Numero 4 del 2007
Al centro dell'attenzione
Testi pagina 32
aprile 2007 noidonne32
Autonome ma cooperanti
Donne in Armenia
Cristina Carpinelli
L'Armenia è un piccolo stato montuo-so del Caucaso del sud, che conta 3,5
milioni di abitanti, un numero di gran
lunga inferiore rispetto a quello degli ar-
meni sparsi in tutto il mondo (circa 15
milioni, con le comunità più numerose
in Russia, Francia e Usa). Sotto il siste-
ma sovietico di pianificazione, questo
paese aveva sviluppato un settore indu-
striale moderno, che produceva macchi-
ne utensili, tessuti e altri beni manifat-
turieri da destinare alle repubbliche "so-
relle", in cambio di energia e materie pri-
me. Dopo lo smembramento dell'Unio-
ne, il crollo della domanda esterna e la
lentezza con la quale si era proceduto
alla privatizzazione del settore indu-
striale avevano fatto sì che l'economia
armena s'incentrasse soprattutto sulla
piccola produzione agricola. Ma per so-
pravvivere il paese aveva bisogno di
tecnologie avanzate e di forti investi-
menti, dopo che sotto la pressione del
FMI i suoi mercati erano stati liberaliz-
zati.
Nel 1994 il governo armeno adotta-
va un piano di riforme, che prevedeva-
no la privatizzazione immediata delle
terre coltivabili. Tuttavia, queste non
produssero risultati immediati. Anzi,
nella seconda metà degli anni novanta
vi era stato un sensibile declino della
produzione generale, portando il 50,9%
della popolazione sotto la soglia nazio-
nale di povertà (con 1 dollaro pro capi-
te al giorno) e il 34% di essa fuori dal
mercato del lavoro. Ancora oggi, nella
regione dello Shirak, il 73,6% della po-
polazione vive sotto la linea di povertà,
mentre nella città di Gyumri quasi
12.000 persone abitano in baraccopoli
fatiscenti o in container, in condizioni
di assoluta miseria.
Certamente l'Armenia scontava una
pesante eredità storica: secoli di guerre
e invasioni erano culminati nel genoci-
dio armeno del 1915 ad opera dell'eser-
cito turco e delle bande armate locali.
La diaspora armena aveva portato all'e-
stero una popolazione molto superiore a
quella rimasta nella piccola Repubblica
sovietica d'Armenia sorta nel 1922 e di-
venuta poi indipendente nel 1991. La
questione del Nagorno-Karabakh (en-
clave armena a maggioranza cristiana
in territorio azero), che aveva causato
un conflitto con il vicino Azerbaijan,
non trovava soluzione, così come risul-
tava impossibile risollevare le sorti del
nord-ovest dell'Armenia devastato nel
1988 da un rovinoso sisma, in cui era-
no morte oltre 30.000 persone e mi-
gliaia erano rimaste senza tetto. Inoltre,
dopo l'indipendenza, il paese era rima-
sto per ben sei anni escluso da ogni ri-
fornimento. I legami con la Russia si
erano chiusi, specialmente per quanto
riguardava il settore energetico, aggra-
vando ulteriormente il declino dell'eco-
nomia interna fortemente dipendente da
quello Stato e provocando, di conse-
guenza, vasti movimenti di profughi e
sfollati, di cui la gran parte erano uo-
mini. Questo fenomeno era alla base
dell'aumento delle famiglie monoparen-
tali con la donna capofamiglia (27%
del totale delle famiglie), lasciate sole
nella cura e nel mantenimento dei figli e
degli anziani. Erano cresciute anche le
famiglie povere che abbandonavano i
propri figli negli orfanotrofi. Oggi, in Ar-
menia, ben 11mila bambini (circa l'8%
di quelli in età scolare) sono ospiti d'i-
stituti pubblici. A complicare le cose vi
era, infine, la comparsa di famiglie
"parallele" (gli operai maschi emigrati
avevano costituito un'altra famiglia nel
loro nuovo paese). Per tutti gli anni no-
vanta, i finanziamenti provenienti dalle
comunità armene all'estero costituirono
la principale fonte di sostentamento del-
l'economia e la popolazione poté so-
pravvivere grazie all'aiuto della diaspo-
ra. Nel 2003 il governo, sempre solleci-
tato dal FMI, assumeva un programma
di stabilizzazione dell'economia (ridu-
zione dell'inflazione, normalizzazione
del corso della moneta) e di privatizza-
zione del settore industriale. Sulla base
delle necessità dell'ex-Urss erano stati