Numero 3 del 2009
Una festa nella crisi: lotta marzo
Testi pagina 28
"Nuove identità lavorative" è il tito-
lo di una ricerca, che nata dalla volon-
tà delle Consigliere di Pari Opportuni-
tà di Lodi, Ornella Veglio (che è anche
coordinatrice del lavoro) e Danila Bal-
do. Ricerca che nata quasi in sordina si
è via via estesa a sei sedi Universitarie
e ad altre dieci Consigliere di parità
provinciali (che ne sono anche le fi-
nanziatrici): Bergamo, Brescia, Como,
Cremona, Crotone, Imperia, Modena,
Savona, Venezia.
Obiettivo di tale ricerca è l'analisi
della situazione del lavoro precario e
flessibile a seguito della introduzione
della legge 30/2003 (impropriamente
chiamata legge Biagi), del decreto di
attuazione 276/2003 e delle successi-
ve circolari. In particolare l'indagine è
focalizzata alla applicazione dei singo-
li contratti ed agli effetti prodotti dal
contratto a progetto, nonché alle con-
seguenze socio-economiche e riper-
cussioni soggettive che tale contratto
determina. Particolare attenzione ver-
rà prestata alla dimensione di genere
considerata la prevalenza di donne oc-
cupate con contratti atipici, sulla base
degli ultimi dati emersi. E sono un bel
numero: quasi 1.600.000 (nel 2006) di
cui il 42% donne.
A livello regionale la Lombardia ri-
sulta la Regione con più lavoratori pre-
cari seguita dal Lazio, dove le donne
sono di più (il 48%), pari a 8 punti in
più rispetto la media nazionale. Oltre
la metà delle donne precarie ha un so-
lo committente, contro solo il 40%.
dei maschi. Alla precarietà per le don-
ne si somma anche quest'ultimo dato,
che aggiunge ulteriore incertezza esi-
stenziale al loro status.
Inoltre le donne, anche nel mondo
dei precari, sono pagate meno degli
uomini: l'imponibile medio annuo è di
poco più di 12.000 euro per i maschi e
di appena 6.000 euro medi per le don-
ne. A questa situazione occorre ag-
giungere una riflessione sui problemi
che derivano anche dal lavoro di cura
di cui, pur sempre le donne precarie, si
devono occupare. Ciò implica indagare
verosimilmente su un mix di criticità
che, tradotto in altre parole, significa
soltanto che le donne precarie fanno
più fatica e pagano anche il prezzo di
rilevanti incertezze personali.
Il campo d'indagine, avviatosi lenta-
mente, ha trovato vasti consensi a di-
mostrazione dell'interesse e della sen-
sibilità delle Consigliere di Parità sul
tema del precariato. In un tempo rela-
tivamente breve si sono raccolti nelle
diverse province circa 4.000 questio-
nari, che con la supervisione del prof.
Luigi Ferrari, docente di psicologia
economica e del lavoro all'Università
Milano Bicocca ,ora verranno elabora-
ti. Il questionario è composto di una
prima parte dove si indaga sugli aspet-
ti più soggettivi della lavoratrice/lavo-
ratore nel suo rapporto con il lavoro,
sulla tipologia di contratto, sull'orario
e le modalità di lavoro, anche per far
emergere dalle risposte le situazioni
che molto spesso fanno della lavora-
trice/lavoratore con contratto atipico
una semplice lavoratrice precaria del
tutto fuori dalle norme e proprio per
questo meno in grado di far valere i
propri diritti.
Una seconda parte indaga sulle
condizioni economiche sia percepite
che reali, quelle condizioni per inten-
derci che fanno dei lavoratori atipici i
soggetti meno autonomi in termini di
indipendenza dalla famiglia d'origine
e/o dal coniuge, quelle condizioni che
impediscono di fatto di stipulare un
mutuo o chiedere un finanziamento da
soli. La terza parte si concentra sul ca-
rico del lavoro di cura e delle strategie
che la lavoratrice (soprattutto) deve
mettere in atto per conciliare lavoro e
famiglia.
Una parte è poi meno soggettiva e
si propone - attraverso la conoscenza
delle opinioni, della lavatrice/lavorato-
re anche in riferimento alla situazione
di colleghi ed amici - di verificare le
reali condizioni di lavoro rispetto ai di-
ritti che "dovrebbero" tutelare tutti i
lavoratori. Quindi opinioni e cono-
scenza rispetto ad esempio ai possibi-
li ricatti, alle molestie sessuale, alle di-
missioni in bianco, ai contratti "finti" e
così via. In sostanza si vuole indagare
su quell'insieme di situazioni che an-
che come Consigliere di Parità ci tro-
viamo giornalmente a gestire e risolve-
re per capirle meglio e per attrezzarci
sempre meglio in difesa delle lavoratri-
ci. Allo stato attuale della ricerca
emergono le prime linee di analisi:
- sono donne più dei due terzi, che
risponde alle domande il che conferma
la debolezza della forza lavoro femmi-
nile, ma anche il loro interesse;
- le fasce di età complessive sono
per i ¾ sotto i 37 anni, ma ben il 20%
ha fra 38 e 47 anni, quindi il precaria-
to si spinge ben oltre la giovinezza;
- per i 2/3 si tratta di persone non
sposate, mentre il 70% è senza figli/e.
Se a tali dati si aggiunge che l'avere fi-
gli è considerato di gran lunga meno
sostenibile (66% dei casi), che non
comperare casa (40%), è chiaro come
avere famiglia e lavoro precario siano
agli antipodi;
- la formazione del precario è alta,
40% di laureati, ma per le donne si esi-
ge di più, infatti le donne laureate so-
no il 45%. Ma le si compensa meno
dei maschi: infatti se il compenso me-
dio, del campione, si aggira intorno ai
900 euro, per le donne bisogna toglie-
re il 20%;
- non è vero che il precario è un la-
voratore atipico, per i 2/3 ha un solo
datore di lavoro, e nel 70% dei casi un
orario di lavoro ben definito…la diffe-
renza sta proprio nell'alea di rischio di
tutta la sua attività: oggi c'è, domani
non più. Ma, forse il precario non ama
il rischio e sfidare la fortuna: solo uno
Lodi e dintorni. Nuove identità lavorative
Isa FerragutiConsigliere di parità
marzo 2009 noidonne28
una ricerca analizza il lavoro
precario in dieci province
del nord