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Numero 7 del 2007

Uomini contro la violenza sulle donne


Foto: Uomini contro la violenza sulle donne
PAGINA 28

Testi pagina 28

28 luglio/agosto 2007 noidonne
Gemellocrazia Kaczynski e diritti negati
Polonia
Cristina Carpinelli
Asceso al soglio pontificio, il neo elet-to Papa intensificò il suo attivismo
ideologico nei confronti delle nazioni
cattoliche dell'ex-blocco comunista, tra-
mutandolo presto in offensiva politica
resa possibile dalla crisi polacca del
1980 e dalla nascita del movimento di
Solidarnosc. Il sostegno del Vaticano nei
confronti di questo movimento fu deter-
minante, soprattutto in funzione dell'o-
biettivo finale: la caduta del regime co-
munista nella cattolicissima Polonia. Il
crollo del muro di Berlino nel 1989 e
dell'intero blocco sovietico nel 1991
giunsero al culmine del processo inau-
gurato dall'elezione di Giovanni Paolo
II.
Tuttavia, a distanza di molti anni
dalla caduta del muro di Berlino, la si-
tuazione in Polonia è tutt'altro che flui-
da. La transizione al capitalismo e l'av-
vicinamento agli standard occidentali,
l'adesione alla Nato e l'ingresso nell'Ue,
mostrano una Polonia avviata su un
"percorso di crescita e modernizzazio-
ne". Eppure, è un paese attraversato da
mille contraddizioni e paradossi, con
incrinature sociali preoccupanti. La
gran parte dei cittadini non riscontra un
miglioramento delle proprie condizioni
di vita, e si registra un crescente mal-
contento. Non tutti hanno beneficiato
del mercato: non i 200mila giovani emi-
grati nei paesi dell'Ue, non le donne che
hanno il tasso d'occupazione più basso
d'Europa (escludendo Malta) o i disoc-
cupati che sono il 20% della popolazio-
ne. Neppure quei lavoratori che percepi-
scono stipendi da 681.70 zloty al mese
(180 euro) e minimi salariali sulla so-
glia della sopravvivenza. Ed, infine,
nemmeno i lavoratori dipendenti (la
maggioranza della forza lavoro), poi-
ché come spiega il sociologo Robert K.
Merton "non è importante soltanto
quanto guadagni o perdi in termini as-
soluti, ma anche quanto guadagni o
perdi in termini relativi al tuo vicino di
casa". Così, anche se un operaio polac-
co guadagna qualche zloty in più al me-
se, rispetto a 15 anni fa, ma vede che il
suo vicino commerciante quadruplica i
suoi introiti e parcheggia una Mercedes
vicino alla sua Fiat 126, è ben difficile
spiegargli che dovrebbe essere più con-
tento perché oggi è più ricco rispetto a
15 anni fa. Chi ha raccolto i frutti del li-
bero mercato è la borghesia imprendito-
riale, un esiguo ceto medio emergente
concentrato nelle metropoli. Le altri
classi, sentendosi tradite, disertano l'ur-
na o scelgono l'estrema destra.
La delusione per un capitalismo ini-
zialmente "idealizzato" si esprime nel
disinteresse e nell'apatia totale. In Polo-
nia, come in altri paesi dell'Est europeo,
la formazione politica dominante è il
partito del non voto. Un partito in con-
tinua crescita. Alle ultime elezioni euro-
pee, le prime della storia per un paese
che aveva da poco aderito all'Ue, la
partecipazione alle urne dei polacchi ha
raggiunto i minimi storici (20% circa).
La politica è argomento per le élite in-
tellettuali e gli uomini d'affari che han-
no rapporti con essa, non per le masse:
il polacco medio è un "qualunquista".
Nel paese, serpeggia il conformismo e
qualsiasi atteggiamento poco ortodosso
non è tollerato. D'altro canto, qui non
c'è mai stato un Sessantotto, una con-
trocultura, un movimento punk, il fem-
minismo, ecc. Non si sono avute prote-
ste libertarie e anticonformiste come
quelle che hanno scosso l'Occidente ne-
gli anni '60 e '70. Il comunismo e il cat-
tolicesimo polacchi, pur grandi avver-
sari nelle materie secolari, sono stati
"alleati" per quasi mezzo secolo sul pia-
no del conformismo e della retorica po-
litica e morale.
L'anticomunismo viscerale, reazione
verso un passato odiato e "imposto"
(molti paesi dell'Europa orientale si de-
finiscono "post-coloniali"), insieme con
l'avversione al capitalismo predatore
sostenuto in questi anni, nel loro avvi-
cendarsi al potere, sia dalla "destra" che
dalla "sinistra" post-comunista, stanno
alla base del grande movimento di rina-
scita della conservazione nel paese.
Un'involuzione ampiamente antimoder-
nista, un utopico quanto reazionario
tentativo di ritorno al Medioevo, che
piace molto all'essenza oscurantista del
pontificato di Benedetto XVI. La Polo-
nia, d'altro canto, incarna perfettamen-
te il grande progetto di restaurazione
nel mondo della Chiesa di Roma, che
cerca di fare piazza pulita di oltre due
secoli di progresso ed emancipazione,
ora che "il capitalismo e il marxismo
hanno dimostrato il loro fallimento nel-
l'era della globalizzazione".
Oggi il fondamentalismo cattolico,
l'euroscetticismo e il nazionalismo sono
sentimenti piuttosto diffusi in Polonia, e
sono alla base del successo di formazio-
ni come La Lega delle famiglie polacche
e il Partito di Autodifesa, integralista
cattolico e nazionalista il primo (il cui
leader, Roman Gyertich, Vice premier e
ministro dell'Educazione, ha introdotto
nelle scuole lezioni di "patriottismo" col
pretesto di disinfestarle da "influssi
omosessuali e pedofili"), populista e
qualunquista il secondo. I vertici del po-
tere politico sono stati conquistati dai
gemelli omofobi e germanofobi Kaczyn-
ski (uno presidente e l'altro premier), in-
tenti a fare del loro peggio per alimen-
tare la deriva di un populismo negativo,
che mette radici nella Polonia profonda,
clericale, contadina, conservatrice e dif-
fidente, mentre nel Parlamento europeo
siede una legione di polacchi xenofobi e
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