Numero 1 del 2015
Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia
Testi pagina 33
31Gennaio 2015
AS
IA
chiave, quelli il cui comportamento a rischio poteva com-
promettere la salute di tutta la popolazione, tra tutti le pro-
stitute e le waria, le prostitute transessuali. Tutti questi Pae-
si, che convergono in Vietnam, portano storie di successi,
per quanto riguarda il ruolo delle donne nella pandemia
dell’HIV/AIDS e dà da pensare come il dialogo, sebbene
spesso ostacolato da forze politiche o religiose, sia alla
fonte di una risposta così puntuale ed efficace a una pan-
demia che in altre zone del mondo e parità
di ricchezza (negando, di fatto, il nesso tra
HIV e povertà) non cessa di mietere vittime.
Al 12mo Summit dei ministri della sanità
dei Paesi ASEAN si riconosce, forse per
la prima volta, che le donne rientrano sì
nella categoria a rischio ma principal-
mente per via delle loro scelte sessua-
li. Questo è un punto molto importante
perché spesso delle vittime si ha com-
passione, le si relega al ruolo di “vittime
dei fatti”, mentre con questa posizione i
governi asiatici riconoscono nella donna
un membro attivo della società, anche
dal punto di vista sessuale, che va tutela-
to comunque e non solo in concomitanza
di violenza domestica o in quanto vittima
di traffico. Riconoscendo alla donna la sua
dimensione sessuale la si porta su un piano
di parità, in cui non deve essere protetta da se stessa o da
non meglio specificati “uomini” ma del cui corpo lei stessa
deve prendere atto e prendersi cura. b
transazionali con più uomini contemporaneamente. Uno
dei segreti meglio serbati della medicina moderna è il
preservativo femminile (http://www.path.org/blog/2014/09/
seven-secrets-female-condom/). È un fatto. I motivi di tanto
mistero sono facilmente individuabili, il più ovvio: in moltis-
sime culture il corpo della donna è un tabù che nemmeno
lei conosce, e pensare che non solo sia lei a decidere se
e quando procreare ma che abbia anche la conoscenza
anatomica necessaria a inserire un preservativo nella cer-
vice uterina è impensabile. Benché la trasmissione per via
sessuale (con rapporti vaginali) sia molto rara se tali rap-
porti avvengono quando la persona infetta ha una bassa
carica virale (aggirandosi su 1/300 i.e. 1 possibilità su 300
di contrarre il virus), l’assenza di uno screening continua-
tivo, soprattutto tra i giovani, è una bomba a orologeria.
Però in paesi come la Thailandia, l’Indo-
nesia, la Cambogia, dove i turisti vanno e
trovano tutto e tutto a un prezzo risibile,
il corpo delle donne diventa arma e cam-
po di battaglia: il mercato del sesso è vasto
e diverso, tutto si può provare e tutto si può
avere, e spesso a pagarne le coseguen-
ze sono donne-ragazze-bambine che non
hanno la consapevolezza e le risorse per
proteggersi. I governi tailandese e malese
hanno affinato, nel corso degli anni, una
strategia infallibile: le case chiuse (nei loro
casi karaoke e centri massaggi) con anche
un solo caso di sieropositività tra le ragazze
sono costrette a chiudere. In questo modo i
gestori sono i primi a mettere preservativi in
ogni stanza e ad allontanare le ragazze che
non li usano. Con questa politica, semplice
ma infallibile, il tasso di HIV in Thailandia
è stato abbattuto nel corso degli anni Novanta. L’Indone-
sia, prima dell’insorgere di gruppi di Polizia Morale, aveva
una politica molto illuminata sul coinvolgimento dei gruppi
Stati a
maggioranza
iSlamica
(indoneSia)
e a maggioranza
cattolica
(Filippine)
aFFrontano temi
delicati come
il preServativo
Femminile,
la proStituzione
e i rapporti
SeSSuali
tra uomini
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