Numero 10 del 2009
RU 486: la pillola ideologica
Testi pagina 32
ottobre 2009 noidonne32
Travestita da uomo, una notte del2007 ha scavalcato il muro che se-
para la Cisgiordania da Israele, per se-
guire Murad e altri giovani ragazzi: pa-
lestinesi che ogni giorno si recano ille-
galmente in Israele per lavorare (al nero
e sottopagati), compiendo ciò che dal
2000 Sharon ha di fatto reso impossibi-
le per tutti quei palestinesi che erano
prima impiegati come operai o manodo-
pera in Israele. Suad Amiry, scrittrice al
suo quarto libro e architetta palestinese,
ha deciso di andare con loro, di condi-
viderne il viaggio, le paure e di scrivere
del loro dramma quotidiano. Da questa
esperienza è nato "Murad Murad", edito
da Feltrinelli, uscito in libreria in questi
giorni e che vedrà la scrittrice impegna-
ta in un tour di promozione in Italia.
"La maggior parte delle tv, delle ra-
dio e dei giornali, sono bravi a mostra-
re come i palestinesi stiano morendo e
come vogliano morire, trasmettendo
questa immagine negativa per la quale
la vita non vale abbastanza per essere
vissuta - dice Suad Amiry - tutto questo
appare evidente nella promozione nega-
tiva che anche gli Israeliani fanno del-
l'immagine dei palestinesi. Sono sempre
stata attiva con l'OLP, con i partiti del-
la sinistra per oltre 30 anni; abbiamo
sempre tentato di convincere il mondo
che noi palestinesi siamo persone nor-
mali e come tutti vogliamo semplice-
mente vivere e godere della vita". I pale-
stinesi e le palestinesi che emergono dal-
la sua tagliente scrittura, vogliono ap-
punto vivere in modo semplice, andare
al cinema, passeggiare, lavorare. Già
dal suo primo romanzo "Sharon e mia
suocera" (edito nel 2003 da Feltrinelli)
Suad ha dato voce alla quotidianità pa-
lestinese, al di là di ogni banale stereo-
tipo, di ogni appiattimento disumaniz-
zante. "Il mondo sbaglia a non vedere la
complessità che ogni identità racchiu-
de", mi dice. In "Niente sesso in città" ha
definito la Palestina "una terra in meno-
pausa", come le sue amiche protagoni-
ste del libro, prese a fare il bilancio del-
le loro esistenze ma anche pronte a rein-
ventarsi, a dare sfogo alla propria crea-
tività. La sua scrittura ripercorre la
complessità dell'identità palestinese,
anche le sue contraddizioni e lo fa sen-
za alcun vittimismo e con un'ironia
schietta e pungente, un'ironia che lei
stessa definisce "strumento di sopravvi-
venza indispensabile, un'arma necessa-
ria per fronteggiare la realtà ", per chi
vive da oltre quaranta anni sotto occu-
pazione militare.
Cresciuta tra Amman, Damasco,
Beirut e Il Cairo, la poliedrica Suad
Amiy, ancor prima di scoprirsi scrittri-
ce, era già una brillante architetta. Ha
studiato architettura all'American Uni-
versity di Beirut e all'Università del Mi-
chigan (USA), seguendo la specializza-
zione a Edimburgo. All'inizio degli anni
Ottanta è rientrata a Ramallah dove in-
segna architettura presso la Birzeit Uni-
versity e dove nel 1991 ha fondato Ri-
waq, un centro di restaurazione e con-
servazione degli edifici storici palestine-
si. "Siamo un gruppo di architetti - dice
Suad - che credono che la Palestina ab-
bia un'eredità culturale bellissima e che
tale eredità vada conosciuta, studiata e
protetta. Il primo passo passa attraver-
so la consapevolezza, per questo lavo-
riamo prima di tutto perché gli stessi
palestinesi siano consapevoli del patri-
monio che hanno, un patrimonio che
viene distrutto ogni giorno". Progetti che
testimoniano come i vecchi edifici pos-
sano essere riusati per rispondere anche
a esigenze più moderne, attuali, dimo-
strando che le tecniche di costruzione
tradizionali possono essere a tutt'oggi
utilizzate e che la conservazione può in
alcuni casi rivelarsi più economica di
una nuova costruzione. La sfida e l'o-
biettivo di Suad e dello staff di Riwaq è
quello di proteggere e riabilitare quelle
aree in Palestina, significativamente più
interessanti e preziose dal punto di vista
storico, compiendo allo stesso tempo
una lavoro di lobbying sull'Autorità
Nazionale Palestinese perché promuova
una politica nazionale di difesa dell'ere-
dità culturale. Altro obiettivo, incorag-
giare il settore privato e i diversi attori
(associazioni, gruppi, ONG) anche non
palestinesi a investire nella conservazio-
ne del patrimonio culturale palestinese
con delle linee guide che rispettino ov-
viamente tale patrimonio. Anche da qui
nasce l'idea del progetto "A geography:
50 villages" geografia di 50 villaggi, 50
luoghi in Palestina che Riwaq ha scelto
per dare vita alla sua Terza Biennale,
fino al 16 ottobre 2009. Entrando nella
sede di Riwaq, pochi minuti da Al Ma-
nara, cuore pulsante di Ramallah, fer-
Palestina
Tra libri e architettura il mondo di Suad Amiry
Barbara Antonelli