Numero 5 del 2007
Happy new family
Testi pagina 28
di madre in figlia
Molti imitano ciò che vedono in televisione e nella pubbli-
cità. In particolare quest'ultima, per la forza persuasiva che
ha, deve essere corretta e trasmettere una immagine positiva
e paritaria delle donne. In molti Paesi intervengono quando
ciò non accade, e credo sia simbolo di civiltà. Mi auguro
che, se in Italia non esiste una struttura ad hoc, possa ben
presto essere creata ed utilizzata.
Donne che parlano con i piumini, mariti folgorati dalla
rivelazione e dalla potenza di un detersivo per piatti (tanto
da volerli lavare sempre, quasi avessero perso chissà quale
opportunità, fino ad ora), ragazze preoccupate solo di non
diventare solo "ciccia e brufoli". Le famiglie vivono tutte in
un mulino bianco. Gli stereotipi si sprecano, anche se credo
che le pubblicità che colpiscono di più sono quelle che avvi-
cinano i ruoli recitati a quelli presenti nella vita vera di tutti
i giorni.
Mi piace la pubblicità delle mamme che intonano l'inno
Maori prima di affrontare la strada con il passeggino. Visti
gli ostacoli sui marciapiedi …
Già sapere che qualcuno osserva potrebbe rappresentare
un ottimo incentivo per evitare certi errori grossolani, maga-
ri pensando un po' di più prima di lanciare lo spot.
Lo Stato che fa le leggi, dovrebbe dotarsi di uno strumento
di rilevazione delle eventuali inosservanze. Le persone, le
associazioni, possono segnalare un qualsiasi evento - anche
solo locale - richiedendo l'eventuale intervento nei confronti
del messaggio non corretto.
Sia inaccettabile che si cerchi di far passare per artistica
ironia immagini che ricordano uno stupro di gruppo. La pub-
blicità ha come scopo quello di farsi notare, promuovendo
un prodotto e tutto l'immaginario che lo stesso prodotto
porta con sé. Non è accettabile quando veicola un messag-
gio sessista e/o violento. Ho firmato anch'io per richiederne il
ritiro, e sono contenta che ciò sia servito.
O tradizionalmente mamma, o iper-impegnata single che -
se ha l'influenza - non si lamenta per la febbre, ma per il fatto
che non potrà fare un milione di cose. Insomma, una donna
irreale. Accanto ad immagini tradizionalmente stereotipate,
oggi la ricerca dei cosiddetti creativi talvolta rasenta il cat-
tivo gusto ed utilizza in maniera impropria l'immagine fem-
minile, promuovendo sensazioni non certo rispettose della
dignità. Poche le pubblicità che leggono correttamente la
realtà.
Penso che la pubblicità di Prenatal, con il papà che por-
tava il bambino nel marsupio, sia stata importante anche
dal punto di vista della condivisione.
Sicuramente. Potrebbe monitorare, segnalare ed avere il
potere di bloccare quanto lesivo della dignità delle donne,
evocare di sentimenti di violenza e di dominio. Un'Authority,
insomma.
Sicuramente il settore pubblico, a livello nazionale. In
Spagna esiste Istituì de las Mujeres, non esiste nel nostro
Paese un analogo Istituto. La proposta di legge contro la vio-
lenza contro le donne introduce l'ipotesi di un osservatorio
ad hoc.
Quale immagine della donna dalla pubblicità?
Potrebbe servire un osservatorio sull'immagine femminile nei media?
Esistono pubblicità che possano considerarsi quasi "azioni positive" nel promuovere le donne?
Chi dovrebbe promuovere un'osservatorio di questo genere?
Donne e pubblicità:
specchio fedele o realtà distorta?
Rosa M. Amorevole Alessandra Pennello
Recentemente donne, associazioni femminili, istituzioni sono intervenute denunciando la pubblicità
violenta e sessista di un noto marchio della moda italiana. Penso che…
28 maggio 2007 noidonne