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Numero 2 del 2015

Libere/i di scegliere: gay lesbo Lgbt - Speciale Rebibbia


Foto: Libere/i di scegliere: gay lesbo Lgbt - Speciale Rebibbia
PAGINA 31

Testi pagina 31

29Febbraio 2015
In teoria ciascuna di noi sa che cosa si intende per dare la pace o essere portatori di relazioni armo-niose ma Dio solo sa quanto poi siano inquinate da
conflitti le nostre giornate. A noi donne spetta tuttavia
la necessità di vegliare più da vicino sulla tenuta degli
equilibri emotivi. Noi sappiamo meglio di ogni altro, e
la natura ce lo suggerisce, possiamo essere felici solo in
una relazione con gli altri. E tuttavia mai come in questi
anni la difficoltà di comunicare e respirare amore si è
acutizzata. In senso fisico, intendo. Non virtuale come le
chat o i social ci suggeriscono a compensazione. Sono
andata a cercare sui testi di psicologia quando si svilup-
pa la tensione all’altro, intesa come esigenza di ascoltare
ed entrare in empatia con il proprio simile, e mi sono
sorpresa nel verificare che le mappe affettive che sono
alla base delle emozioni si creano nelle prime settimane
di vita. Anzi nei primi venti/trenta giorni “si verificano
nel bambino fasi di vivace interazione sociale, con uno
scambio animato che comprende espressioni facciali e
vocalizzi, durante il quale il neonato si orienta verso la
madre con movimenti agitati delle braccia
e delle gambe, a cui seguono fasi di impe-
gno che preparano la successiva fase di in-
terazione”. Se la mamma è attenta e rispon-
de alle sollecitazioni, il neonato impara ad
amare. Altrimenti la risonanza emotiva che
le cose del mondo producono in noi può
addirittura spegnersi o rimanere lesionata
per sempre. Secondo Freud queste mappe
si costituiscono in maniera definitiva e dif-
ficilmente modificabile entro i primi sei
anni di vita. Ciò significa che ai bambini,
che non crescono come le piante, va pre-
stata grande attenzione. Anche se siamo
deluse dal compagno o dal marito, anche
se ci siamo giocate il lavoro o le nostre am-
bizioni, anche se facciamo fatica a conce-
dere spazio a noi stesse. Quando i bambini
ci mostrano i loro sgangherati segni sulla
carta da disegno non bisogna rimandarli
perché il bimbo conclude di non aver fatto
nulla di interessante e quindi di non essere
lui stesso interessante per il mondo circo-
stante. E di non essere degno di attenzione, di premure
di buone maniere. E allo stesso modo quando chiedono
il perché di tutte le cose facendo domande che pur nella
loro ingenuità, possiamo senz’altro definire filosofiche,
non si deve rispondere “quando sarai grande, capirai”
perché in quella fase i piccoli stanno cercando il princi-
pio di causalità che riduce l’angoscia dell’imprevedibile.
Insomma la capacità di amare si decide in quella età,
insieme alla formazione della propria identità che nasce
dal riconoscimento. E perché non chiedersi da donne,
quando si è vittime consapevoli di violenze maschili,
se non siamo per caso state private di quella primaria
accettazione benevola? Sia da mamme sia da donne an-
diamo all’origine del nostro amore o non amore. Queste
cose, forse senza troppo pensare alla psicologia, le ha
ricordate papa Francesco parlando di pace nel mondo
e aggiungendo che i bambini che non crescono nell’a-
more non lo riconoscono neppure più nella loro vita e
frequentano invece il sopruso e il dolore scambiandoli
per alimento buono e noto. E quando saranno grandi
difficilmente potranno risolvere i loro conflitti o addirit-
tura esigere per sé quel rispetto e quella protezione che
troppo spesso noi donne tendiamo addirittura a lasciare
ad altri, ad esempio il marito o il presunto amore.
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