Numero 8 del 2014
Viaggiatrici
Testi pagina 31
Quando nel 1992 ho accettato il ruolo di Presidente della Cooperativa Libera Stampa, avevo già alle mie spalle un lungo periodo di rapporti, esperienze
e impegni nella impresa che gestiva e tuttora gestisce Noi
Donne. La rivista aveva avviato un percorso di “autono-
mizzazione” dall’UDI che portò nei primi anni ‘90 alla ces-
sione della testata alla Cooperativa Libera Stampa prima
col 40 e poi, proprio sotto la mia presidenza, del rimanente
60%. Passaggi che restituivano alla redazione e a chi ge-
stiva l’impresa un ruolo e una responsabilità maggiori che
nel passato, perché con minori “reti storiche e politiche”, si
poneva l’urgenza di cercare nuove lettrici e nuovi partner
editoriali. In quegli anni si ipotizzò un accordo con Mon-
dadori, società che stampava e distribuiva il giornale in
edicola, per poterlo nel circuito delle pubblicità delle pub-
blicazioni del gruppo e, con questo intento, la nostra rivista
promosse una vasta indagine realizzata da Demoskopea
che tracciò il profi lo delle sue lettrici: in prevalenza giova-
ni, di media cultura e buone lettrici anche di libri, in gran
parte impegnate in attività di lavoro, autonome per scelte
e comportamenti, e soprattutto fedeli alla rivista. Il tenta-
tivo con la Mondadori però non andò in porto, lasciando
il giornale con i problemi
di una diffusione in edicola
sempre più diffi cile e costosa
e della riduzione del contri-
buto economico proveniente
della pubblicità, che era sta-
to, negli anni ‘70 e ’80, molto
rilevante. Si discuteva molto
in quegli anni dell’identità e
del ruolo del giornale, sia con
quelle che appartenevano ai
mondi di donne più legati alla
storia di Noi Donne e che ri-
specchiavano istanze e punti
di vista più femministi, e sia
con le nuove generazioni at-
tratte da schemi di libertà più
individuali. Dopo un lungo
periodo di preparazione nel
1992 viene lanciato comunque un progetto molto ambi-
zioso di rinnovamento, a partire dal superamento della
consueta divisione tra settori (società, politica, cultura).
Ogni copertina doveva “provocare” e rompere con l’im-
maginario di un giornale che si rivolge solo ad alcuni tipi di
donne. Il processo di cambiamento editoriale rilanciò ef-
fettivamente l’immagine del giornale nei mass media e nel
mondo delle donne, allargò gli ambiti di interesse, spinse
a inventare modi nuovi e diversi di promuoversi, ma pro-
vocò anche contestazioni, discussioni, abbandoni. Cambiò
contestualmente il modo di produzione: dal vecchio gior-
nale che richiedeva tanti passaggi passò a poco a poco ad un
giornale che veniva interamente video-composto in reda-
zione. Uno sforzo incredibile, che cominciava anche a dare
risultati, che si infranse dopo appena pochi mesi su una on-
data micidiale: una repentina interpretazione dei criteri di
distribuzione dei contributi previsti dalla legge sull’editoria
non riconobbe più a Noi Donne una parte enorme del con-
tributo annuale previsto e su cui erano stati impostati ben
due anni di bilancio certifi cato. Chi amministrava la Coo-
perativa diventava anche passibile di denuncia per “falso in
bilancio”, e io ricordo quel periodo tra i più tremendi della
mia vita ma anche quello in cui mi sono riscoperta più forte
(o incosciente non so) di quello che pensavo di essere. Ri-
cordo bene che il senso impellente di dovere difendere un
patrimonio prezioso di tante donne mi dette coraggio. Ci fu
un grande lavoro di mobilitazione condotto dal giornale,
dalla cooperativa, da tante donne legate ad esso e un lun-
go lavoro di lobby politica alla ricerca dell’unica strada che
poteva salvarci, quella Parlamentare. Grazie all’impegno di
una parlamentare che ricorderò tutta la vita ma anche gra-
zie all’allora Sottosegretario di Stato Antonio Maccanico
dopo un certo periodo riuscimmo ad ottenere i contributi
previsti. Il giornale riprese, attraversò ancora passaggi al-
terni tra tentativi di cambiamento e rilancio e processi di ri-
organizzazione ma questo non bastò per il problema di fon-
do di Noi Donne e che portò alla interruzione delle uscite
alla vigilia degli anni 2000: il divario tra una impostazione
redazionale e aziendale orientata su ambiziosi progetti di
diffusione oltreché di qualità professionale e una riduzione
signifi cativa della diffusione e del valore commerciale della
rivista. Ma l’importanza di Noi Donne in quegli anni non
era di certo racchiudibile solo nella edizione del giornale:
la Cooperativa Libera Stampa, volle anche misurarsi con
altre attività editoriali, quali il rafforzamento della espe-
rienza di “Legendaria”, come supplemento di lettura ma
anche come sigla di iniziative culturali (vedi il grandissimo
evento alla Fiera del Libro di Torino), la sperimentazione
di una Rassegna Stampa quotidiana specializzata sulle
donne che trovò una grande accoglienza nel mondo della
comunicazione, la promozione di Viaggi per le lettrici del
giornale, l’uscita di una collana editoriale. Tutte cose che
mi videro molto direttamente impegnata. Ma forse tra le
cose di cui rimango più orgogliosa fu il ruolo centrale che
ebbe Noi Donne nella promozione della grande Giornata a
Roma “La prima Parola e l’ultima”. Un ruolo decisivo nella
tessitura della partecipazione di settori diversamente col-
locati nel mondo femminile e femminista ma anche nella
concreta organizzazione di una giornata densa di eventi di
grandissima importanza a Villa Borghese, mai più ripetuti
per dimensione e partecipazione.
da 70 anni NOIDONNE guarda al futuro
I miei anni ‘90 in Noi Donne
di Costanza Fanelli
Costanza Fanelli
Manifesto
per i 51 anni
di Noi Donne,
1995