Numero 3 del 2009
Una festa nella crisi: lotta marzo
Testi pagina 33
33noidonne marzo 2009
donne avranno la capacità di lavorare insieme. Insieme e
diverse, per un futuro diverso.
Qualche formazione politica italiana potrebbe adottare il
50E50 nelle liste per le europee?
I metodi della selezione della classe dirigente sono purtrop-
po ancora inquinati da molta cooptazione. Non mi faccio
molte illusioni. Chiuderei con un auspicio meno ambizioso,
ma da non buttar via. Con l'aria che tira, già mi sembra
tanto! Vorrei assistere ad una Campagna per le europee
dove nessun Partito si senta autorizzato a titolarsi come
paladino delle donne, vorrei non dover risentire la cantilena
sull'eterno soggetto debole da tutelare, accanto a giovani,
disoccupati, e perché no? meridionali! Vorrei una Campagna
per le europee dove non si utilizza strumentalmente e ipocri-
tamente proprio una Sentenza europea, nel tentativo di
accreditarsi più vicini e sensibili ai "bisogni delle donne".
Già da alcune avvisaglie sulla equiparazione dell'età pensio-
nabile, sembrerebbe che si stiano affilando le armi in tal
senso. In mancanza di un progetto serio di futuro, si arranca
sempre alla ricerca del consenso facile facile. Che dire, nulla
di nuovo sotto il sole italiano. In fondo, su tutte una è la
cosa più certa in campo elettorale: per tutti, per i maggiori-
tari, per chi teme di non raggiungere il probabile quorum,
per tutti, nessuno escluso, le donne sono soprattutto una
cosa: il 50% più uno dell'elettorato. Ovviamente parlo di
quello attivo. Quello che i voti li porta, ma non li prende.
Insomma, nessuna speranza nell'immediato?
Non è questione di speranza. Se vuoi, di lungimiranza.
Sapevamo che la Democrazia Paritaria avrebbe trovato osta-
coli ovunque e ancora per molto tempo. Ma la nostra strada
è segnata e senza compromessi al ribasso. L'UDI ha 65 anni,
le sue donne non avrebbero neanche cominciato molte delle
loro battaglie, se avessero avuto pretesa e illusione (cose dif-
ferenti dalla speranza, perché a differenza della speranza
producono nevrosi e delusione) di vederne i frutti con i loro
personali occhi. Non demordiamo e allo stesso tempo non
resteremo deluse, perché siamo lungimiranti e indichiamo
una meta. Intervista rilasciata il 25 gennaio 2009
Laura Piretti, 60 anni. All'Udi dal 1978.
Tra le promotrici del Comitato "Quando
decidiamo noi".
A poco più di un anno dal lancio del
Comitato "Quando decidiamo noi" qual
è il bilancio?
Positivo, anche se non privo di proble-
mi. Dopo la presentazione del Comitato
(31 maggio 2008 a Roma), sono seguiti
alcuni importanti incontri nazionali (A
Milano in luglio, a Roma in ottobre),
volti ad individuare strumenti sia giuri-
dici che di azione culturale e politica,
per ottenere il pieno rispetto dei princi-
pi che il Comitato definisce irrinunciabi-
li; ad esempio l'autodeterminazione del-
la donna, il suo diritto di scelta nell'assi-
stenza alla gravidanza, parto e puerpe-
rio, il valore sociale della maternità, la
priorità della madre dal concepimento
alla nascita. In questa fase un problema
è l'enormità del compito che abbiamo
davanti. Per esempio il solo monitorag-
gio di una corretta applicazione della
legge 194 sul territorio nazionale, com-
porta un lavoro preliminare enorme,
dopo il quale rimangono da intrapren-
dere le azioni necessarie.
Oltre che individuare alcune priorità su
cui intervenire subito con diffide, azioni
politiche, richiesta di incontri con le isti-
tuzioni ecc., il modo migliore per af-
frontare davvero tutti i temi posti dal
Comitato, che
noi pensiamo
ugualmente
importanti,
sia allargare
la capacità di azione del Comitato stes-
so, attraverso un coinvolgimento mag-
giore di donne certamente, ma anche di
istituzioni e di operatori. Infine compito
del Comitato, più che intervenire diret-
tamente su tutto, è individuare i proble-
mi e costringere chi ha responsabilità
ad assumersele.
Un anno fa di questi tempi assistevamo
ad un sistematico attacco alla legge
194 e di conseguenza al principio di
autodeterminazione delle donne. Per-
ché a tuo avviso questa legge continua
ad essere al centro delle polemiche?
Perché è terreno di scontro politico,
ideologico. Perché è una legge laica e
sulla sessualità, maternità, autodetermi-
nazione della donna prevale nella no-
stra società un potere forte di tipo cleri-
cale. Dunque questa legge, in una so-
cietà arretrata che sta andando ancora
più indietro, è un'eccezione e come tale
ha una vita molto difficile.
Quali sono le prossime iniziative del
Comitato?
Attraverso un gruppo di lavoro il Comi-
tato sta preparando per la fine di Set-
tembre, un evento/Laboratorio da te-
nersi a Bologna, su alcuni temi attinenti
alla libertà femminile e declinati secon-
do alcuni filoni tematici ( per esempio,
il corpo, il generare, la comunicazione
ed alcuni altri ) che sono stati individua-
ti come prioritari e significativi. Fra gli
obiettivi del Laboratorio, oltre quello
fondamentale di aprire discussione e
confronto, vi è certamente quello di
promuovere una riflessione accurata,
per approdare ad una sintesi autorevole
sulla condizione femminile del nostro
paese. Tale sintesi potrebbe costituire
oggetto di azioni future ed essere base
di confronto e trattativa sia nazionale
che europea.
È tempo di dire
“Quando decidiamo noi”
Intervista con una delle promotrici del Comitato
Cos'è il Comitato
“Quando decidiamo noi”?
Sulla scia del convegno nazionale
"Generare oggi tra precarietà e futu-
ro", promosso dall'Udi nel 2005,
il 31 maggio dello scorso anno nasce
in seno all'associazione, ma con la
partecipazione di donne di diversa
provenienza, il Comitato "Quando de-
cidiamo noi".
A partire dalla questione della preca-
rietà femminile e della complessità dei
temi che ruotano attorno alla mater-
nità, il Comitato intende promuovere
riflessioni ed azioni che incidano sul-
l'assetto sociale e la democrazia di
questo Paese.
pagine autogestite dall’UDI a cura di Ingrid Colanicchia