Numero 6 del 2010
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Testi pagina 32
giugno 2010 noidonne32
Ancora non è finita. Sono passati 34anni e non è ancora finita. I resti del
Negro sono finalmente a disposizione
della sua famiglia, sua moglie e le sue
due figlie, ma la trama terribile che ha
legato queste vite e le ha trascinate per
lunghissimi anni tra bugie dolorose e ri-
velazioni sconcertanti è ancora potente
ed attiva. E così Viviana, Mariana e Fer-
nanda sono prigioniere di quel corpo
amato e sconosciuto di un ragazzo di
26 anni, che non può essere marito e pa-
dre; loro che di anni, adesso, ne hanno
59, 37, 35.
E' da 12 mesi che il corpo di quel ra-
gazzo, per decreto del Tribunale, può
tornare a casa; ma Fernanda è lontana,
in Europa, e Viviana e Mariana la vo-
gliono aspettare. L'attesa, in fondo, è la
cifra fondamentale di questa storia uni-
ca e uguale a tante altre.
L'Argentina del 1976 era buia; la
paura si diffondeva rapidamente. Tutti
sapevano che si stava scivolando verso
una nuova dittatura ma nessuno sape-
va che grado di crudeltà e perversione si
sarebbe raggiunto.
"Eravamo studenti di architettura,
entrambi militanti nel PRT- Partido Re-
volucionario de los Trabajadores; il Ne-
gro con incarichi nella direzione. A par-
tire dalle elezioni del 1973 abbiamo vis-
suto un periodo di 'primavera'. Era un
momento in cui immaginavano che si
sarebbe compiuto tutto ciò in credeva-
mo. La militanza era la nostra vita. Ab-
biamo avuto dei figli perché ci amava-
mo e pensavamo che avrebbero vissuto
in un mondo migliore del nostro. E' du-
rato pochissimo ma in questo anno e
mezzo sono nate le mie figlie - mi rac-
conta Viviana Losada-. Già prima del
golpe del 1976 si respirava una brutta
aria e il Partito era tornato a lavorare
nella clandestinità."
Il Negro è stato uno dei primi de-
saparecidos.
Rodolfo, il Negro, è uscito di casa la
mattina del 23 marzo, il giorno prima
del colpo di stato militare. Doveva an-
dare ad una riunione clandestina previ-
sta per il 27. Era sempre così; per recar-
si sul luogo prestabilito si prendevano
molte precauzioni. Io stessa sapevo che
c'era una riunione ma non sapevo dove
si sarebbe svolta. Ovviamente quando
c'è stato il golpe, il giorno dopo, ho co-
minciato ad essere inquieta ed è inizia-
ta l'attesa. La sera del 30 ho ricevuto
una telefonata: "Parlo con la moglie di
Rodolfo Ortiz? Volevo avvisarti che il
Negro è stato preso". Era uno dei com-
pagni, non ha detto altro. Né come, né
dove. Ho passato la notte a bruciare do-
cumenti e alle 4 del mattino siamo
scappati di casa; le bambine con i miei
genitori, io ho vagato mesi nelle case di
altri compagni perché dovevo lavorare.
In quell'epoca sono finite molte amici-
zie. Moltissime erano le persone che si
rifiutavano di aiutarti, per esempio se
avevi bisogno di un posto in cui passa-
re la notte. Alla fine della dittatura mol-
ti sono stati generosi e hanno perdona-
to, io no.
La ricerca di Rodolfo è andata
avanti per anni.
E' stato inghiottito dal nulla. Vari
compagni mi hanno confermato che era
morto nel luogo della riunione e io fin
dal primo giorno ho cercato un cadave-
re. Per 22 anni io e le mie figlie abbiamo
costruito il nostro lutto pensando che
La primavera è durata poco
Nadia Angelucci
Argentina