Numero 8 del 2009
Ozio pigrizia tempo libero
Testi pagina 31
noidonne luglio/agosto 2009 31
dire: "sarebbe un bel romanzo, peccato
che sia scritto male" altrettanto non si
può dire sul lavoro giornalistico. Il gior-
nalismo non è solo 'che cosa', ma anche
'come'. Preferisco di gran lunga e di più
il giornalismo dei nostri giorni.
Ci spieghi perché?
Durante il periodo sovietico nel gior-
nalismo molti temi erano vietati. Certa-
mente una cosa è cambiata: la missio-
ne. Su tutto questo si riflette e se ne par-
la ancora poco. Ma nonostante le paro-
le, nella idea stessa di missione c'è un
grande significato e molta ricchezza per
lo spirito.
Sono aumentate le competenze e que-
sto è bene. Anche la società è cambiata
in meglio. In situazioni di crisi i nostri
lettori condividono la nostra lotta alla
povertà ed inviano danaro per la cura
dei bambini malati.
Il pericolo sta nell'etica: il dubbio,
l'opportunità, l'egomania, la trasgres-
sione alla rettitudine. La regola in que-
sto lavoro è pensare al lettore. E pensa-
re al lettore con rispetto.
Da dove nasce questa tua convinzione?
Dopo l'Università per sei anni ho la-
vorato alla redazione regionale della
"Komsomol'skaja Pravda". Era una fuci-
na di giornalisti di talento che, pur es-
sendo più grandi di me, con me hanno
lavorato molto e mi hanno insegnato a
scrivere.
La "Komsomol'ka" ha rappresentato
un periodo importante e felice. Ha coin-
ciso con la Perestrojka. E' stata una
scuola di stile, di lavoro con la parola,
di apertura verso nuovi temi. Per me la
Perestrojka ha significato una salvezza
per la mia professione; in caso contrario
sarebbe stato giusto abbandonare. Con
la Perestrojka è iniziata anche una nuo-
va vita. 'Perestrojka' era sinonimo di vi-
ta e non di forza del non esistere. Anche
oggi è così. Sebbene la libertà di parola
da allora sia minore, ha avuto il grande
pregio di aggredire con grande forza la
televisione.
Ci spieghi meglio?
Amo leggere. L'uomo è colui che leg-
ge. Amo la lingua russa. Abbiamo una
stupenda letteratura del XIX° e inizio
XX° secolo. Mi battono i palpiti del pa-
triottismo quando rileggo Puškin, Ler-
montov, Ahmatova, Mandel'štamm,
Brodskij.
La Libertà è un' esperienza deliberata
della vita. Non credo ad una libertà in-
distinta, perché si esaurisce velocemen-
te. Bisogna averne consapevolezza e al-
lora arriverà anche la libertà personale.
All'Università insegno 'giornalismo
d'autore' ma non parlo di me, parlo in-
vece dei nostri eroi. Un giornale così in
Russia non esiste.
Che cosa ci puoi dire del giornalismo
femminile in Russia?
Il giornalismo femminile in Russia è
forte. Le donne scrivono in modo chiaro,
con talento, liberamente e quasi tutte
senza complessi e senza egomania.
L'approccio di genere ai temi non esi-
ste. Ma ci occupiamo della qualità del-
la vita delle persone in generale, e delle
donne in particolare. Le donne vanno
difese, aiutate e anche ammirate.
amica e collega di Anna Politkovskaja racconta il clima
della stampa nella Russia di oggi
concetti e autori di Emanuela Irace
La chiamano
religione dell’olocausto
“La tolleranza è impossibile per un vero credente di qualsiasi fede”
Fernando Pessoa
Scrive Heiddegger che la cronaca deve perdere la sua efficacia per diventare storia.
Sono passati 60 anni e ancora non siamo entrati nella storia. Lo sterminio degli
ebrei è 'contemporaneo' tanto che chiunque critichi la politica del governo di
Israele viene bollato di antisemitismo. La quinta macchina militare più potente del
mondo ha massacrato 1400 palestinesi a Gaza. E lo ha fatto ieri. Non 60 anni fa.
Tra dicembre e gennaio 2009 i gas ustionanti del fosforo bianco hanno trasforma-
to la Palestina in una camera a gas. La stessa su cui religiosamente il governo israe-
liano consacra la propria impunità nei confronti del mondo. La chiamano religione
dell'olocausto. Esserne fuori equivale a sparire dal consesso degli umani e apparte-
nere al mondo dei vinti. Gironi infernali scalati da conversioni celebri e minute.
Paccottiglia intellettuale che ti fa scrivere e lavorare. Guadagnare e sorridere.
Conosco donne e uomini che hanno saltato il fosso e sono andati dall'altra parte.
Dalla parte dei vincitori e della politica silenziosamente prona al potere dei più
forti. Viviamo solo una volta e cosa interessa a noi di Gaza e della Palestina. Cosa
interessa a noi di quel gigantesco campo di concentramento che è diventato oggi
la terra di Canaa. Cosa interessa a noi denunciare il dominio israeliano e i tratti
inconfondibili del colonialismo, del razzismo e dell'occupazione. Cosa interessa a
noi dei morti che non conosciamo uccisi con viltà e prepotenza. A noi interessa
lavorare. Partecipare alla giostra che segna più goal e che vince. A noi interessa
Mourinho, meno pulito della pattuglia di Noemi e veline ma con più soldi. Bene
così. Saltiamo su quel carro. Ma poi ai nostri figli cosa gli raccontiamo.