Numero 5 del 2010
Non solo madri
Testi pagina 29
Durante il regime dei talebani Rawa
ha gestito in clandestinità molte
scuole per offrire educazione alle
donne, cui era stato negato il diritto
all'istruzione. Sono tutt'ora attive?
Se sì, operano ancora segretamente?
Nelle città ce ne sono sempre di me-
no, mentre se ne trovano ancora nelle
zone rurali. Rawa continua il suo lavo-
ro. Molte scuole e programmi educativi
sono tuttora operativi (pur non lavo-
rando sotto il nome di Rawa), soprat-
tutto nei villaggi dove le ragazze non
hanno il permesso di andare a scuola.
Ci sono ancora classi allestite nei corti-
li delle case per quelle bambine cui non
è consentito nemmeno di uscire.
In tempi recenti, i media hanno avu-
to più libertà di espressione e mag-
giore diffusione. Questo è in qualche
modo di aiuto per la causa delle
donne?
Nell'Afghanistan di oggi, rispetto al
periodo del terrore talebano, si vedono
più giornali. Ma, chi più chi meno, sono
asserviti alla propaganda ufficiale del
governo e per i giornalisti 'remare contro
corrente' può essere pericoloso. Anche
Rawa ha una propria rivista, "Payam-e-
Zan" (Il messaggio delle donne), ma gli
edicolanti sono disincentivati, attraver-
so misure di pressione, dal tenerne delle
copie per venderle. Così nel paese c'è
una sua cattiva distribuzione. In alcune
zone non riesce nemmeno ad arrivare.
In Occidente è opinione diffusa che
ora le donne afgane stanno meglio.
C'è una qualche responsabilità dei
media occidentali riguardo a ciò?
Sì, penso che i media occidentali tra-
smettano questo messaggio a scopo pro-
pagandistico, per dimostrare quanto la
presenza degli americani e dei loro al-
leati in territorio afgano sia stata e sia
molto utile per la causa afgana (e delle
donne). Purtroppo, la realtà non è que-
sta. La presenza talebana è radicata so-
prattutto nelle regioni meridionali e
orientali del paese su cui Kabul non ha
nessun controllo.
Puoi dirci, in sintesi, qual è il pro-
gramma futuro di Rawa per portare
nel paese pace e prosperità?
Espandere le sue attività e indirizzar-
le il più possibile all'istruzione di donne
e bambini. Istituire diversi corsi di for-
mazione per donne, in particolare vedo-
ve, in modo che possano imparare un
mestiere. Pubblicare libri e periodici ap-
positamente per donne, bambini e adole-
scenti nelle varie lingue del paese. Fon-
dare una 'biblioteca Meena' in ogni gran-
de città dell'Afghanistan, e fornire al
pubblico migliaia di libri moderni in per-
siano e pashtu. Continuare, insomma,
nel lavoro di educazione e propaganda,
con la consapevolezza che le attività di
Rawa in Afghanistan sono ancora clan-
destine e limitate a causa del comporta-
mento prevenuto e brutale dei fonda-
mentalisti. Gestire i team medici mobili
'gratuiti', collocati in 8 province dell'Af-
ghanistan, che curano principalmente le
donne che non possono andare dal me-
dico per problemi finanziari. Proseguire
il lavoro sociale tra le donne afgane rifu-
giate nei campi profughi in Pakistan. In-
fine, impegnarsi nell'attività politica, e
cioè in difesa dei diritti di libertà e de-
mocrazia delle donne e dei diritti umani,
e nella denuncia delle azioni barbare
compiute dai fondamentalisti. Per quan-
to riguarda le soluzioni da adottare per
ottenere pace e benessere, quella priori-
taria è certamente il ritiro immediato
delle truppe straniere dal paese.
Avete contatti con organizzazioni
internazionali come Amnesty, Emer-
gency, Medici Senza Frontiere, o con
le Ong?
Forniamo ai media stranieri, alle or-
ganizzazioni per i diritti umani, e ad al-
tre che siano interessate, notizie e repor-
tage su omicidi, lapidazioni, amputa-
zioni, incarcerazioni, torture, pestaggi,
frustate, umiliazioni e altri atti disuma-
ni compiuti dai fondamentalisti. Segna-
liamo alle organizzazioni per i diritti
umani, come Amnesty International e
simili, le violazioni dei diritti umani
subite dalle donne.
Come si finanzia Rawa?
Con piccole attività di apicoltura,
allevamenti di polli e pesce; producia-
mo marmellate, verdure sottaceto. Ge-
stiamo attività dimicro artigianato. Ab-
biamo officine per tessitura di tappeti,
ricamo e lavoro a maglia con perline.
Riceviamo anche donazioni e soldi da
tutti coloro che ci sostengono, soprat-
tutto dall'estero.
Durante il tour in Italia, che tipo di
reazione hai percepito riguardo alla
tua testimonianza sulla situazione
in Afghanistan e sulla condizione
delle donne afgane?
Ho avuto la sensazione che la mag-
gior parte degli italiani non fosse a co-
noscenza di quello che sta realmente
succedendo nel mio paese. Molti sono
sinceramente convinti di quanto i me-
dia divulgano al proposito. E cioè che
ora la situazione è decisamente migliore
e che l'elezione di Barack Obama abbia
segnato una svolta positiva. Ma come
ho già accennato, spesso si tratta di me-
ra propaganda.
Comunque, il pubblico era molto in-
teressato ad ascoltare, a capire e a rive-
dere le proprie idee. Sono convinta che
questo viaggio sia stato per me e per voi
molto utile.
Quali sono le tue speranze per il fu-
turo?
Vedere il mio paese affrancato dai
criminali, mafiosi, signori della guerra,
fondamentalisti. Libero anche dalle
truppe straniere e libero di auto-deter-
minarsi. Poter vedere finalmente realiz-
zato il rispetto dei diritti delle donne.
noidonne maggio 2010 29
prosegue l'intervista a
Mehmooda, giovane donna
membra del RAWA
(Associazione
Rivoluzionaria per le
donne Afghane)