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Numero 9 del 2007

Dolce attesa ... o malattia?


Foto: Dolce attesa ... o malattia?
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cerie circa le sue cosiddette "fissazioni";
molti commentatori fanno finta di non
sapere quanto è importante avere un'im-
magine pubblica e quello che si accetta
da un uomo di potere diventa una mac-
chietta quando si riferisce ad una don-
na che aspira ad averne. Si parla molto
anche dell'ambizione della Fernández
che viene descritta come orgogliosa e
determinata; tutte caratteristiche che in
un uomo, e per giunta candidato Presi-
dente, verrebbero esaltate come virtù.
Con modi da politica accorta la Fer-
nández utilizza, nei comizi di piazza,
un atteggiamento e un modo di parlare
molto simili a quelli utilizzati da Eva
Perón; ma solo nei modi le due donne si
somigliano e volerla presentare come
sua erede sarebbe perlomeno impruden-
te visto che il ruolo di Primera Dama
poco di addice ad una donna che pun-
ta direttamente a ricoprire ruoli pubbli-
ci e istituzionali. In un'intervista al gior-
nale spagnolo El País ha affermato con
sincerità che "la lotta politica è lotta per
il potere. L'importante è dichiarare per-
ché si vuole il potere e che cosa si vuole
fare con il potere"
Quello che risalta nel suo percorso
politico è, insieme alla determinazione,
il coraggio che ha contraddistinto le
scelte politiche; in special modo il nuo-
vo corso che negli ultimi anni, dopo la
tremenda crisi del 2001, il Governo ar-
gentino ha portato avanti nei confronti
delle grandi organizzazioni mondiali di
credito, il Fondo Monetario Internazio-
nale e la Banca Mondiale e che, aperta-
mente schierata al fianco del marito
Presidente, l'ha vista polemizzare con
questi organismi rinegoziare il debito e
riuscire a risollevare l'economia del Pae-
se. Sul fronte dei diritti umani ha com-
battuto per l'abolizione delle leggi di
Punto final e di Obediencia Debida che
avevano fino ad allora garantito l'im-
punità dei militari golpisti protagonisti
delle atroci violazioni dei diritti umani
durante la dittatura del 1976-1983. Il
tutto con una coesione di coppia vera-
mente invidiabile in cui ciascuno riesce
a rendere conto di un progetto comune
senza annullare la propria identità né
rinunciare alla propria indipendenza di
giudizio.
Il 19 luglio da La Plata Cristina Fer-
nández Kirchner ha lanciato la sua can-
didatura a Presidente della Repubblica
argentina. Il partito attualmente al go-
verno, l'ala sinistra del Partido Justicia-
lista, erede del peronismo, ha preso la
decisione di candidarla. Le elezioni am-
ministrative di giugno scorso avevano
segnato una battuta d'arresto per il par-
tito del Presidente, sconfitto a Buenos
Aires dall'oppositore di destra, l'impren-
ditore Presidente della più popolare
squadra di calcio argentina, Mauricio
Macri, e Kirchner ha capito immediata-
mente che c'era bisogno di serrare le fi-
la. La candidatura di Cristina si inseri-
sce in questo contesto: Nestor Kirchner
rinsalderà le posizioni del partito a li-
vello nazionale e Cristina sarà la pros-
sima Presidenta. Del resto lei lo aveva
detto già un paio di anni fa: per attua-
re il nostro programma quattro anni
non sono sufficienti.
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... e l'America Latina non è solo tango e ponchos.
A ottobre le elezioni presidenziali vedranno una donna
candidata e possibile Presidenta
Mi sono sempre chiesta amiche care che fine abbiano fatto nel corso dei secoli le vite di don-
ne eccellenti, autentici talenti sepolti da una coltre di oblio e di assoluta noncuranza. Rispol-
verando qua e là alcune fonti antiche, e in epoca di rinnovati coinvolgimenti politici, non pos-
so dimenticare la vita di Aspasia di Mileto, figura di studiosa e di donna politica dell'antichità
per molti versi ancora inafferrabile e poco studiata. Esistono testimonianze tutte rigorosa-
mente al maschile che difficilmente trovano spazio nei libri di testo delle scuole superiori e a
maggior ragione nei compendi universitari. Solo l'interesse peculiare di alcune studiose di buon livello riesce a far emerge-
re profili inediti e preziosi di filosofe, poetesse, cultrici di arti superiori. Il pensiero femminile insomma comincia ad esse-
re obnubilato quando le si esclude dalla vita pubblica, privandole dei loro diritti patrimoniali e legali e da una qualsivoglia
opportunità di sviluppo intellettuale. Il resto l'ha fatto naturalmente la storia. Ricorrente il fatto che siano da subito, qua-
si a riceverne una simbolica investitura, amanti straniere del potente dell'epoca (appunto Pericle) e che solo in seguito,
sganciatasi di una sudditanza psicologica ed economica Aspasia riesca ad esprimere un'enorme capacità di creatività e di
ideazione. E' lei stessa ad insegnare ai politici di allora l'enorme potere della parola, la sua capacità di creare un grande af-
fresco mitico sullo sviluppo della potenza ateniese, il legame che essa dichiara con gli antichi poeti di allora, in una pro-
spettiva per cui l'antico legame della parola con la divinità serve ormai a guidare uno stato e ad esercitare non più un po-
tere sacrale ma pubblico e civico. Eppure bisognerà aspettare fino al Medioevo perché ci giunga una voce femminile che
faccia riferimento all'insegnamento di Aspasia; si tratta di Eloisa che nella sua corrispondenza con Pietro Abelardo dopo la
tumultuosa fine del loro rapporto cita la filosofa come fonte dell'idea del perfezionamento degli ideali politici e civili, cui
Abelardo mostra di voler venir meno dopo il brusco troncamento della loro relazione. Il nome di Aspasia tocca dunque al-
cuni punti nevralgici della riflessione sulle donne e l'antichità, e mostra il grande lavoro critico ancora da svolgere negli stu-
di classici su questi temi.
A scuola da Aspasia
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