Numero 6 del 2007
Bambini nel mondo sotto tutela
Testi pagina 28
28 giugno 2007 noidonne
Viste da vicino
Donne arabe
Giovanna Providenti
In Yemen gli occhi delle donne, unicotramite tra loro e il mondo esterno,
brillano di una intensità unica. Almeno
così a me è sembrato nei giorni trascor-
si in quest'angolo sud-occidentale della
penisola arabica. Partita come turista,
la mia prima volta nel mondo arabo, mi
sono presto accorta che non mi interes-
sava più rilassarmi o divertirmi: era
troppa la curiosità, l'interesse, a scopri-
re qualcosa del segreto nascosto sotto il
manto nero delle donne, e che non avrei
avuto pace finché non fossi riuscita a
comunicare con qualcuna di loro. Per
dare un senso al mio viaggio.
Nella società yemenita vige un siste-
ma di segregazione tra mondo maschile
(pubblico) e mondo femminile (privato)
e la condizione delle donne è stabilita
dal non armonico intreccio di tre diver-
se "leggi": la legislazione civile, la Sha-
ria islamica e la legge tribale e fami-
gliare. Sulla base delle ultime due ai pa-
dri è in mano la sorte delle figlie, cui
non è permesso né studiare né lavorare
né esprimere parere riguardo al proprio
matrimonio che viene stabilito alla mo-
schea (frequentata solo da uomini), e
capita che vengano sposate a un vedo-
vo, con figli, di una donna morta di
parto pochi giorni prima.
Certo se fossi partita preparata sarei
potuta andare a trovare qualcuna delle
donne in lotta, che pure ci sono, come
documentato da Cati Schintu in "Fem-
minismi islamici: le donne dell'Islam",
(scaricabile da Internet) o nel volume
"Senza velo. Donne nell'Islam contro
l'integralismo", curato da Lanfranco - Di
Rienzo.
Ma non ero partita preparata, non
avevo nemmeno immaginato come
avrei reagito io vedendo queste donne
velate di nero passare velocemente da
uno all'altro interno: mai a mani vuote,
mai distratte dal loro dovere-prigione di
essere sfuggenti e distaccate. L'esatto
contrario degli uomini che sostano nelle
strade, salutandosi in continuazione tra
loro e sorridendo ai turisti.
Gli uomini yemeniti con cui ho con-
versato si dimostravano aperti ad una
visione di donne scolarizzate (in Yemen
l'analfabetizzazione femminile è eleva-
tissima), persino laureate e professioni-
ste. Tranne poi verificare la coerenza
delle loro asserzioni. Un ingegnere di
Mukalla, con cui ho parlato a lungo du-
rante una tratta aerea interna, dopo
avermi fatto l'elogio delle capacità in-
tellettuali femminili ed avermi esposto
le sue idee avanzate sulla questione,
non ha potuto fare a meno di risponder-
mi sinceramente riguardo la sua vita
privata: al momento di sposarsi aveva
chiesto alla madre di scegliere per lui
una moglie sicuramente "pura". Solo
un'altra donna può essere certa della
purezza di una ragazza, controllata fin
dalla nascita nell'ambito femminile fa-
migliare (uno dei motivi della segrega-
zione è proprio questo controllo). E la fi-
glia? Ancora va a scuola e non porta il
velo totale, ma solo fino a che non rag-
giunga l'età di sposarsi.
Un altro uomo incontrato a Sana'a
dopo essersi lamentato del nuovo filo-
americanismo e delle molte contraddi-
zioni del presidente Ali Abdullah Saleh
e dopo avermi mostrato la sede dell'FBI
e la nuova "guantanamo" americana
proprio lì nel centro della capitale ye-
menita, è passato, su mia richiesta, a
raccontarmi del suo rapporto con le
donne. Mi ha detto di non averne mai
vista una in volto (avendo solo fratelli