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Numero 11 del 2010

Good bye lavoro


Foto: Good bye lavoro
PAGINA 29

Testi pagina 29

Emilia-RomagnaE|R
OL C SOC AL
ALL’ALTEH H A
DEI CAMBIAMENTI
di Pa a arani
on igliera regionale e re pon a ile el are
el PD Emilia-Romagna

er noi emiliani il capi-
tale sociale rappre-
senta non solo un
fattore di coesione e coope-
razione, ma un fondamen-
tale fattore competitivo per
l’economia. La solidità del
nostro sistema di H elfare è
oggi messa a dura prova
dalla crisi economica, che
sta esponendo fasce cre-
scenti di popolazione all’im-
poverimento. In assenza di
politiche nazionali, gli inter-
venti di supplenza con azioni
di sostegno locale, oltre ad essere insufficienti, stanno mettendo a ri-
schio la capacità di tenuta e di risposta dei nostri servizi. %n altro
tano le tensioni sociali, come dimostrano le centinaia di proteste di in-
segnanti e genitori a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane.
Bel federalismo quello che taglia in egual misura dalla H alle d’Ao-
sta a SiracusaH Il federalismo e la meritocrazia tanto sbandierati restano
parole vuote. Lo Stato investe gli spiccioli sul futuro della comunità men-
tre, ad esempio, non taglia la propria burocrazia e non dà nelle mani
delle Regioni ciò che la Costituzione prevede. Ma l’Emilia-Romagna non
sta a guardare e ha deciso di sostenere la propria scuola per mantenere
i buoni livelli raggiunti. H oteremo perciò in bilancio risorse aggiuntive
per 10 milioni di euro, destinati alla scuola materna,
all’autonomia scolastica e alla qualificazione dei per-
corsi formativi, alle Province per gestire le differenze e
l’integrazione dei bambini con disabilità e degli stra-
nieri, alle famiglie con entrambi i genitori che lavorano
per assegni di conciliazione che permettano l’accesso
al nido. %n intervento che riguarda tutto il sistema pub-
blico di istruzione dell’Emilia-Romagna, dalla scuola dell’infanzia a
quella secondaria di secondo grado, sulla base delle priorità individuate
in accordo con le rappresentanze sindacali e con le amministrazioni lo-
cali. Noi abbiamo un progetto concreto, educativo e sociale, che punta
sull’economia della conoscenza e sul diritto paritario all’istruzione.
Quello del governo, sinceramente, non l’abbiamo ancora capito.
elemento è dato dalle trasformazioni demografiche: ripresa della na-
talità con alta percentuale di bambini figli di immigrati, invecchia-
mento, crescita dei “grandi anziani”, aumento delle persone sole con
esigua rete parentale.
In sintesi, il numero crescente di “nuovi poveri” e la necessità di al-
largare l’offerta verso nuovi bisogni impongono una profonda innova-
zione anche del sistema dei servizi che, altrimenti, non riuscirà ad
allargare e differenziare le risposte e corre il rischio di perdere le sue
caratteristiche di inclusività e di equità. È evidente poi quanto l’assenza
di una riforma nazionale sugli ammortizzatori sociali e di un piano casa
in grado di fronteggiare l’emergenza abitativa - unita agli effetti disa-
strosi dei tagli alla scuola - incida pesantemente sul H elfare locale. Ma
proprio questo quadro drammatico ci impone di mettere in campo tutta
la nostra forza e capacità innovativa per non perdere quelle caratteri-
stiche di comunità solidale e consapevole del bene comune.
La prima esigenza che stiamo affrontando è rafforzare la program-
mazione e la gestione, evitando una dispersione am-
ministrativa delle risorse e la sovrapposizione degli
interventi. H ccorre una più forte compartecipazione e
coordinamento di tutte le risorse pubbliche, del terzo
(associazioni, imprese sociali, etc) e del quarto settore
(le famiglie). La ricchezza di esperienze e potenzialità
nei nostri territori per quanto riguarda i servizi all’in-
fanzia, anziani e disabili, può trovare in un quadro legislativo regionale
semplificato e nel completamento delle norme sull’accreditamento, una
possibilità di allargamento dell’offerta, maggiori flessibilità e garanzie.
La sussidiarietà è insomma per noi una necessità, non solo per la
carenza di risorse pubbliche e i tagli governativi al H elfare (100 milioni
in meno nei prossimi due anni), ma proprio in quanto rappresenta
un’opportunità straordinaria di valorizzare il nostro tessuto economico
e sociale nell’offerta del pubblico, del privato, del volontariato. Ad
esempio, la diffusione delle patologie croniche richiederà sempre più
interventi socio-sanitari e socio-assistenziali e di conseguenza una
maggiore efficacia nell’integrazione e nella capacità del sistema di
“presa in carico globale della persona”. Non vogliamo chiudere gli
occhi di fronte alle difficoltà delle migliaia di famiglie che, in particolare
nella gestione degli anziani, ricorrono a forme di autotutela che non
offrono garanzie. Anche in questo caso occorre che sia
la rete dei servizi a includere le assistenti familiari, of-
frendo maggiori sicurezze all’assistito ed alla sua fa-
miglia. Il nostro sistema sociale e sanitario è ancora
troppo frammentato e pur nella qualità e pluralità del-
l’offerta spesso sono i più fragili ad essere abbando-
nati. Il cittadino va seguito nei suoi percorsi di
assistenza e di cura, semplificando l’accesso e rimuovendo gli ostacoli
nei passaggi da un servizio all’altro.
In conclusione, mentre rivendichiamo con orgoglio le eccellenze
della nostra Regione quali la percentuale di copertura di asili nido più
alta d’Italia (28,6%), o un H ondo per la non autosufficienza che stanzia
più risorse di quelle che il governo nazionale destina all’intero paese,
noi vogliamo guardare oltre. Perché il nostro deve continuare ad essere
un H elfare per tutti, che non lasci indietro nessuno.
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