Numero 10 del 2010
Bio diversa mente
Testi pagina 30
28 noidonne | ottobre | 2010
opo mesi di trattative, il 2 luglio scorso l’Assem-
blea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la
Risoluzione che darà vita a UN WOMEN, la nuo-
va agenzia ONU dedicata alla promozione dei dirit-
ti delle donne e all’uguaglianza di genere. La no-
tizia non ha suscitato particolari reazioni, neppure
da parte del Dipartimento delle Pari Opportunità o dal
Ministero degli Affari Esteri; solo qualche ripresa su siti
internet per addette ai lavori.
Operativa dal gennaio 2011, la nuova struttura racchiu-
derà quattro entità, fino ad oggi operanti in maniera se-
parata: il Fondo di Sviluppo per le donne (UNIFEM), la
Divisione per l’emancipazione delle donne (DAW), l’Isti-
tuto di Ricerca e Formazione internazionale per l’eman-
cipazione delle donne (INSTRAW), l’Ufficio del Consi-
gliere Speciale del Segretario Generale ONU sulle te-
matiche di genere (OSAGI). Nomenclature bizantine e
sovrapposizioni di competenze tra organi fanno dubita-
re che fino ad oggi i diritti delle donne siano stati promossi
dalle Nazioni Unite in maniera efficace. Un’iniziativa da
accogliere con favore, dunque: la pensano così trecento
associazioni – riunite nella campagna globale Gender
Equality Architecture Reform – che hanno attivamente
seguito il processo. Un maggiore coordinamento all’in-
terno delle Nazioni Unite e con i governi dovrebbe per-
mettere di avere più donne nei luoghi decisionali, con-
trastare la violenza di genere, valorizzare il potenziale pro-
fessionale e intellettuale femminile, ridurre il carico di cura
affidato alle donne.
Eppure rimane l’impressione di tornare indietro nel tem-
po: ancora, nel 2010, serve un’agenzia ‘per le donne’? No-
nostante decenni di discussioni, centinaia di programmi
e convenzioni internazionali, siamo ancora di fronte a dati
sconcertanti rispetto alla condizione femminile nel mon-
do. A parità di mansione le donne mediamente percepi-
scono il 17% di salario in meno e sulle donne pesa la mag-
gior parte del lavoro non
retribuito. Due terzi degli
adulti analfabeti sono
donne e meno della metà
delle madri nei Paesi co-
siddetti in via di sviluppo
possono partorire assisti-
te da personale sanitario.
Su dieci persone vittime di
tratta otto sono donne e
ragazze. Troppo poche le
donne in Parlamento, nei
Ministeri, nei consigli di
amministrazione, con rare
eccezioni (non sempre nei
Paesi industrializzati). Si
prova imbarazzo a ripetere così spesso gli indicatori di di-
suguaglianza che dovrebbero rendere prioritario l’impegno
per restituire voce, dignità e autonomia a più della metà
della popolazione mondiale.
Nondimeno negli ultimi trent’anni molto è cambiato nel-
le condizioni di vita per le donne e nei fora di elaborazione
di politiche e strategie. In molti contesti le donne sono pas-
sate da ‘categoria protetta’ a risorsa preziosa, soggetto da
includere non solo più per ragioni di pari opportunità ma
perché la differenza può costituire valore aggiunto. An-
UN WOMEN:
CAMBIARE TUTTO
PERCHÉ CAMBI QUALCOSA
Nel 2010 serve ancora un’organizzazione internazionale dedicata
all’uguaglianza di genere?
D
MO
ND
I
di Beatrice Costa*
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