Numero 11 del 2007
Stop femminicidio
Testi pagina 31
3,2 euro). Un giro d'affari di 70 milioni
di dollari che ha visto coinvolte quattro
aziende del sud del paese, regolarmente
autorizzate a produrre gadget e che
hanno assoldato minori, sfruttandoli e
facendoli lavorare in condizioni nocive:
"Nessuno qui indossa guanti protettivi -
affermava un piccolo operaio che usava
vernici tossiche e additivi chimici peri-
colosi - perché coi guanti si lavora me-
no in fretta e il caporeparto ti punisce.
Le mani mi fanno molto male, quando
le lavo, piango di dolore". A seguito del-
la denuncia, il Comitato olimpico loca-
le ha annunciato la revoca delle licenze
alle ditte incriminate.
Questa circostanza particolare non
costituisce tuttavia un'eccezione, ma
conferma la regola della dilagante con-
dizione di ipersfruttamento a danno di
minori in Cina. Lo dimostrano migliaia
di altri casi venuti alla luce.
Non da ultimo quello delle fabbriche
di mattoni nello Shanxi e nell'Henan,
dove erano occupati bambini adescati
con promesse di lavoro e ridotti in
schiavitù, sottonutriti e ustionati dai
mattoni bollenti. Pechino ha immedia-
tamente ordinato misure di eccezionale
severità, compreso l'arresto (la legge pe-
nale cinese prevede una pena minima di
3 anni per sequestro di persona o per le-
sioni gravi), contro polizia, ispettori del
lavoro e autorità locali che non sono in-
tervenuti, e sospetta gravi collusioni.
La Cina, insieme con altri Stati del-
l'Asia meridionale, ha registrato in que-
sti ultimi anni una delle più basse va-
riazioni percentuali per quanto riguar-
da la diminuzione del suo tasso di la-
voro minorile (-32%). Un record negati-
vo se si mette a confronto questa varia-
zione con quelle di altre aree geopoliti-
che e, in particolare, con quella dell'A-
sia orientale (-70%). L'ILO calcola che i
minorenni costretti a lavorare siano
l'11,6%, cioè molte decine di milioni.
Questo è uno dei motivi per cui giornali
e siti internet occidentali "bacchettano"
la Cina. Tuttavia, varrebbe la pena che
i mass media rilevassero pure il fatto
che parecchie multinazionali straniere,
approfittando delle larghe prospettive
offerte dagli investimenti diretti stranie-
ri, si sono insediate in Cina attratte dai
bassi costi del lavoro e dalla totale as-
senza di vincoli per quanto riguarda il
rispetto della "clausola sociale".
E' il caso della Wal-Mart, la grande
catena di ipermercati americani, più
volte sotto inchiesta per l'impiego di mi-
nori in lavori pericolosi.
Oggi il 57% delle merci che la Cina
esporta è prodotto da multinazionali
che non sono cinesi! Lo dichiara Franco
Bernabè, già manager dell'Eni e ora nei
Consigli di amministrazione di molte
partecipate cinesi.
Una dichiarazione, quella di Berna-
bè, che solleva legittimamente il proble-
ma dell'utilizzo di forza lavoro minori-
le, magari disponibile a lavorare 12 ore
al giorno per 20 centesimi di euro l'ora
(la metà della paga minima cinese), an-
che in questi impianti produttivi deloca-
lizzati, dove le lobby internazionali im-
pediscono al sindacato di entrarvi (co-
me rivela l'autorevole "New York Ti-
mes"). Sono escluse dal calcolo del man-
ager italiano le multinazionali che han-
no subappaltato la produzione in Cina.
La fabbrica cinese He Yi Dingguan, che
costruisce giocattoli per conto della
Walt Disney, è stata al centro di un
grosso scandalo (i "giocattoli della mi-
seria") per le indecenti condizioni di la-
voro cui sottoponeva il suo personale,
compreso quello minorenne. Che cosa
sarebbe successo se i piccoli fans di To-
polino sparsi nel mondo avessero sapu-
to che i loro quaderni e giocattoli erano
macchiati del sudore e delle lacrime di
operai-bambini sfruttati?
La questione del lavoro minorile è
una piaga sociale che preoccupa le
massime cariche del paese impegnate
ad ordinare approfondite indagini sul
fenomeno, e ad infliggere pene severe a
chi è "coinvolto e responsabile".
Ciò nondimeno sorge spontanea una
domanda: potrà la Cina nel breve pe-
riodo costruire un'armoniosa società so-
cialista senza debellare il lavoro minori-
le? Il socialismo è un graduale processo
d'apprendimento.
E' una civilizzazione. In natura ci so-
no fame e paura.
Le dichiarazioni del 1789 non sono
descrittive, sono assiologiche: l'uomo
non nasce libero ed uguale. Lo può di-
ventare. Ma è possibile educare cittadi-
ni ai valori del socialismo, facendo leva
su generazioni che ancora acerbe speri-
mentano sulla propria pelle lo sfrutta-
mento dell'uomo sull'uomo? La strada è
lunga.
noidonne novembre 2007 31
il più grande popolo di consumatori del pianeta ha puntato
su industrializzazione, ricerca e innovazione, ma alla
rapida crescita economica corrisponde un divario sempre
più ampio tra disagi e nuove ricchezze. Il prezzo più alto lo
pagano i bambini, infatti secondo l'Unicef più del 30% dei
redditi familiari sono assicurati dal lavoro infantile