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Numero 5 del 2010

Non solo madri


Foto: Non solo madri
PAGINA 30

Testi pagina 30

maggio 2010 noidonne30
Guatemala insanguinato. Al primoposto in America Latina per nume-
ro di donne assassinate, nella maggior
parte dei casi (61%) per mano di mari-
ti, conviventi o altri familiari cui, di fat-
to, è garantita piena impunità. Qui, do-
ve la cultura machista è endemica e
l'imposizione brutale sulle donne ritenu-
ta normale, si consumano più di 700
'femminicidi' ogni anno, cui corrisponde
meno dell'1,5% delle condanne. E l'im-
punità favorisce l'escalation della vio-
lenza. Già nel 2007, il portavoce Onu
Philip Alston riferiva che in 6 anni la
popolazione femminile nel paese era
cresciuta dell'8%, mentre l'indice di
mortalità relativo era salito del 117%. E
che vi sarebbero state più vittime di
morti violente nei primi 25 anni di pace
che nei 36 della guerra civile terminata
nel '96.
Il Propevi - Programma governativo
di prevenzione ed eradicazione della
violenza intrafamiliare - riceve in media
5.200 chiamate d'aiuto al mese. Ma, co-
me nota l'antropologa Marcela Lagarde,
"la violenza subita dalle donne non è
solo fisica, fatta di stupri e pestaggi fin
dall'infanzia, ma anche e soprattutto
psicologica, economica e patrimoniale".
Le donne sono segregate in casa, hanno
scarso accesso all'istruzione e al lavoro.
E quando trovano un impiego, spesso in
cambio di prestazioni sessuali, devono
subire le molestie di colleghi e superiori.
Inoltre, le difficoltà economiche del
paese spingono molti uomini a emigrare
negli Usa abbandonando le mogli. "Mio
marito era pieno di debiti, così ha deci-
so di andarsene in Florida e mi ha dato
in custodia a suo fratello" racconta Ma-
ria Luz, 35 anni. "Per me è iniziato l'in-
ferno: mio cognato mi picchiava e abu-
sava di me, non avevo difese, mio padre
non voleva saperne delle mie lamentele.
Poi sono rimasta incinta e mio cognato
mi ha cacciata via, sono stata costretta
ad abbandonare il villaggio". In casi co-
me questo infatti le donne stuprate e in-
cinte vengono segnate a dito e rifiutate
dall'intera collettività; e capita che fa-
miglia e autorità locali si accordino per
privarle della casa e dei beni. "Ma io so-
no stata fortunata - dice Maria - Sono
stata accolta dalla Red, che mi ha aiu-
tata a trovare un lavoro da sarta con
cui ora posso mantenere me e il mio
bambino". La Red -Coordinadora de Or-
ganizaciones de Mujeres Ixhiles - è stata
fondata nel 1999 da un gruppo di don-
ne, stanche di subire. L'associazione
opera in Guatemala occidentale, nel di-
partimento del Quiché abitato dai ma-
ya-ixhil, uno dei 22 popoli originari del
paese. L'area Ihxil fu la più colpita dal
genocidio dei maya, accusati di soste-
nere la rivoluzione per privarli delle lo-
ro terre. Il 45% dei massacri fu perpe-
trato proprio nel Quiché dove oggi le
principali vittime della violenza sono le
ixhiles, doppiamente discriminate in
quanto indigene e in quanto donne.
La Red promuove "la presa di co-
scienza delle donne sui propri diritti e
offre corsi di alfabetizzazione e profes-
sionalizzazione per permettere loro di
uscire dal circolo vizioso dipendenza-
povertà" spiega Juana Baca Velasco, co-
ordinatrice. "Tramite la creazione di
fondi di microcredito le aiutiamo a inse-
rirsi nel sistema produttivo; inoltre dia-
mo sostegno alle vittime di violenza e
facciamo sensibilizzazione 'politica', in
sinergia con le organizzazioni non go-
vernative (ONG) e statali che operano a
tutela dei diritti. Il nostro obiettivo, ol-
tre allo sviluppo integrale della donna,
è contribuire a creare una cultura di pa-
ce e uno Stato democratico".
Juana, a causa del suo impegno nel-
la Red, si è inimicata alcune realtà isti-
tuzionali di Nebaj, un municipio del
Quichè, cui facevano gola i soldi da lei
gestiti per i progetti di microcredito. Do-
po una serie di intimidazioni e pestaggi,
nel 2004 Juana ha subito un attentato
da cui è fortunosamente scampata. Og-
gi gli aggressori sono stati condannati
ed è in corso un processo contro il sin-
Guatemala
Eppur si muove
Stefania Garini *
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