Numero 1 del 2007
Che sia un anno di PACS
Testi pagina 32
gennaio 2007 noidonne32
Si chiama Consolata Blanco, 50 anni,originaria della Sicilia, artigiana,
produce scarpe fatte a mano. Due figli
cresciuti nella comunità di Copenha-
gen, dove da trent'anni vive e lavora.
L'abbiamo incontrata lo scorso set-
tembre, in Italia, con una delegazione di
christianiti, in un campo organizzato
da diverse associazioni emiliane. Un'oc-
casione di incontro per parlare di musi-
ca e teatro, ma anche di democrazia di-
retta, autogoverno e autogestione.
Cosa ha abbandonato dell'Italia, che
l'ha portata a scegliere Christiania e
le sue forme di convivenza?
A Milano, dove vivevo con i miei ge-
nitori, alla metà degli anni '70, era mol-
to difficile mettere in pratica i sogni di
comunità e autogestione. Cosa che in-
vece, ho potuto realizzare a Christiania.
Per di più mi sono staccata dalla fami-
glia, scelta fondamentale per la mia
crescita personale.
Credo che il mio percorso sia iniziato
dall'esigenza di sentirmi più partecipe
alla vita politica, alle decisioni che in
qualche modo influenzano la vita di
tutti i giorni. Non mi piace di l'idea di
firmare una delega in bianco e lasciare
la responsabilità di tutto a chi troppo
spesso è lontanissimo dalle esigenze del-
la gente comune.
A Christiania ha avuto due figli, co-
me accoglie la comunità i bambini e
quali sono le forme di sostegno alla
madre?
A Christiania i bambini vivono con i
loro genitori in modo piuttosto tradizio-
nale. Ciò nonostante qui si stabilisce
spontaneamente una rete sociale fra tut-
ti i genitori, che assicura ai bimbi di
avere relazioni strette con tante persone.
Si incontrano e si seguono al nido, nei
due asili e al doposcuola e poi al club,
per i più grandi. Queste strutture sono
gestite e finanziate interamente dalla
nostra comunità. Non essendoci a Chri-
stiania traffico di automobili private, i
bambini posso muoversi liberamente in
una grande area, hanno rapporti con
tanti adulti che li conoscono e li proteg-
gono. Si sentono si-
curi e questo permet-
te loro di confrontar-
si con la realtà di
tutti i giorni in modo
diretto. Tutto ciò li
rende più maturi e
indipendenti. I geni-
tori hanno anche un
rapporto stretto con
il personale delle
istituzioni. Molte
madri si incontrano
quando i bambini
hanno pochi mesi e
imparano a massag-
giare i neonati nella
nostra "casa della
salute".
In Italia si discute molto sulla parteci-
pazione femminile alla vita politica,
come è la situazione a Christiania?
Non penso che abbia caratteristiche
particolari, però sta di fatto che a Chri-
stiania la presenza maschile è in mag-
gioranza. Anche se la forma di parteci-
pazione universale, permette a tutti di
avere un ruolo attivo nelle decisioni che
riguardano la comunità, in realtà spes-
so sono gli individui di genere maschile,
più carismatici di altri, ad imporre la
loro volontà. Il tutto però non mi scan-
dalizza più di tanto, la divisione dei
compiti, in base alle attitudini e alle
preferenze di ognuno, è un fatto natura-
le. Ciò che invece secondo me può far ri-
flettere anche l'opinione pubblica italia-
na, è che le donne a Christiania emer-
gono in tutti quei gruppi di gestione, do-
ve sono le doti di organizzazione e me-
diazione a fare la vera differenza.
Lei oggi ha 50 anni, due figli cresciu-
ti, e lavora come artigiana producen-
do a mano scarpe che le sono richie-
ste da tutte le parti della Danimarca,
come definirebbe la sua scelta di vita:
politica, esistenziale o altro?
Direi che la mia sia stata una scelta
politica. Ho voluto impegnarmi in prima
persona, non delegando mai a nessuno
la responsabilità della mia felicità. Una
scelta di accoglienza e apertura, ma an-
che di rifiuto verso tutte quelle situazio-
ni che il sistema finisce per imporre al-
l'individuo, impedendogli di agire secon-
do la propria coscienza. Mi sembra che
Maurizio Ledovini
Una scelta di vita
Intervista a Donna Tata