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Numero 11 del 2007

Stop femminicidio


Foto: Stop femminicidio
PAGINA 30

Testi pagina 30

novembre 2007 noidonne30
È difficile determinare per un paesegrande come la Cina il vettore di
cambiamento, che dovrebbe mostrare
un punto di partenza e uno di arrivo.
Per i dirigenti cinesi le trasformazioni in
atto nel paese sono da ricercare nel pas-
saggio, avviato alla fine degli anni '70,
da un'economia socialista di piano ad
una socialista di mercato.
Molti studiosi occidentali ritengono
invece che il cambiamento sistemico cui
si assiste in Cina sia in direzione di un
capitalismo vincente sul piano del pro-
fitto ma brutale su altri piani. Basti so-
lo pensare al dato sconcertante dello
sfruttamento del lavoro minorile.
L'aumento spettacolare del ritmo di
crescita è reso possibile grazie al contri-
buto determinante del lavoro dei mino-
ri. L'Unicef ha calcolato che più del 30%
dei redditi familiari cinesi sono assicu-
rati dal lavoro infantile.
La Cina di Deng Xioping sta realiz-
zando quel che Mao Tze Tung auspica-
va come "il grande balzo in avanti".
E questo balzo sta avvenendo in for-
me e a velocità sbalorditive che nemme-
no Mao avrebbe potuto prevedere. Sul
piano dei tassi di sviluppo i risultati so-
no straordinari. Siamo di fronte al più
grande popolo di consumatori del pia-
neta, che lavora duro per esportare ma-
nufatti e per far crescere il mercato in-
terno, puntando su industrializzazione,
ricerca, innovazione e confidando su
una forza lavoro eccedente e giovane.
Come ammette l'economista liberale Jo-
seph E. Stiglitz, la Cina ha dimostrato
che la trasformazione dell'economia
non si accompagna necessariamente a
una forte depressione. La trasformazio-
ne di questo paese ha infatti prodotto la
più vasta riduzione della povertà nella
storia (da 358 milioni di poveri nel
1990 a 208 milioni nel 1997 - stima del-
l'Asian Development Bank), contraria-
mente a quanto è successo negli anni
novanta nella Russia in transizione, che
ha generato quello che forse è stato il
maggiore incremento della povertà del-
la storia in un breve lasso di tempo.
Oggi il ritmo di crescita della Cina è
ampiamente superiore al tasso mondia-
le, ponendo questo paese su una traiet-
toria di convergenza economica verso i
livelli di reddito dei paesi industrializ-
zati. Per quanto riguarda alcuni indica-
tori sociali, come la salute e l'istruzione,
esso si situa nella categoria dei paesi a
medio reddito. La speranza di vita alla
nascita (71 anni), il tasso di alfabeti-
smo della popolazione adulta (84%), il
tasso di mortalità infantile (30 per mil-
le), lo collocano sullo stesso piano della
media dei paesi dell'Asia orientale, e
mostrano un livello di sviluppo umano
superiore a quello dell'India.
Ci sono, comunque, dei limiti. C'è chi
sostiene che la Cina stia procedendo a
ritmi troppo serrati e che operi di conse-
guenza nelle tipiche contraddizioni che
incontra il socialismo di mercato.
Tuttavia questa è solo una fase di
transito della "rivoluzione cinese", che
dovrebbe presto chiudersi per lasciare il
posto alla costruzione di un'armoniosa
società socialista. "People first!" è la pa-
rola d'ordine del Segretario del Pcc Hu
Jntao. In sostanza il problema è quello
di rallentare il treno della crescita (la
produttività sovrasta la produzione!)
che correndo troppo ha fatto allargare
la forbice sociale, il divario tra disagio
diffuso e nuove ricchezze. Questo è il
punto di vista di coloro che pensano che
la Cina odierna abbia imboccato la
strada della Russia sovietica degli anni
della Nep quando, nel dare avvio all'e-
conomia mista, s'imbatté in non pochi
problemi determinati dalla liberalizza-
zione economica.
Ma c'è anche chi identifica nella Ci-
na un "nuovo ciclope capitalista" alla
conquista sfrenata di mercati globali
nella lotta imperialista fra giganti, e al-
le prese al suo interno con conflitti di
natura antagonistica propri del capita-
lismo, seppure di variante cinese: gravi
violazioni su ambiente, orari di lavoro e
sicurezza, standard sanitari bassissimi,
assenza di welfare, formazione di un
proletariato urbano e contadino con
redditi lillipuziani rispetto a quelli della
nuova borghesia emergente ecc.
In attesa di capire quale orientamen-
to assumerà la Cina (se socialista o ca-
pitalista), è possibile comunque fare al-
cune considerazioni sulla ricaduta so-
ciale del grande balzo in avanti.
Uno di questi riguarda certamente la
condizione dei minori. E sotto questo
aspetto l'antico Regno di Mezzo riserva
per il momento delle amare sorprese. Un
rapporto del cartello sindacale "Play-
Fair 2008", pubblicato il 10 giugno di
quest'anno, dal titolo "Nessuna meda-
glia alle Olimpiadi per i diritti dei lavo-
ratori", ha denunciato l'impiego dis-
umano di bambini cinesi nella produ-
zione di oggetti con il marchio ufficiale
dei giochi per le Olimpiadi del 2008: co-
stretti a lavorare dalle 7,30 alle 22,30
con ritmi di lavoro massacranti e con
una paga giornaliera di 32 yuan (circa
Cristina Carpinelli
Piccoli, infaticabili lavoratori
Quo vadis, Cina?
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