Numero 12 del 2008
E tu di che Natale sei?
Testi pagina 30
“L'obbligo del velo islamico è leggedello Stato. Rispetta la legge". Ma-
nifesti con questa scritta, in lingua farsi
ed inglese, sono affissi nei locali pubbli-
ci iraniani, in giro per il paese, a me-
mento di qualcosa che sarebbe comun-
que impossibile, per le donne iraniane,
non ricordare. Per quanto si possa an-
dare in Iran preparati, desta rabbia ed
impotenza leggere una simile scritta,
corredata da un viso triste ed acquie-
scente di donna 'perbene' incorniciato
dal velo. La regola, ovviamente, vale
anche per le straniere, turiste e non, che
devono coprirsi il capo ed il corpo pos-
sibilmente fino alle ginocchia, per non
indurre in tentazione. Persino i manichi-
ni, nelle vetrine dei negozi e nei bazar,
sono costretti a portare il velo. Ma se
tutto questo è più o meno noto, meno
prevedibile per chi si avvicina ad un
mondo tanto misterioso e demonizzato
in Occidente, è scoprire di persona che
l'Iran è un paese vitalissimo e niente af-
fatto cupo, pieno di giovani (donne e
uomini) che cercano di affrancarsi dal-
la paura e dalle sofferenze causate da
un regime totalitario, sedicente religio-
so, ormai obsoleto e scollato dalla base
popolare. Si rimane piacevolmente sor-
presi nell'apprendere che le donne ira-
niane che studiano e frequentano l'Uni-
versità a Teheran, Esfahan, Shiraz e
Yazd - le città principali del paese - in
molti casi sono in numero superiore agli
uomini, e spesso eccellono negli studi: le
studentesse iraniane sono belle e colte,
curate e moderne, imparano le lingue,
vanno fuori a cena la sera e si tengono
per mano con i fidanzati. Fermano il tu-
rista, uomo o donna, senza alcuna sog-
gezione, per testare il proprio inglese,
per avere notizie dell'Occidente, dell'Ita-
lia, di quello che si dice sul loro paese,
su quale musica si sente e quali film si
possono vedere all'estero. 'Persepolis', la
bella graphic novel di Marjanne Satrapi
che oggi è anche film, circola, ad esem-
pio, al mercato nero, e molti altri pro-
dotti proibiti si possono reperire tramite
Internet o amici con le conoscenze giu-
ste. Si respirano un dissenso e un males-
sere diffusi verso la classe dirigente del
Paese, speculari all'enorme curiosità ed
alla fame di scambi d'opinione con
mondi "altri", occasioni rare i turisti. Vi-
sitare l'Iran è dunque un'esperienza
umanamente eccezionale: prima ancora
che scoprire i tesori d'arte e di architet-
tura dell'antica Persia - peraltro unici -
bisogna entrare in una dimensione di
contatto e vicinanza con la gente, rego-
la generale ma più che mai valida in
questo Paese. Anche in Iran esistono
esperienze di turismo sostenibile e co-
operative sociali: grazie a questi contat-
ti è auspicabile l'apertura di un canale
che faciliterà - così si spera - gli scambi
con l'Italia, favorendo la rottura dall'i-
solamento. Ad esempio la signora Nabi-
zadeh, è la "managing director" dell'"Af-
tab Kalout Eco-tours & Travel", un'a-
genzia con uno staff di 10-12 persone,
tra stabili e part-time, più circa 20 refe-
renti e guide in giro per il Paese. "La no-
stra è una delle 2 o 3 agenzie di turismo
sostenibile e responsabile di tutto l'Iran.
dicembre 2008 noidonne30
Iran
Il velo e la poesia
Elisabetta Colla
Iraniane alla “guida” del loro futuro
Due notizie confermano il dinamismo delle donne iraniane, nonostante l'uf-
ficiale imperio di veli e divieti. Entrambe riguardano la possibilità di condur-
re mezzi di trasporto, strumenti di libertà fisica e non solo.
SE LA VETTURA E' ROSA. Cambio automatico, sistema elettronico per il
parcheggio, navigatore e servo sterzo per le autovetture 'per sole donne' che
saranno lanciate sul mercato nazionale nei prossimi mesi. La linea 'dedicata'
prevede, oltre a colori particolari, l'allarme in caso di ruote sgonfie e un video
per intrattenere i bambini a bordo. Pare che le autorità islamiche abbiano uffi-
cialmente appoggiato il progetto, forse in base alla constatazione dell'incre-
mento delle donne al volante testimoniata anche dalla costituzione di socie-
tà di taxi formate da sole donne.
PRESTO ANCHE IN MOTO. Il divieto c'è da 26 anni, ma avanza l'idea è di
superarlo consentendo alle donne di prendere la patente per guidare le moto.
Persino fonti ufficiali della polizia sostengono che non è un delitto per le
donne andare in moto, l'importante è che lo facciano rispettando 'i valori isla-
mici', cioè osservando le regole dell'abbigliamento che le vuole coperte dalla
testa ai piedi. La battaglia è all'inizio e l'esito non è certo, visto che già qual-
che anno fa un'azienda di moto era stata costretta a cancellare un corso di
guida per donne. Deluse le 4.000 che si erano iscritte, ma probabilmente
determinate a non desistere.