Numero 4 del 2016
Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali
Testi pagina 31
29Aprile-Maggio 2016
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Ma si vuole andare anche oltre. No-
nostante i pochissimi fondi statali
messi a disposizione e grazie all’au-
tofi nanziamento, le ideatrici del Fe-
stival hanno deciso fi n dall’inizio che
la visione delle pellicole fosse gratu-
ita. Un’idea che si è rivelata vincente
anche quest’anno, tanto da far regi-
strare un più 2 per cento di pubblico
nelle tre location che hanno ospitato
le proiezioni - l’Operà de Il Cairo, l’I-
stituto Goethe ed il Teatro Falaki - tra
il 27 febbraio ed il 3 marzo 2016.
Il Cairo International Women’s
Film Festival è pensato per le
menti creative delle registe, ma è
rivolto a tutti, come sottolinea Amal
Ramsis: “miriamo a far conoscere i fi lm delle artiste prove-
nienti da ogni parte del mondo, ma soprattutto vogliamo
aprirci a nuovi orizzonti che sono offerti dai diversi punti di
vista femminili”.
Regista ed artista a sua volta e for-
matasi a Madrid, Amal Ramses ha
anche un sogno nel cassetto.
Vuole far ritornare il cinema arabo,
ed in particolare quello egiziano, ai
fasti del passato.
“Una volta eravamo famosi per la
nostra industria cinematografi ca.
Ed è stato così fi no agli anni Ot-
tanta, quando ancora lavoravano
registi importanti come Mohamed
Khan, Khairy Bishara, Raafat El-
Mihi e Ali Badrakhan. Oggi invece
stiamo assistendo ad un tipo di ci-
nema interessato solo ai guadagni
e non ai messaggi da veicolare”. Per questo il
CIWFF ha una sua importanza. Non vuole solo
essere una vetrina per le artiste, ma intende
anche trasformarsi nello strumento parlante e
visivo con cui capire ed analizzare la società,
anzi le società nelle quali viviamo. “Ad esem-
pio, è possibile guardare un fi lm boliviano e ca-
pire che ciò che accade lì è lo stesso che ac-
cade qui da noi. Questo è il potere del grande
schermo, perché più ci si avvicina al cinema
ben fatto e più siamo in grado di valutare noi
stessi ed il mondo che ci circonda”.
Amal Ramsis critica l’assenza di un pensie-
ro critico in questo momento storico, troppe
volte messo a tacere dalle produzioni cinematografi -
che che mirano solo a fare cassa.
Ma non è il caso de il Cairo International Women’s Film Fe-
stival, che nel corso degli anni “ha guadagnato una buona
reputazione in ambito internazionale non solo perché dà
spazio alle registe, ma perché permette di affrontare te-
matiche e problematiche femminili che riguardano tutte le
donne del mondo, e non solo quelle che vivono in questa
parte di mondo. Un esempio vale per tutti: la violenza do-
mestica, dramma che colpisce indifferentemente le donne
ricche e quelle povere in ogni parte del pianeta”.
Alla rassegna quest’anno è stata aggiunta una nuova se-
zione dedicata al “cinema e la danza” nell’intento di in-
dagare lo stretto rapporto, sempre esistito, tra queste due
forme d’arte. Tale decisione può essere letta anche quale
testimonianza di una positiva evoluzione dell’evento e del
fatto che il pubblico che lo segue è sempre più esigente
ed interessato a conoscere la sinergia delle diverse forme
di espressione artistica. ?
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