico - racconta Suad - e perché pos-
siedono degli edifici storici che si sono
conservati in modo magnifico. In colla-
borazione con le comunità e le istituzio-
ni locali, l'idea è fare di questi luoghi i
protagonisti artistici della protezione e
promozione del patrimonio culturale in
Palestina, organizzandovi, eventi e pro-
getti, visite sul territorio per mettere in
connessione artisti - e non solo - inter-
nazionali e palestinesi". Non un evento
unico quindi e nemmeno un luogo uni-
co. La scelta di una pluralità di luoghi
nasce anche dall'esigenza di mostrare la
frammentazione del territorio palestine-
se, la frattura e la parcellizzazione del-
l'unità del territorio che la politica
Israeliana mette quotidianamente in at-
to attraverso l'occupazione e la viola-
zione di ogni diritto internazionale. La
terza Biennale di Riwaq, quest'anno
ospite - insieme ad altri artisti palesti-
nesi - alla 53sima edizione della Bien-
nale di Venezia (in un intero padiglione
dedicato - per la prima volta nella sto-
ria - all'arte palestinese), costituisce an-
che un'opportunità per riconnettere alla
scena artistica internazionale una Pale-
stina isolata e ingabbiata. Così l'arte, la
sua conservazione e la sua promozione,
diventano mezzi di difesa dell'identità
contro chi ogni giorno vuole alterarla o
cancellarla. Ma l'architettura non è an-
che stratificazione culturale? "Se mi
chiedete - dice Suad - come architetta,
quale e come sia l'architettura palesti-
nese vi risponderei che non abbiamo
un'architettura palestinese, ma una ar-
chitettura romana, una italiana, una
ottomana, e ancora altro". E allora la
protezione del patrimonio artistico di-
venta protezione di una identità, ma
anche di diverse identità. Al di là di
ogni appiattimento stereotipato e sotto
una prospettiva inedita.
Per maggiori info: www.riwaq.org
“abbiamo sempre tentato di convincere il mondo che noi
palestinesi siamo persone normali e come tutti vogliamo
semplicemente vivere e godere della vita”
Piccoli ambasciatori di pace
a Sesto San Giovanni
L'impegno del Comune di Sesto San Giovanni a favore
della gioventù sahrawi è di lunga durata. Fino a due anni
fa la colonia estiva di Bibbona ospitava le delegazioni
dei ragazzi; l'associazione cittadina Dadonnaadonna si è
recata nella struttura toscana per diffondere in città le
notizie riguardanti il progetto "Piccoli ambasciatori di
Pace" sia con una mostra fotografica sia organizzando -
assieme al CESPI- un incontro aperto al pubblico in
Biblioteca. La finalità di informare la cittadinanza ci è
apparsa altrettanto urgente dell'accoglienza umanitaria,
perché il punto di vista culturale che la lotta di questo
piccolo popolo veicola, cioè il diritto dei popoli all'auto-
determinazione, è uno dei valori fondamentali della
democrazia, a cui dobbiamo continuamente educare ed
educarci. La causa dei Sahrawi è stata definita dall'Onu e dal Tribunale internazionale per la
liberazione dei popoli come l'ultima guerra di liberazione dal colonialismo e come tale è
sostenuta nelle sedi internazionali, con il rinnovo della MINURSO (Missione delle nazioni
unite per il Sahara Occidentale), ma i potenti interessi economici marocchini e non solo che
le si oppongono fanno sì che al Consiglio di sicurezza si ponga il veto sulla decisione defi-
nitiva.
Il primo testo sull'argomento, pubblicato in Italia a cura dei sindacati confederali e del CESPI,
risale al lontanissimo 1976, e riportava la sentenza del Tribunale per la liberazione dei popo-
li. Da più di trent'anni quindi i Sahrawi aspettano di riavere, con una soluzione pacifica, la
loro terra. Notizie aggiornate sulla situazione dei Sahrawi nei campi e nei territori occupati
dal Marocco sono reperibili in Internet all'indirizzo dell'ANSPS (Associazione nazionale soli-
darietà con il popolo Sahrawi)
Tornando all' accoglienza estiva dei ragazzi ora la formula è cambiata ed i "Piccoli ambascia-
tori di pace" sono ospitati direttamente in città, presso la scuola media Don Milani, da un
Comitato d'Accoglienza formato dalle istituzioni (Assessorato alla Cooperazione
Internazionale e Istituto Comprensivo Don Milani, corso di laurea in Mediazione linguistica
e culturale dell'Università Statale di Milano) e da un pool di Associazioni, tra cui la Caritas
Salesiani che può assicurare loro -tramite l'ambulatorio per stranieri - cure e visite mediche.
Ci auguriamo che nei prossimi anni il coinvolgimento del volontariato e della cooperazione
sestese, per permettere a questi ragazzi una pausa dalla dura vita dei campi profughi nel
deserto algerino, divenga sempre più forte.
Il soggiorno a Sesto fa parte di un progetto più lungo di permanenza in Italia organizzato,
nella regione Marche, dall'Associazione Rio De Oro. Le maglie della rete ultimamente si stan-
no stringendo anche in Lombardia, con la delibera comunale che istituisce a Sesto il
Coordinamento regionale delle associazioni di solidarietà con il popolo Sahrawi: ne fanno già
parte Mantova, Pavia e Nembro (Bergamo), che accolgono i piccoli ambasciatori appoggian-
dosi alla rete emiliana di solidarietà, molto forte ed attiva.
L'anno scorso la regione Lombardia, recependo le voci delle Associazioni, si è impegnata a
sostenere le iniziative di solidarietà con questo popolo e a finanziare i progetti che ne par-
lino nelle scuole lombarde. Vedremo se alle dichiarazioni seguiranno i fatti.
Intanto a Sesto San Giovanni è già partito un progetto di sensibilizzazione in alcune classi
dell'istituto superiore Erasmo da Rotterdam e per il prossimo anno accademico si terranno
incontri in tal senso presso l'Università degli Studi di Milano nel corso di laurea magistrale
in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale all'interno del
corso di Lingua Araba della prof. Jolanda Guardi anche in vista della possibilità, in accordo
con l'Assessorato alla Cooperazione Internazionale del Comune di Sesto San Giovanni di
erogare alcune borse di studio per i giovani sahrawi. Intendiamo così continuare a dar voce
e possibilità di futuro a questo popolo, partendo dai suoi bambini. Patrizia Minelli
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