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Numero 2 del 2007

Famiglia allargata e in evoluzione


Foto: Famiglia allargata e in evoluzione
PAGINA 32

Testi pagina 32

febbraio 2007 noidonne32
Non so voi, care amiche, ma leggen-do la bella intervista a Luisa Mor-
gantini del dicembre scorso che afferma
che "basterebbe ascoltare le voci delle
donne e gruppi interni a Israele che ri-
conoscono il diritto di vivere insieme,
ciascuno nel proprio stato" e pensando
alle parole di una direttora del nostro
giornale - Miriam Mafai - del dovere
della sinistra italiana di avviare una fa-
se seria di riflessione sull'ebraismo na-
zionale e non oltre alle recenti vicende
internazionali sento forte in me il desi-
derio di "cominciare ad affrontare que-
sto tema".
Personalmente non dispongo di rela-
zioni politiche forti ma quando ho sen-
tito accennare il nome: Marina Morpur-
go - che di sé propone questa biografia
"nella vita di tutti i giorni fa la giornali-
sta a Milano (attualmente è caporedat-
tore del settimanale Diario) e scrive co-
se che si spera siano vere. Nei giorni di
festa invece scrive storie inventate (vi ri-
cordate Sofonisba?), sperando di far ri-
dere. Ha due figli che la incoraggiano
blandamente, purché la scrittura non
vada a scapito della preparazione dei
pasti a cui fa eco, di sinistra, ebrea - mi
sono detta: "ecco possiamo cominciare
con lei". E Lei, ovviamente, non si è sot-
tratta a questo nostro incontro.
Che definizione possiamo dare, o
meglio che definizione vuole che dia-
mo di e quale assegna lei ad Israele?
Visto che non ho un pensiero di ca-
rattere religioso la mia visione di Israele
è puramente politica: l'ho sempre consi-
derato come quello che sulla carta
avrebbe dovuto essere l'assicurazione
sulla vita degli ebrei. Il pensiero del fo-
colare nazionale è nato nel momento in
cui in Europa sono nati i movimenti na-
zionalisti, e le persecuzioni che contro
gli ebrei c'erano sempre state hanno pre-
so un sapore diverso. L'idea di Israele è
nata in quelle condizioni, era una rispo-
sta, forse anche l'unica che in quel mo-
mento si poteva dare all'antisemitismo.
Per questo mi inferocisco quando sento
dire da qualcuno che Israele è nato co-
me stato coloniale. Significa che non ha
capito niente; le potenze coloniali che
c'erano"in zona" si sono mosse in senso
opposto.
Che cosa sta succedendo là e nella
diaspora che noi non comprendia-
mo. Che cos'è che manca o che si è
spezzato. Forse la debolezza della si-
nistra israeliana, l'incertezza del
momento e il revisionismo storico
stanno rafforzando un fronte anti-
sraeliano della sinistra internazio-
nale?
E' una faccenda complicata e anche
dolorosa e a mio parere costituisce l'a-
spetto fondamentale della questione. In-
dubbiamente tra l'ebraismo della dia-
spora e la sinistra c'è stata una grande
crisi durata molti anni e venuta a galla
in modo virulento con la guerra col Li-
bano, ma poi si è aperta una fase di ri-
flessione che portato (Oslo ecc.) alla ri-
apertura del dialogo. Oggi mi pare che
si sia aperta un'altra fase regressiva e
che la frattura che sembrava si stesse ri-
componendo invece si stia ricreando sia
dall'una che dall'altra parte. Una certa
sinistra che nasconde e dall'altra parte
la percezione di un irrigidimento anche
qui della diaspora che va verso destra
ed è meno disponibile al dialogo. Tutti i
gruppi religiosi dopo il 2001 vivono in
una situazione di arroccamento, ora è
tutto più difficile anche se già difficile lo
era prima.
Quali secondo lei sono le maggiori
contraddizioni della sinistra israelia-
na e che cosa può fare la sinistra in-
ternazionale per aiutare a risolverle?
I laburisti israeliani più che deboli
sono disintegrati, al pari di una serie di
certezze. Il centro sinistra israeliano pa-
ga anni di grandi ambiguità. Israele
non ha mai curato molto la sua imma-
gine. E' un paese in cui le apparenze e la
forma hanno sempre avuto poca impor-
tanza e in alcuni casi queste scelte si
pagano anche un po', per cui il rischio è
che alcuni casi di sincerità vengano as-
similati agli altri di arroganza. La situa-
zione è disastrosa e credo che la sinistra
internazionale non possa fare moltissi-
mo, se non stare vicina alle parti che so-
Graziella Bertani
Verso la cultura dell’equivicinanza
Intervista a Marina Morpurgo
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