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Numero 5 del 2009

La nuova Europa


Foto: La nuova Europa
PAGINA 29

Testi pagina 29

29noidonne maggio 2009
Ileana Alesso, 54 anni, avvocata di Milano, all'Udi
dal 2007. Tra le promotrici del Comitato "Quando
decidiamo noi…"
In uno degli ultimi incontri nazionali del Comitato
"Quando decidiamo noi…" si è decisa un'iniziativa parti-
colare per riaffermare diritti e doveri in merito alla
maternità. Ce ne parli?
Abbiamo deciso di procedere nei confronti di tutte le
Regioni con una diffida, da notificarsi mediante gli Ufficiali
Giudiziari, affinché venga data piena, e solerte, attuazione
ad una disposizione di legge prevista nel Progetto Materno
Infantile e confermata nel Piano Sanitario Nazionale. Si trat-
ta di una norma che attribuisce alle puerpere il diritto alla
assistenza sanitaria domiciliare, attraverso le visite delle oste-
triche, nei primi giorni di vita del bambino a garanzia della
normale evoluzione dell'evento. Si tratta di una norma di
attuazione dell'art. 31 della Costituzione sul valore sociale
della maternità. Ora, è noto che spesso queste visite domici-
liari intervengono con ritardo o non intervengono affatto
poiché sono sovente le madri con i bimbi a mobilitarsi e a
recarsi presso le strutture ospedaliere in quel cono d'ombra
tra la dismissione ospedaliera e la successiva presa in carico
del pediatra. Il Comitato nazionale quando decidiamo noi ne
ha preso atto e ha deciso di utilizzare gli strumenti che il
diritto mette a disposizione. In questo caso, individuato l'ob-
bligo di legge e individuato il soggetto cui spetta il dovere di
darvi attuazione abbiamo strutturato un atto di diffida. La
diffida ripercorre la ratio e la lettera della legge e rappresen-
ta la situazione quale è, in luogo di ciò che dovrebbe invece
essere e invita ciascuna Regione a utilizzare i poteri conferiti-
gli dall'ordinamento "affinché tutte le strutture sanitarie pre-
senti sul territorio regionale, aziende sanitarie, ospedali e
consultori diano la massima informazione sulla facoltà della
puerpera e del neonato/a di ricevere le predette visite domi-
ciliari e provvedano ad adempiere al dovere di effettuare e
di garantire le visite domiciliari a coloro che potendo accede-
re alla scelta informata decidano di avvalersene". La scelta
che abbiamo operato è stata quella di non inseguire le sin-
gole strutture ospedaliere ma di agire in modo sistemico su
tutte poiché su tutte le strutture ospedaliere vi è la compe-
tenza della Regione. In questo modo prendiamo il bandolo
della matassa. Per questo la diffida si conclude con la
espressa avvertenza, rivolta al Direttore Generale, al
Presidente della Regione e all'Assessore alla Sanità, che "l'o-
missione di qualsivoglia idonea iniziativa volta a rendere
effettiva la assistenza del servizio sanitario alla madre al
bimbo/a a tutela della salute psicofisica e del benessere di
entrambi determinerà l'avvio di tutte le conseguenti azioni
giuridiche e giudiziarie a sostegno delle donne che per la
nascita di un figlio/a divengono madri restituendo alla fun-
zione pubblica la propria responsabilità nell'interesse della
persona e della comunità". Le strategie che ci hanno fatto
scegliere questa strada si basano su due punti: il primo è
che noi crediamo di avere dei diritti mentre loro fingono di
non avere dei doveri; il secondo è che per giungere ai diritti
spostiamo il focus sui doveri.
Cosa vi ha indotto a concentrare il vostro lavoro su que-
sta particolare declinazione del tema dell'autodetermina-
zione, dall'inizio al centro della riflessione del Comitato ?
Se dovessimo dirlo con poche parole diremmo che abbiamo
scelto il futuro nel senso che ci siamo concentrate sulla steri-
lità della funzione pubblica che ha fatto diventare il genera-
re un lusso e il lavorare un privilegio. Se lo Stato e le pubbli-
che amministrazioni fossero pari ai propri doveri istituziona-
li, generare oggi, tra precarietà e futuro, sarebbe meno pro-
blematico. Vediamo tante donne che con tante difficoltà
desiderano diventare madri e trovano ostacoli in ogni dove.
Anche in quel particolare momento in cui dimesse sempre
più precocemente dall'ospedale, si trovano sole. È un
momento di ansia e difficoltà: supporti sociali e culturali
legati all'accudimento, come in epoca passata, non ci sono
più. Abbiamo voluto intervenire. Si parla tanto di maternità,
specie in occasione dei rituali attacchi alla legge 194, ma si
fa poco per le madri. Ecco, sostenere la maternità significa
sostenere le madri. Sostenere le donne che hanno deciso di
esserlo. Autodeterminarsi significa questo: libere di scegliere.
Quali impegni per il prossimo futuro?
Tanti progetti. Partiamo dal Laboratorio che abbiamo deciso
nell'ultimo incontro e che è in corso di preparazione. Si terrà
a Bologna nel settembre prossimo e sarà aperto a tutte le
donne interessate, singole o Associazioni. Il Laboratorio sarà
uno spazio comune a cui si accede da ingressi diversi. Lo
spazio comune è la libertà femminile e le porte di accesso
sono rappresentate da quattro gruppi di lavoro che hanno
come tema: il generare oggi tra precarietà e futuro; il corpo
femminile tra esposizione e occultamento; i linguaggi e le
rappresentazioni; le simulazioni di autogoverno. Abbiamo
individuato le referenti per ciascun gruppo e sono: Laura
Piretti, Marina Mariani, Maria Chiaramonte e Tiziana Garlato.
Sul nostro sito www.udinazionale.org daremo via via notizia
delle tappe del lavoro. E poi più avanti, entro l'anno, secon-
do la tabella di marcia che ci siamo date, un'altra iniziativa
con un tratto giuridico ed europeo. Il diritto è politica e per-
ché fermarci all'Italia? Ne parleremo più avanti. A presto
risentirci.
Un’azione politica
per rinominare diritti e doveri
pagine autogestite dall’UDI a cura di Ingrid Colanicchia
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