Numero 6 del 2008
1948-2008: 60 anni di Sana e robusto Costituzione. Perchè cambiarla?
Testi pagina 31
Giusi Ambrosio ha scritto un librodenso, bello, emozionante nel desi-
derio di restituire l'esperienza del suo
andirivieni tra Italia e Palestina, dove si
è più volte recata per raggiungere sua fi-
glia impegnata in una Agenzia dell'O-
NU per i rifugiati.
Nel difficile tentativo di mettere ordi-
ne ad un materiale vario, di dare conto
di una esperienza conoscitiva ed emoti-
va intrecciando racconto, documenta-
zione storica, riflessione filosofica e po-
litica, Giusi registra la difficoltà a tro-
vare le giuste categorie interpretative e
l'inadeguatezza di quelle a disposizio-
ne. Occorrerebbe, lei dice, una nuova
modalità del pensiero, una filosofia an-
cora da elaborare dove corpo e linguag-
gio, ragione e sentimenti non siano net-
tamente separate né separabili. La scel-
ta del titolo è indicativa: lo spicchio, in-
fatti, arriva fino al centro del frutto, ne
costituisce la sostanza, così come lo
sguardo che si concentra su un elemen-
to, un pezzo di realtà per raggiungerne
il cuore, il senso più profondo e meno
evidente. Ogni situazione è uno stimolo
per riflettere, andare oltre la percezione
più scontata, interrogare le proprie emo-
zioni per riconoscere, intere, le ragioni
dello sconcerto, del dolore, dello stupo-
re. E' uno sguardo sessuato, allenato a
vedere il mai detto, il mai visto o a illu-
minare di nuovo significato l'ovvio in
quanto parte di una struttura arcaica
mai indagata fino in fondo (il dominio
maschile, la violenza sessuale, la guer-
ra, il terrorismo….). C'è nel suo dire il
bisogno costante di rivisitare i simboli,
decodificarli, mostrare la fragilità dei
miti senza per questo sentire la necessi-
tà di costruirne nuovi.
L'esercizio della maternità rende pos-
sibile guardare e parlare tenendo pre-
senti corpo, mente, sentimenti. Ma Giu-
si riesce ad andare oltre la naturalità
del materno e le sue idealizzazioni, le
sue trappole. Al contrario, analizzato
nei suoi risvolti soggettivi, storici, politi-
ci, religiosi il materno si libera dalle sco-
rie millenarie di cui l'ha rivestito l'ordi-
ne patriarcale includendolo nelle sue lo-
giche, e si apre al rischio dell'inedito, di-
venta luogo di costruzione di libertà per
sé e per l'altra. Solo una madre libera
può dare e rendere pensabile la libertà.
Il suo racconto si snoda soprattutto nel-
la rappresentazione del quotidiano fil-
trato da uno sguardo attento e consape-
vole di sé: cosa materialmente e simbo-
licamente significa vivere da un lato
l'occupazione come mancanza di liber-
tà, sottrazione del tempo e dello spazio,
dall'altro la paura costante di subire at-
tentati. Tra racconti di controlli sner-
vanti, muri e sbarramenti, incontri che
emozionano e situazioni paradossali si
aprono domande inusuali:"Se in questo
luogo, quando in questo luogo si costi-
tuirà un nuovo Stato indipendente, qua-
li elementi costitutivi saranno immessi
dalle donne? In quale modo, in quale
patto, in quale condizione sarà possibi-
le per le don-
ne essere co-
s t i tuen t i ? " .
"Spicchi di
Palestina" (Ed
Punto Rosso,
pg 248, euro
13,00) è un
testo com-
plesso, diffici-
le da sintetizzare. Va letto con cura, se
si vuole davvero capire il dramma sen-
za fine che si continua a consumare in
quella parte del mondo e se si desidera
dare adeguato sostegno alle soluzioni
più giuste ed efficaci.
noidonne giugno 2008 31
concetti e autori di Emanuela Irace
Chi trova un Nemico
trova un tesoro
“Non l'Uomo ma uomini abitano questo pianeta.
La pluralità è la legge della terra”
Hannah Arendt
Se il bene e il male trovano ugualmente spazio in ciascuno di noi, può dirsi altret-
tanto per la politica degli stati? La risposta è ovvia, come in tutte le domande reto-
riche, e l'evidenza sotto gli occhi di tutti. "Lettere grandi uguali alle piccole", scri-
veva Fichte. La Cattiveria si impara, e il micro si specchia nel macro, mutuandone
regole e nevrosi. La vittima che diventa aguzzino. Lo stuprato che diventa stupra-
tore. La violenza che impone violenza. Lontani dal mito magico e infantile che dal
male può scaturire bene, restiamo testimoni silenziosi, incapaci di rompere il cer-
chio. Sudditi di una impalcatura simbolica che azzera ogni tentativo di fotografare
la realtà così come si presenta agli occhi del mondo. A sessant'anni dalla nascita
dello stato di Israele, che al pari di Pakistan e Iran, fonda la propria costituzione su
un principio religioso, - su cui ha edificato la propria esistenza - non riusciamo
ancora ad emanciparci dai sensi di colpa, né a dire basta alla politica di un Governo
profondamente malato. Psicologicamente scisso. Tra un'idea di democrazia al suo
interno e un principio di barbarie ai suoi confini. E' la teoria dei "due fori" e del dop-
pio registro. Del male scelto perché non se ne può fare a meno. Per ragioni di sicu-
rezza e sopravvivenza. Ma è anche l'extrema ratio di un sistema antico che conti-
nua a perpetuarsi nel futuro e che incontriamo nelle nostre città o negli stadi. La
ricerca del nemico. Nutrito. Come principio di identità e come valore di un carat-
tere incapace di affermarsi senza scontro. Emblema di totalitarismo, come sistema
politico e come cifra personale. Individui e Stati che attraverso il nemico si assicu-
rano coesione e sopravvivenza, forza e giustificazione. Icona di debolezza, nel
micro come nel macro. Illusione di aver stanato il Cattivo: il serbo, l'hutu, il pale-
stinese, il rom, il critico di Israele o il tifoso della squadra avversa. Patente di giu-
stezza e bontà per le proprie azioni contro ogni volontà dialogante o istinto demo-
cratico. Contro ogni principio di realtà e linguaggio condiviso. Ostaggio di una
seduzione scellerata che non tende a far conoscere, ma a far sentire. Di pancia.
Non di testa.
Le ragioni della mente e del cuore
Palestina
Rosanna Marcodoppido
il libro della Ambrosio aiuta a capire
il dramma infinito di quelle terre