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Numero 1 del 2011

Il futuro in testa


Foto: Il futuro in testa
PAGINA 3

Testi pagina 3

I SAPERI

E IL FUTURO

EDITORIALE

pazio da percorrere, territorio da conquistare: ec-

colo il futuro che arriva. E che sfugge, diventan-

do velocemente passato. Tutto avviene con rapi-

dità, rimanendo in superficie, e sembra che nul—

la riesca a lasciare traccia nelle nostre esistenze e
nelle dinamiche sociali. Il nostro presente è fatto di tanti ‘nul-
la’, di inconsistenze: parole che valgono nello spazio in cui
sono pronunciate, idee subito sorpassate da altre senza che
se ne sperimenti la validità e la possibilità di espansione, nu-
meri dell’economia che dicono e disdicono nello stesso di—
spaccio. È come Vivere in un continuo bradisisma che fa smot-
tare, giorno per giorno, tutti gli elementi che compongono
le nostre vite. Il risultato è che non riconosciamo più mini-
mi punti di riferimento. Questa mobilità del perimetro nel
quale ci muoviamo innesca reazioni diverse: c’è chi si sen-
te impotente e rinuncia ad interagire e c’è chi - all’opposto
- corre, lavora, propone o impone. Insomma si agita molto
rispondendo ad un insopprimibile impulso al fare, ma avan-
za a tentoni. La crisi è testimoniata dal fatto che né l’uno né
l’altro modo di essere, oggi, sembrano avere senso. Così Vi-
viamo in un permanente presente e ci neghiamo il piacere
del progetto e percepiamo come inutile l’idea dell’investi—
mento. Non cogliamo nel e del futuro possibilità e poten-
zialità, non ci crediamo e quindi non ci scommettiamo. For-
se (anche) per questo il tasso di natalità delle donne italia-
ne continua a rimanere basso: i figli sono il più impegnati-
vo omaggio al futuro che si possa fare e rappresentano (an-
che) un gesto di massima generosità e incoscienza. Insieme
ad un nuovo essere umano, nelle premesse sconosciuto ep-
pure amato, ci si apre al futuro e all’ignoto accettandone ‘a
scatola Chiusa’ tutte le incertezze. È l’idea dello stare ‘insieme
a’ che prevale rispetto all’opposto: la chiusura, l’egoismo. Di-
mensione privata e collettiva si mescolano quando si pensa
al futuro, ma l’individualismo che ha contrassegnato gli ul—
timi decenni ha pervaso, anzi inquinato, tutto rendendo dif-
ficile districare la matassa. È piuttosto chiaro, però, che il to-
talitarismo della polverizzazione politica, economica e sociale
non ci ha resi migliori, bensì ha accentuato fragilità e soli-
tudini. “Siamo una società pericolosamente segnata dal vuo-

to, Visto Che ad un ciclo storico pieno di interessi e di con-
flitti sociali, si va sostituendo un ciclo segnato dall’annulla-
mento e dalla nirvanizzazione degli interessi e dei conflitti”.
Così ci descriveva il 44° Rapporto Censis lo scorso dicem—
bre, osservando che in mancanza di “un dispositivo di fon-
do (centrale o periferico, morale o giuridico) che disciplini
comportamenti, atteggiamenti, valori” quello che prevale è
una “diffusa e inquietante sregolazione pulsionale”. Come
superare comportamenti individuali improntati ad un “egoi-
smo autoreferenziale e narcisistico” P Il Censis propone: “tor—
nare a desiderare è la Virtù civile necessaria per riattivare la
dinamica di una società troppo appagata e appiattita”. De-
siderare cosa, nell’ambito delle relazioni private o nella di-
mensione pubblica? Continua a mancare un progetto ge-
nerale, economico e sociale, un’idea complessa e affascinante
che sappia emozionare ed alimentare il sogno. Una prospettiva
che conquisti cervelli ed emotività perchè percepita come
veramente innovativa, giusta e onesta.

Il futuro lo potremmo conquistare, e farcelo amico
come dimensione e come sfida, rinominando in maniera
differente la realtà e le relazioni sociali, ridefinendo il mo-
dello di convivenza e ripensandone termini e concetti. È in
questo ampio e incerto spazio di manovra che il femminile
deve prevalere, inteso come Visione e come scala di valori e
priorità. Se è vero che il presente va trasformato e se è vero
che le donne sono le prime Vittime delle odierne iniquità
sociali, allora sono proprio le donne che possono esprimere
una profonda consapevolezza della necessità di un cam—
biamento radicale. In che modo, non è facile immaginare.
Ragionevolmente, ma senza timori, occorrerebbe il corag-
gio di uscire dagli schemi e sperimentare. A partire dai sa-
peri cumulati, e anche utilizzando il potere. Non quello
esercitato nei ‘palazzi’, ma quello derivante dalle compe-
tenze e che a partire da queste può coniare linguaggi e tro—
vare inediti equilibri. I

di Tiziana Bartolini

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noidonne | gennaio | 2011 n
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