Numero 12 del 2011
Illuminata umanità
Testi pagina 28
REDAZIONALE
VIOLENZA SULLE DONNE.
Come Vincere la lotta contro l’mvrsrbrle.
di Roberta Mori Presidente Commissione Regionale per la piena parità tra donne e uomini
blemi irrisolti quello della violenza contro le don-
ne. Il fenomeno, anzi, continua a crescere e rap-
presenta un vero e proprio macigno sulla via che ci dovreb-
be portare al consegui-
mento della parità di gene-
re. Ancora oggi è una delle
più diffuse violazioni dei di-
ritti umani, senza limiti geo-
grafici, economici, cultura-
li o sociali, tanto che nessun
Paese democratico c.d.
avanzato ne è esente. Fra i
tanti e drammatici numeri che abbiamo contribuito a divulgare
in occasione della Giornata Mondiale del 25 novembre 2011,
ne ricordo solo alcuni: in media nell’Unione Europea, tra il 20
e il 25% delle donne subisce violenze ï¬siche durante la vita
adulta e più del 10% èvittima di violenze sessuali, in Italia tali
percentuali sono purtroppo superiori da tempo e il femicidio
aumenta dell’ordine del 7% ogni anno.
Studi internazionali di comprovata serietà hanno rilevato che
dove aumenta la distanza tra status reale e immagine merciï¬-
cata della donna, lì si annida la ragione dell’odio. L0 svantag-
gio e le difficoltà sperimentate dalle donne sembrano dipen-
dere in modo significativo proprio dal fatto di essere donne e
di essere, in quanto tali, associate a un ruolo sociale più debole
per deï¬nizione. Tale stereotipo è radicato tuttora profondamente
in larghissime fasce sociali e tuttora genera discriminazioni,
emarginazioni e violenze inaudite. Per sconï¬ggerlo non basta
una netta condanna e una più dura repressione, occorre pari-
menti un’estesa azione educativa e culturale capace di incidere
nella consapevolezza delle persone. L0 stereotipo culturale del-
la donna subalterna è il primo da scardinare per ambire a quel
livello alto di civiltà che tutti desideriamo: la convivenza paci-
ï¬ca tra diversità , un multiculturalismo pienamente raggiunto
nel riconoscimento reciproco. Rafforzare il processo di adesione
da parte della società a una visione almeno “duale†del mon-
anno che si sta chiudendo, tra le molte ombre e le
I , poche luci che lo hanno percorso, annovera tra i pro-
do, dove la diversità sia un
QUESTA ODIOSA valore compatibile con
FORMA DI VIOLENZA l’uguaglianza, è il primo
RISCHIA passo verso una condizio-
DI NON ESSERE ne generale di pari dignitÃ
e pari diritti fra le persone,
INTERCEITATA’ qualunque sia la loro etnia,
I-E SUE DINAMICHE lingua, religione, orienta-
RESTANO INVISIBILI mento sessuale, opinione
FINO ALLO SCOPPIO politica e status sociale.
DEL DRAMMA Per essere chiari: pari con-
dizioni sul piano etico e
giuridico.
Un dato mi ha colpito pro-
fondamente: in Italia nei primi nove mesi del 2011, ogni tre gior-
ni, una donna ha perso la vita per mano di un uomo, cioè oltre
un centinaio sono le donne uccise quest’anno e, di queste, al-
meno il 1o% in Emilia-Romagna. Le 1o Associazioni che nelle
nostre province gestiscono i centri antiviolenza, accolgono e s0-
stengono in percorsi di uscita dalla violenza e dal maltrattamento
circa 3.000 donne all’anno. Con le difï¬coltà e la carenza di ri-
sorse che le operatrici conoscono bene.
La mia è una regione dove le parole “coesione†e “controllo so-
ciale†hanno ancora un signiï¬cato e un riscontro nella realtà ,
eppure i numeri sono questi. Ciò rende evidente che questa odio-
sa forma di violenza non viene intercettata, le sue dinamiche
restano invisibili all’interno delle famiglie, delle coppie, delle
coscienze, fino allo scoppio del dramma. Così come evidente
è l’urgenza di una strategia ampia di aggressione al fenome-
no, che richiede non solo il doveroso supporto a chi si occupa
della repressione dei reati, della cura, accoglienza ed assistenza
di coloro che si difendono dalla violenza; ma ancor prima il con-
tributo di tutte le istituzioni e soggetti in grado di affrontare il
fenomeno all’origine. Strutture sanitarie e sociali, operatori del-
la Giustizia e del diritto, scuole, associazioni culturali, organi
di informazione, ognuno per la propria parte e con i propri stru-
menti, devono assumere la responsabilità della prevenzione.
Le esperienze di sensibilizzazione praticate nelle scuole superiori,