Numero 4 del 2016
Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali
Testi pagina 29
27Aprile-Maggio 2016
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nell’Ue raggiunse il quorum e fu dichia-
rato valido), questi tre temi sono cari al
popolo slovacco - che è a maggioranza
cattolica, e alla Chiesa cattolica slovac-
ca notoriamente schierata su posizioni
integraliste e politicamente impegnata
nel Paese a difesa della famiglia tradizio-
nale. Basti solo ricordare il peso che la
Chiesa ebbe nel 2014 nel condizionare
l’approvazione del divieto costituziona-
le riguardante i matrimoni gay e nel far
inserire nella Costituzione il concetto di
matrimonio inteso come “unione coniu-
gale tra un uomo e una donna”.
La lettera pastorale pubblicata nel
mese di dicembre 2013 dalla Confe-
renza dei vescovi slovacchi (KBS) de-
finiva la famiglia come un’istituzione
divina, formata da un uomo e una don-
na, e coloro che la minacciavano veniva-
no bollati come “attori della cultura della
morte” (aktéri kultúry smrti). La decisio-
ne del divieto costituzionale alle nozze
gay in Slovacchia, seguiva a quella as-
sunta nel dicembre 2013 dalla Croazia,
dove una valanga di “si” a un referendum aveva introdotto
uno stesso divieto costituzionale. Dunque, questo Paese si
allineava ad altri dell’ex blocco comunista, come appunto
la Croazia, o Polonia, Ungheria, Bulgaria, Lituania e Letto-
nia, che avevano preso una simile decisione sul matrimo-
nio. Nei due Paesi baltici (come in Russia) c’è persino una
legge che impedisce alle associazioni di chiedere diritti e
tutele per gli omosessuali, perché è considerato come una
forma di propaganda. Anche il parlamento della Romania
ha respinto ogni ipotesi di riconoscimento e parificazione
tra matrimonio e unioni omosessuali, e proprio in questi
ultimi mesi le associazioni pro-family sono riuscite a racco-
gliere più di due milioni di
firme (ben oltre la soglia
necessaria di 500mila
firme prevista dalla leg-
ge) per introdurre una
modifica costituzionale di
garanzia per la famiglia,
che veda presente nella
definizione di matrimonio
la specificità che gli sposi
possano essere solo una
donna e un uomo e i ge-
nitori solo “una mamma e
un papà”.
Le ultime elezioni parlamentari in Slo-
vacchia hanno determinato uno spo-
stamento dell’asse politico a “destra”,
poiché la grande parte dell’elettorato ha
gradito la linea di quei partiti conservato-
ri e nazionalisti (in testa - il partito nazio-
nale slovacco) che in campagna elettorale
avevano indicato come principali nemici
del paese - l’Unione europea, le popolazio-
ni Rom e i migranti, nonostante il
fatto che il partito socialdemocra-
tico avesse già dichiarato prima
e dopo la campagna elettorale di
voler difendere le frontiere ester-
ne di Schengen, di non accettare
il piano Ue di redistribuzione dei
rifugiati, ma soprattutto di chiude-
re il proprio territorio ai profughi di
religione musulmana (“in Slovac-
chia non potrà mai formarsi una
comunità musulmana unificata!”).
Anche se al momento, i dati uffi-
ciali contano solo 5mila persone
di fede musulmana regolarmente
registrate, ed il sistema delle quo-
te richiederebbe a Bratislava l’apertura dei confini per soli
803 rifugiati. Tuttavia, l’accento anti-europeo e la retorica
populista anti-migranti portata avanti dal premier Robert
Fico, più che altro a fini strategici elettorali, non sono stati
vincenti, poiché di fatto ha favorito le formazioni estremiste
di destra che su come risolvere, ad esempio, la questione
migranti, avevano delle idee più chiare e semplici rispetto
ai social-democratici slovacchi. E nulla è valsa anche la
decisione del premier, del tutto incurante di rappresentare
un partito socialdemocratico, di appoggiare a suo tempo
l’approvazione del disegno di legge contro le unioni omo-
sessuali, atto che Robert Fico non aveva esitato a definire
come un importante “evento storico”.
L’atmosfera che si respira oggi nella piccola Repub-
blica slovacca non ha nulla della festa. La politica dei
tre pilastri - Dio, Patria, Famiglia - su cui poggia tutto
lo schieramento conservatore di destra, sta creando i
presupposti per una deriva autoritaria e xenofoba nel
paese, che tenta di rispolverare la cittadinanza etnica (la
democrazia etnica è quella che si basa sullo ius sanguinis)
e di vietare l’aborto. Come non ricordare le 85mila persone
in marcia per la vita nel settembre 2015 a Bratislava. O l’o-
pera assidua della piattaforma “Forum per la vita” (Fórum
života – presidente Marcela Dobešová), che con il suo
progetto “Una candela per i bambini non nati” (Svie?ka
za nenarodené deti) sollecita ogni anno i propri membri e
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