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Numero 6 del 2015

Cibo ribelle - Speciale donne arabe


Foto: Cibo ribelle - Speciale donne arabe
PAGINA 29

Testi pagina 29

27Giugno 2015
SL
OV
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IA
al matrimonio poligamo e, poi, all’unione legalizzata fra
uomo e bestie. gli omosessuali vogliono che il loro stile
di vita venga imposto a tutta la società”. Per Jelka godec
Schmidt, nota illustratrice e scrittrice di libri per bambi-
ni, “il diritto di famiglia non puù essere modificato solo
perchè alcuni articoli sarebbero in contrasto con la Co-
stituzione, la motivazione non regge”.
Il punto maggiore della discordia riguarda la possibi-
lità del partner omosessuale di adottare il figlio del
proprio/a compagno/a.
L’adozione congiunta di bambini da parte di persone del-
lo stesso sesso rimane, del resto, anche in altri paesi, che
hanno previsto una qualche forma di unione di fatto le-
gale tra coppie omosessuali, la questione più controver-
sa. Il ministro del lavoro, la famiglia e gli affari sociali, Anja
Kopa Mrak, ha più volte sottolineato che “la nuova legge
non toglie nulla a nessuno, anzi amplia i diritti fondamen-
tali”. Ma non la pensa così una parte della popolazione
slovena, pronta a sostenere l’iniziativa referendaria abro-
gativa del provvedimento, di cui si è fatta promotrice la
Conferenza episcopale, capofila nella raccolta firme per
indire il referendum contro tale provvedimento. La Com-
missione giustizia e pace della Conferenza episcopale
slovena ha, infatti, inviato a tutti i sacerdoti del paese
e ai responsabili delle società cattoliche, indicazioni cir-
costanziate su come dare avvio alla raccolta delle firme
tra i fedeli. Firme necessarie per indire la consultazione
popolare. Il presidente della Commissione, Tadej Streho-
vec, ha chiaramente messo per iscritto in una missiva ai
parroci e ai responsabili dell’associazionismo cattolico le
motivazioni.
In questa missiva, Strehovec ha chiesto ai parroci di
convincere i fedeli a firmare, chiarendo che con la leg-
ge appena varata dal parlamento sulle nozze gay, la Slo-
venia entra a far parte di quel trend occidentale “che
è contrario all’ordine naturale dell’unione tra uomo e
donna”, considerato come “il luogo naturale per lo svi-
luppo di una nuova vita e, allo stesso tempo, il migliore
ambiente per la crescita e lo sviluppo dei figli”. E “non
è una posizione discriminatoria - precisa ancora il do-
cumento di Strehovec - nei confronti di una comunità
priva di questi valori e di queste potenzialità, ma sola-
mente l’accettazione delle leggi naturali”. Come andrà
a finire non è ancora dato di sapere. Certo è che per
avviare un referendum sono necessarie 40mila firme e
dai sondaggi più recenti risulta che il 60% della popola-
zione è favorevole ai matrimoni gay. Non solo. Nel 2013
la Slovenia ha cambiato la sua legislazione in materia di
referendum non permettendo che si facciano plebisciti
in materia di diritti umani. b
so sesso nel nuovo codice di famiglia, ma fu obbligato a
compiere passi indietro per via delle reazioni dei settori
cattolici e della destra slovena, che si focalizzarono so-
prattutto sull’adozione. Nel mese di marzo 2010 il parla-
mento della Slovenia approvava, in prima lettura, la rifor-
ma che introduceva il matrimonio ugualitario, ma le forze
ostili alla riforma furono così forti che il governo dovette
cedere, annunciando nel 2011 il ritiro della norma. No-
nostante ciò, il parlamento riuscì a far approvare una
versione modificata della legge che almeno riconosceva
importanti migliorie per i diritti delle coppie dello stesso
sesso (rispetto alla legislazione del 2006). Ad esempio,
per quel che riguarda l’adozione, la versione aggiorna-
ta della legge, pur non permettendo quella congiunta,
dava, tuttavia, il via libera alla “stepchild adoption”.
Nel 2015, a distanza di qualche anno, il parlamento è ri-
uscito finalmente a far passare il matrimonio ugualitario.
Un successo senza eguali per il proponente dell’emen-
damento alla legge sul matrimonio e la famiglia, Matej
T.vatovec, di “Sinistra Unita”, secondo cui “l’orienta-
mento sessuale non può essere un elemento discrimina-
torio in nessuna situazione. Aver approvato la normativa
- aggiunge vatovec - ha significato compiere un ulteriore
passo verso una società del ventunesimo secolo più civi-
le, inclusiva e tollerante”. Per la capogruppo del partito
di Miro Cerar, Simona Kustec Lipicer, “…essere diversi è
un dono, una parte di un insieme e non un motivo di divi-
sione o disgregazione della società. Nessuno può e deve
interferire sulle scelte personali degli altri, ognuno ha il
diritto di scegliere come vuole gestire la sua relazione af-
fettiva”. Il deputato socialdemocratico, Matjaž Nemec,
ha sostenuto che “la gogna nei confronti della diversità è
durata già troppo a lungo”. Di diverso avviso gli opponen-
ti all’emendamento. Per il partito democratico sloveno,
la famiglia tradizionale va tutelata, non posta sotto mi-
naccia. Alla stessa maniera si sono pronunciati i deputati
di Nova Slovenija. Irena vadnjal, presidente del Comitato
cultura di questo partito, ha sostenuto che “legalizzare
il matrimonio omosessuale vuol dire passare in futuro
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