Numero 10 del 2008
Futuro (passato) prossimo
Testi pagina 32
ottobre 2008 noidonne32
Era il 1991. Allora ero a Mosca assaipiù frequentemente.
Avevo un sogno, alimentato anche
dalle conversazioni con gli amici russi,
andare al mare a Pitsunda - la Pityus
greca - città dell'esilio e della morte di
San Giovanni Crisostomo, la città dove
i genovesi ebbero un importante inse-
diamento e che i genovesi chiamarono
Pezonda. Sul Mar Nero immersa in una
natura unica come solo in quelle zone
(ai piedi del Caucaso) puoi trovare. "A
Pitsunda... a Pitsunda!" facendo il verso
alla più famosa "A Mosca... A Mosca!"
L'URSS si stava dissolvendo, la trap-
pola afgana aveva ottenuto i risultati
auspicati, la Georgia era sempre più in-
quieta (l'anno prima a Tbilisi avevo vi-
sto davanti al parlamento le tende eret-
te in occasione dei primi moti ampia-
mente documentati dalle televisioni oc-
cidentali e che dal vivo non mi da-
vano l'impressione di essere così
prepotentemente insurrezionali...
forse avevo sbagliato periodo...).
Quando, alla richiesta del visto per
Pitsunda, mi dissero che quei luo-
ghi erano "chiusi" agli stranieri per-
chè c'era la guerra non volli cre-
derci e con caparbietà riuscii ad
ottenere il visto accanto ad una vi-
gile e discreta "protezione" per po-
terci vivere la mia vacanza da so-
gno.
Il luogo era fantastico. Valeva
veramente la pena, ma il volo ae-
reo non fu il Mosca - Suhumi (in Abha-
zia), ma il Mosca - Sochi (in territorio
russo). Il passaggio di frontiera avvenne
in modo "blindato", scortati dalla guar-
dia di frontiera abhaza. Raggiunta la
meta subito si sentivano le dichiarazio-
ni degli abhazi che ripetevano che vole-
vano essere indipendenti che non vole-
vano appartenere alla Georgia, ma i
georgiani stavano già comportandosi
da padroni di casa. Persino io li trova-
no fieri, ma di una fierezza arrogante e
assolutamente disincentivante di qual-
siasi tipo di conversazione ... Allora mi
chiedevo: "Perchè non si parla della
guerra in Abhazia? A chi serve?"
Le risposte stanno arrivando ora ...a
17 anni di distanza...
Quell'anno dopo la dissoluzione del-
l'URSS, in Russia successe quello che
successe, in altre parti del mondo esplo-
sero altre guerre e il Medio Oriente (ri-
cordiamo, nel 1992, Irak e dintorni) te-
neva sempre più banco. Intanto noi cit-
tadine e cittadini europei continuava-
mo a costruire l'Europa guardando ad
Est con la consapevolezza che un patto
strategico con la Russia fosse implicito,
doveroso e giusto. In questi ultimi anni
la Russia ha avviato una forte ripresa
economica consentita dalla ricchezza
del suo sottosuolo (secondo voi esiste
un nesso tra la nazionalità di uno dei
padri della chimica - un certo Mende-
leev, autore della tavola periodica degli
elementi - e le proprietà del sottosuolo
del suo paese ?), da un ricambio di par-
te della sua classe dirigente, da una po-
litica internazionale tesa a favorire il
dialogo e che ha visto accordi interna-
zionali di grande rilievo ed anche il ri-
conoscimento degli sforzi affrontati
(l'ingresso nell'organizzazione mondiale
del commercio previsto nel 2009)... In-
somma la Russia è ritornata ad essere
sulla scena internazionale quell'"orso"
che ne rappresenta la potenza. Uno
sguardo allargato sull'area, offre scorci
inquietanti.
Lo scudo spaziale in Europa, proprio
nei paesi di recente ingresso nell'Unione
Europea (quelli più antirussi ), con la
proposta di allargamento dell'Unione
Europea all'Ucraina, Turchia.
Quell'episodio increscioso in occasio-
ne delle Olimpiadi: la Georgia che sfer-
za un attacco di dimensioni solo appa-
rentemente locali, un paese che non
vuole ricordare che nell'antica Grecia
per i Giochi Olimpici si sospendevano le
guerre.
Ho cominciato a chiedermi "Perchè" e
a constatare che l'informazione tradi-
zionale occidentale non mi bastava,
non mi convinceva ... Perchè era chiaro
che il conflitto aperto è tra gli Stati Uni-
ti e la Russia.
Navigando nei siti russi la prima co-
sa che mi ha colpito è che sono molto
più plurali e liberi rispetto ai siti occi-
dentali. Il dibattito, le critiche ed auto-
critiche sono degni della più grande tra-
dizione plurale e democratica di cui ci
vantiamo noi dell'occidente. Ecco una
carrellata di alcuni titoli ed estratti dal-
le agenzie russe rilevate il 27 e 28 ago-
sto. "Il fronte importante: quello nord-
americano", da una tavola rotonda or-
ganizzata da un'agenzia russa (Ro-
sbalt) parlano diversi esperti tra i quali
Dmitrij Orlov (comunicazione politica
ed economica), ?vgenij ?incenko (dell'I-
stituto Internazionale di scienze politi-
che), Iosif Diskin (strategia nazionale),
?leksej ?rbatov (Sicurezza Interna-
zionale), ?ihail Deljagin (esperto
di problemi della globalizzazione).
"Abhazia e Ossezia del Sud hanno
pieno diritto morale e giuridico al-
l'indipendenza. Ma dietro questo
deve esserci un grande movimento
giuridico internazionale... Ecco
questo non c'è ancora... In princi-
pio certi paesi possono sostenere
l'indipendenza dell'Abhazia e del-
l'Ossezia del Sud, se noi troviamo
quei paesi e diamo loro qualcosa.
La questione sta comunque nel fat-
to che di quei paesi che per noi so-
no assolutamente importanti,nessuno
arriverà al riconoscimento. E' chiaro che
non succederà con l'Ue e con la Nato.
Ma anche altri paesi mantengono le di-
stanze. Hanno problemi anche loro e si-
mili, cioè l'integrità del territorio. In Ka-
zakistan, per esempio, ci sono problemi,
la Cina ha problemi con Taiwan, l'India
ha problemi col Kashmir, l'Azerbajgjan
con Nagorno Karabak. A proposito, an-
che la Russia ha problemi di questo ti-
po, ma adesso si sente abbastanza forte
da non prestarvi attenzione. E altri pae-
si non lo percepiscono…… Nella situa-
zione odierna nessuno riconoscerà que-
sta indipendenza…..". "Io penso che
l'Occidente contesterà. Adesso per noi il
fronte principale è quello settentrionale
americano". Dal resoconto di un'altra
tavola rotonda della stessa agenzia
(www.rosbalt.ru): "con l'inizio ufficiale
Caucaso e dintorni
La “mia” Abhazia
Gabriella Bertani