Numero 10 del 2008
Futuro (passato) prossimo
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Regione è in controtendenza con un
dato al 61,7%, superando l'obiettivo
di Lisbona. Conciliazione non significa
solo chiedere orari e tempi più ade-
guati, è la convinzione che si deve per-
seguire la strada di una migliore qua-
lità della vita e che il diritto al lavoro
delle donne non può continuare ad es-
sere in contraddizione con il desiderio
di altro, di una famiglia o di altri pro-
getti personali. Anche la Conferenza
nazionale sulla Famiglia del 2007, a
cui ho avuto l'onore di partecipare, ha
indicato la conciliazione come una
delle grandi sfide da vincere in un
prossimo futuro. Il progetto CONCI-
LIA-R.E. portato avanti dall'assessore Gina Pedroni e
dal Comune di Reggio è un atto lodevole a cui va il
mio pieno appoggio, così come importante è l'attività
della rete regionale CONCILIAZIONE e TEMPO perMEt-
tendo (composta da 58 aderenti), a progetti già con-
clusi come Penelope, alla rete regionale di 20 Sportel-
li Informa Donna. Un forte impegno della Regione, un
forte impegno di alcune amministrazioni locali (come
Reggio il cui progetto è tra i più strutturati ma anche
Modena, Bologna), un forte lavoro con il territorio; pe-
rò bisogna fare di più, non è ancora sufficiente. Sce-
gliere tra famiglia e lavoro è ancora un dilemma che le
nostre ragazze devono affrontare non appena rag-
giungono l'età. La conciliazione deve essere il proget-
to di un'intera comunità, altrimenti non riesce perché
da una parte ci sono i sistemi delle relazioni personali
e di coppia, dall'altra ci sono gli stereotipi ancora radi-
cati che arrivano dalla società. Come tentare questa
conciliazione? Importantissimo rivalutare culturalmen-
te il ruolo di madre e considerare la maternità un va-
lore sociale, un investimento collettivo per la società
oltre che un bene ed un dono per la persona e per la
famiglia (è tanto che se ne parla, ma credo che oggi
questo riconoscimento non sia più rinviabile).
Bisogna fare in modo che le forme di lavoro atipico
della legge Biagi siano integrate con norme che assi-
curino garanzie e difesa reale del posto di lavoro in ca-
so di maternità (oggi sicuramente ancora più difficile
dopo l'eliminazione da parte di questo governo della
legge contro i licenziamenti in bianco).
La rete dei servizi sociali, specialmente quelli della pri-
ma infanzia (nidi ed asili) va incentivata e resa più
adiacente ai bisogni delle donne e delle famiglie: a
Reggio Emilia siamo fortunati perché una diversificata
rete di servizi 0-6 anni (scuole comunali, FISM, statali,
pubblico-privato) copre il 90% dei bisogni nella scuo-
la dell'infanzia. Anche il dato della nostra Regione è
molto positivo: i dati del Centro studi Sintesi sugli
obiettivi di Lisbona 2010 evidenziano come l'Emilia
Romagna sia la locomotiva dell'Italia riguardo l'occu-
pazione femminile appunto al 61,7% e l'assistenza ai
bambini tra 3 e 6 anni sopra al 90%. Per concludere,
la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro rappre-
senta una delle più importanti sfide sociali, culturali ed
economiche dei prossimi anni, che la politica nel suo
complesso deve affrontare per fornire ai cittadini ri-
sposte concrete. Essa è strettamente connessa anche
con la messa a punto dei nuovi servizi di welfare, ra-
gione per la quale costituisce un elemento di riflessio-
ne davvero importante. Importante quindi l'approva-
zione nel maggio scorso del Piano Sociale e Sanitario
2008-2010 della nostra Regione che tra i suoi princi-
pali punti sta proprio un nuovo Welfare di comunità
che mette al centro la persona, un nuovo Welfare per
una società che cambia. Gli interventi pratici che ri-
spondono agli obiettivi di sfruttare meglio il tempo
per equilibrare i tempi di vita con quelli del lavoro ne-
cessitano di un impegno coordinato e collaborativo
tra enti pubblici, imprese e enti rappresentativi terri-
toriali quali sindacati e associazioni di categoria. Per
questa ragione ben venga la Consulta dei tempi e de-
gli orari, un tavolo che sappia riunire tutti i protagoni-
sti socio-economici della nostra comunità. Solo così,
solo con un lavoro di squadra convinto e deciso ai va-
ri livelli: nazionale (con i parlamentari del PD), regio-
nale, provinciale e comunale (con i sindaci e gli ammi-
nistratori locali) si potranno compiere dei passi in
avanti positivi e concreti.
Forti incentivi fiscali per le
aziende che assumono donne,
sostegno alla flessibilità oraria e
al part-time, obbligo, per tutte
le amministrazioni pubbliche,
della presenza di donne nei
Consigli di Amministrazione, in
misura non inferiore ad un ter-
zo. Con queste proposte si può
contribuire in modo concreto al
dibattito sorto intorno ad una
Proposta di Legge nazionale
che il Partito Democratico sta studiando da tempo e
che è già in stato di avanzamento. E inoltre interventi
mirati per favorire il rientro nel mondo del lavoro del-
le donne che vogliono riprendere la propria attività
dopo il periodo dedicato a crescere i figli. Queste al-
cune delle misure che andrebbero immediatamente
proposte per favorire l'occupazione femminile. Si trat-
ta senza dubbio di un argomento urgente che, affron-
tato con serietà, implica un cambiamento di visione
volto a considerare le donne come una forza decisiva
per sistema economico e sociale. Politiche per il lavo-
ro, promozione dell'impresa femminile, conciliazione:
sono la base di un dibattito che non deve valere solo
per gli addetti ai lavori, perché in gioco ci sono gran-
di opportunità di sviluppo e di modernizzazione del-
l'intero Paese, l'attivazione di nuove competenze, la
creazione stessa di nuovi ambiti occupazionali. Solo
mettendo in campo sistemi innovativi, modi differenti
di intendere l'occupazione femminile, possiamo dare
una spinta decisiva verso le pari opportunità, intese
come opportunità di sviluppo concreto.
Il Pd per l’occupazione
femminile Gabriella Ercolini
a Emilia Romagna Emilia Romagna