Numero 12 del 2010
L'amor che move ...
Testi pagina 28
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ono 232 gli Enti italiani che, come recita l’articolo 7 del “ecreto
legge recante misure urgenti in materia di stabilizzazione fi-
nanziaria e di competitività economica”, non riceveranno più i
fondi statali e per i quali la chiusura non è più una possibilità più o
meno remota, ma un rischio concreto. Segue poi l’elenco che, come le
liste di proscrizione dell’antica Roma, cita i nomi degli Enti per cui “lo
Stato cessa di concorrere al finanziamento” insieme a diversi istituti,
fondazioni ed altri organismi. Sono nomi importanti quelli indicati nel
decreto, molti di fama internazionale, come la Fondazione Rossini di Pe-
saro, la Triennale di Milano, il Centro Sperimentale di cinematografia,
solo per fare alcuni esempi, tutti legati per la loro sopravvivenza alle
sovvenzioni statali.
Non si può continuare a pensare che i tagli alla spesa pubblica deb-
bano necessariamente partire dalla cultura, come se questo capitolo di
bilancio rappresentasse null’altro che un accessorio di cui, in tempi di
crisi, si può fare a meno come di un superfluo oggetto di lusso. Si tratta di
una visione della realtà totalmente fuorviante, in quanto non tiene conto
che la cultura (e parlo chiaramente anche della creatività, della ricerca e
della divulgazione) è una vera e propria industria che, solo nella nostra re-
gione, fattura milioni di euro ed occupa migliaia di persone. obbiamo
essere consapevoli che tagliare sulla cultura significa tagliare posti di la-
voro, professionalità e specificità lavorative che dipendono da questi fi-
nanziamenti e che, purtroppo, dif-
ficilmente potranno essere ricon-
vertite, pena la perdita di
competenze non sostituibili.
Occorre dunque avere il coraggio di invertire questa tendenza, di
stabilire una linea rossa del finanziamento al di sotto della quale non
si può andare. Coscienti che, altrimenti, andremo incontro a quello
che Massimo Mezzetti, assessore alla cultura della Regione Emilia-
Romagna, ha definito con efficacia un “deserto culturale”.
Il sistema culturale in cui viviamo è stato concepito dalle genera-
zioni precedenti come una delle priorità per lo sviluppo sociale e de-
mocratico. Se un governo ritiene inutile investirvi risorse significa
non soltanto che si dimentica di un inestimabile pa-
trimonio che ha ereditato, ma soprattutto che si di-
sinteressa della formazione e del futuro dei propri
giovani.
Il taglio alla cultura comporterà, di fatto, l’impossi-
bilità di accesso per le nuove generazioni ad un si-
stema di sapere che va oltre internet e il piccolo
schermo. Il rischio per loro è perdere l’opportunità di sviluppare un pen-
siero critico e autonomo in un circuito di idee, stimoli e suggestioni più
complesso. Oggi, infatti, si è stabilito un legame quasi ombelicale tra i
Emilia-RomagnaE|R
Prosegue l’analisi dell’impatto della manovra fi-
nanziaria sui servizi e sulla qualità di vita dei cit-
tadini in Emilia-Romagna. In questo numero par-
liamo di cultura e lavoro femminile, due settori
strategici per la ripresa economica, ma che sono
vittime dei tagli lineari di Tremonti al pari se non più di altri. Il governo
nazionale farà cassa risparmiando circa 1 miliardo di trasferimenti alla
Regione e agli Enti locali: ma a che prezzo?
EFFETTO
TAGLI
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I GIO#ANI
E IL ESERTO ANNUNCIATO
di ita o
ioi
Consigliera regionale Partito ocialista rppo PD
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