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Numero 9 del 2007

Dolce attesa ... o malattia?


Foto: Dolce attesa ... o malattia?
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e il 12 % ha preferito non rispondere.
Questo sondaggio rivela una chiara
scissione tra la società civile e il sistema
politico. La relazione tra chi si dichiara
favorevole e chi si dichiara contrario è
di 6 a 3; il sociologo Bottinelli, coordi-
natore dell'agenzia di sondaggi, ha di-
chiarato che questa relazione si è man-
tenuta stabile negli ultimi 14 anni dato
che tutte le ricerche realizzate in questo
arco di tempo hanno avuto la medesi-
ma risposta. E' veramente sorprendente
che una tendenza così netta e stabile nel
tempo non trovi spazio nell'Assemblea
legislativa e la risposta a questo interro-
gativo può forse essere data a partire
dalla forza culturale e mediatica che
hanno i gruppi di oppositori appoggiati
soprattutto dalla Chiesa Cattolica men-
tre la maggioranza dei cittadini mantie-
ne una sua opinione senza avere una
militanza attiva.
Il processo alla giovane donna ha
avuto anche il merito di riaprire il tema
della relazione medico/paziente, dato
che l'individuazione della ragazza da
parte della magistratura si è potuta rea-
lizzare a causa della denuncia del me-
dico del pronto soccorso che l'ha curata.
La facoltà di Medicina, il Consiglio Ar-
bitrale del Sindacato Medico dell'Uru-
guay e il Tribunale di Etica della Federa-
zione Medica delle regioni rurali hanno
pubblicato, in relazione a questo caso,
un documento congiunto nel quale si
dichiara che "Il segreto medico non è
una scelta ma un obbligo per i medici.
(…) Per ciò che riguarda i casi di abor-
to esiste una legislazione specifica che
obbliga a denunciare il caso al Ministe-
ro della Salute senza rivelare il nome
della paziente". La riservatezza, prose-
gue, è "una delle basi fondamentali e
fondanti della professione medica nella
sua relazione con i pazienti e con tutta
la comunità" aggiungendo che la legis-
lazione nazionale "obbliga e protegge" il
segreto professionale e, in particolare,
quello medico. Nel quadro di questa
discussione questi organismi hanno riaf-
fermato la necessità di educare i sanita-
ri e tutti gli altri professionisti che lavo-
rano nel campo della salute al rispetto
della riservatezza.
Intanto nel paese è partita una cam-
pagna nazionale a favore dela ragazza
e per chiedere la depenalizzazione del-
l'interruzione volontaria di gravidanza,
sostenuta anche da due Ministre. Nel
blog NOSOTRAS Y NOSOTROS TAM-
BIÉN si stanno raccogliendo firme a so-
stegno del seguente appello: "Il 16 mag-
gio 2007 una donna uruguayana è sta-
ta processata per il reato di aborto. Tut-
ti coloro che firmano questo appello si
autodenunciano per aver infranto la
legge 9763 del 1938 abortendo o finan-
ziando un aborto, accompagnando una
donna a praticarlo, conoscendo l'identi-
tà di molte che lo hanno fatto e tacen-
do. Tutti siamo la ragazza di 20 anni
processata. O tutti siamo delinquenti o
questa legge è ingiusta". L'invito è a vi-
sitare il blog all'indirizzo http://despe-
nalizar.blogspot.com/ e a leggere le sto-
rie delle donne che si autodenunciano;
per le più grandi tra noi sarà una con-
ferma che la battaglia per i diritti delle
donne è stata una battaglia di civiltà,
per le più giovani una spinta a mante-
nere con attenzione i diritti acquisiti.
noidonne settembre 2007 31
concetti e autori di Emanuela Irace
“Il cinismo è la sola forma sotto la quale
le anime volgari rasentano l'onestà”
Fredrich Nietzesche
Un paradigma tra i doppioni…
Mia figlia di sei anni dice: "Tieni mamma, te la regalo, tanto ne ho un sacco". I bambini
sono integri. Egoisti, scostumati, conoscono l'essenziale. Sanno perfettamente cosa gli fa
bene e cosa no. Per loro, piacere e gioia, sofferenza e capricci sono un unico enorme, sba-
diglio sulla vita. Tra gli adulti il tempo è prezioso e l'energia per l'esplorazione poca .
Ciechi e muti, incaselliamo la vita, appiccicando una etichetta su tutto. Il dubbio costa
fatica e sforzo. L'intelletto è pigro e la giornata troppo stipata e complessa per fermarci
ad ascoltare. Saltiamo su un binario e via, sulla linea tracciata dall'editore, sulla morale
decisa dalla chiesa, sulla battaglia ingaggiata dall'ideologia . Smettiamo di pensare e
lasciamo il coraggio all'ipocrisia. Pena l'uscita planetaria dall'orticello del politically cor-
rect. Come asini intelligenti, dotati di "impianto" e "capacità di interpretazione", affron-
tiamo la Storia come una emozione metafisica. Perfetta e pura. Intoccabile e vincente,
protetta dallo scudo della scienza e del metodo; delle lobbies e del potere. Ma ogni tanto
anche la scienza scricchiola e qualche paradigma cade, o per dirla con Kuhn e Popper,
viene sostituito da uno nuovo che per imporsi ha combattuto, passando al vaglio dei con-
trolli e degli attacchi, scavalcando gogne e censure, percorrendo studi e verifiche, in quel
confronto leale e faticoso che in un paese di adulti dovrebbe lasciare aperta la porta alla
critica e al dibattito, anche se scomodo e doloroso. Anche se inutile per i propri fini, o
per la propria cattedra universitaria , o per il proprio ruolo in un giornale o per quel "par-
ticulare" di cui scriveva Guicciardini. Sponsor politici, organizzazioni religiose, gruppi
finanziari, o camarille universitarie, sono più sacri della ricerca. Perché "Parigi val bene
una messa" e il compromesso è il gioco degli adulti. Ma la Storia la scrivono i vincitori e
la cronaca, chi ha in mano le leve del potere. La comunità scientifica sperimenta e quel
che esce dai laboratori è pasto per lupi, che si azzannano o tacciono, chiudendo i sensi,
come le tre scimmiette. E allora smettiamo di giocare e proviamo a metterci la faccia.
Anche se l'etichetta che ci affibbiano non rispecchia che il pensiero di chi la usa. Anche
se per "toccare la Storia" rischiamo di essere impallinati e additati col peggiore degli epi-
teti. Quello di chi "nega" e perciò stesso "tradisce", al pari di Giuda. Nome omen diceva-
no i latini, prima di conoscere le nostre sfilze di doppioni, slogan per chi esce fuori dal
coro. Ideologie, "ismi", etichette, appiccicate l'una all'altra come le figurine nei giochi tra
bambini. Non so a cosa pensi mia figlia quando perde il controllo su una piccola proprie-
tà e a malincuore è costretta a separarsene. Ma so quale gioia prova quando, dalla sua
collezione di incertezze, estrae una figurina, uguale a molte altre e come una regina dice:
"Tieni mamma, te la regalo, tanto ne ho un sacco".
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