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Numero 1 del 2008

Siamo in movimento


Foto: Siamo in movimento
PAGINA 29

Testi pagina 29

un convoglio passeggeri sembra di stare
in una tradotta per carcerati. I finestrini
sono piccoli e sbarrati da inferriate, la
luce è scarsa e i nostri posti sono vicini
ai servizi igienici. Un forte puzzo di uri-
na è nell'aria e viene diffuso dai ventila-
tori attaccati al soffitto. Le cuccette so-
no tre per ogni lato e due nel corridoio.
Lo scompartimento si riempie di uomini
e dal vagone provengono solo voci ma-
schili. Finalmente arriva una signora. Si
siede vicino al marito. Ci scambiamo
alcune parole e così apprendiamo che la
loro meta è New Delhi, noi scendiamo
molto prima. Ci sistemiamo con i nostri
zaini e telo (in India serve sempre un te-
lo di cotone per tante situazioni). Ci
aspettano 7-8 ore di viaggio. Mi accor-
go che la signora è sparita. Il marito in-
crocia il mio sguardo indagatore e mi
informa che la moglie si è recata per la
notte nell'apposita carrozza per signore.
Comprendo perché sono l'unica donna.
Il treno procede lento ed è fermo con-
tinuamente in stazioncine buie le cui
pensiline sono stracolme di persone o
che dormono in terra o che attendono di
salire. Tanti passeggeri si siedono ai pie-
di delle cuccette basse, ovviamente sen-
za il biglietto. Il controllore passa e pa-
re rassegnato.
Questa prima notte in treno ha su di
noi un impatto notevole.
Scendiamo ad Aurangabad alle cin-
que del mattino, stesse scene già viste:
bambini, bambini, donne, uomini, in
terra avvolti in teli. Qui ci attendono
giorni alla scoperta dell'archeologia ru-
pestre di Ajanta ed Ellora. Un intreccio
di mistero e spiritualità difficile da de-
scrivere in una complessità architettoni-
ca unica.
Nel mondo indiano la grotta e la
montagna alludono da sempre al grem-
bo della terra madre. Le decorazioni
scultoree ed i bassorilievi di Ellora cele-
brano il divino potente Schiva e accan-
to ai momenti significativi del suo ciclo
mitologico incontriamo la sua sposa
Parvati. Sono proprio una bella coppia,
li troveremo continuamente nel nostro
viaggio. Le grotte di Ajanta testimonia-
no l'importanza del buddismo ed i tren-
ta magnifici templi scavati nella roccia
ed affrescati sono una delle meraviglie
dell'India che richiama tantissimi pelle-
grini dal lontano Tibet.
Iniziamo a comprendere qualcosa di
questo immenso Paese.
noidonne gennaio 2008 29
prima tappa di un viaggio "fatto in completa autonomia
senza la mediazione di agenzie turistiche" alla scoperta di
un Paese ricco di contrasti, mistero e fascino. Dai grattaceli
di Mumbay all'archeologia rupestre di Ajanta ed Ellora
STRUMENTIRuoli / Sei “vittima”?
I ruoli che nel corso della nostra esistenza inter-
pretiamo sono molteplici, dipende dalle situazioni,
dai nostri stati d'animo, da sollecitazioni, li inter-
pretiamo il più delle volte inconsciamente, li usia-
mo per difenderci o per tentare di farci amare,
oppure sono ruoli che qualcun altro ci ha assegna-
to e che noi facciamo nostri anche se in fondo non
ci appartengono. Assumere un certo ruolo con lo
scopo di manipolare gli altri porta a vivere in modo
distorto le relazioni e per la persona che lo inter-
preta diventa un'arma a doppio taglio.
Fra i principali atteggiamenti assunti per manipo-
lare l'altro, i ruoli di "salvatore, vittima, persecuto-
re" sono quelli che si manifestano più spesso nella
relazione con l'altra/o quando questa non è più
soddisfacente.
In questo numero prendiamo in esame l'assunzio-
ne del ruolo di "vittima".
La caratteristica principale del ruolo di "vittima" è
evitare il più possibile le responsabilità, il lamento
è il motivo costante di sottofondo. La "vittima"
cerca costantemente qualcuno a cui attribuire il peso dei propri errori, qualcuno a cui
dare la colpa.
Di fronte ad atteggiamenti di questo tipo gli altri, a volte, rispondono con azioni di
sostegno che rinforzano il ruolo di infelice, o viceversa, assumono toni aggressivi che
rimarcano la grande incomprensione verso chi si sente "vittima".
La "vittima" in questo modo ha il vantaggio di non pagare lo scotto di rischiare in prima
persona e allo stesso tempo di non prendersi l'onere dei propri atti. Questo ruolo porta
ad accumulare nella vita solo esperienze di umiliazione e insuccessi che creano dolore
rendendo deboli le possibilità di sviluppare forza interiore e autorevolezza. Uscire da
questo retaggio è possibile ma necessita di una buona dose di volontà a cominciare dal
riconoscere che gli altri non hanno nessuna colpa se la nostra vita è un purgatorio ma
se solo lo vogliamo veramente, possono diventare i nostri migliori alleati per ri-trovare
la nostra vera identità che fondamentalmente è integra e positiva.
Vito Ferrari, 1970
Gianna Morselli
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