Numero 11 del 2009
Sex love & ...
Testi pagina 27
donne dichiarano - e
percepiscono come vio-
lenza - un numero mag-
giore di comportamenti
maschili, e che la nostra
regione è una di quelle,
insieme a Trentino Alto
Adige e Friuli-Venezia
Giulia dove il tasso me-
dio di denuncia dal
1996 al 2006 è il più
elevato rispetto alla me-
dia nazionale. Le donne
che dichiarano di essere
state vittime di violenza
fisica in Emilia Roma-
gna sono una su quat-
tro (23,1%) ; due terzi
lo sono state più volte
(62,4%).
La violenza è più proba-
bile quando c'è un con-
flitto tra l'uomo e la
donna, che coincide spesso con la fine della loro re-
lazione. Gli autori principali e allo stesso tempo più
recidivi sono infatti gli ex fidanzati, ex mariti o ex
conviventi.
La ricerca conferma anche come il luogo dove solita-
mente si consumano le violenze sia la casa.
Ecco allora che emerge come la violenza di genere
sia un "continuum" che attraversa prima di tutto le
relazioni di genere, soprattutto quando queste rela-
zioni diventano conflittuali e la relazione affettiva si
interrompe, per estendersi alle relazioni amicali, alle
conoscenze, fino alla violenza (in questo caso mole-
stia verbale o fisica o stupro vero e proprio) nello
spazio pubblico ad opera di estranei, che è, pur nel-
la sua drammatica gravità, un evento assai meno fre-
quente della violenza in casa o in altro luogo fami-
liare tra persone che hanno qualche forma di rela-
zione.
Abbiamo alcune ipotesi per spiegare questa mag-
giore diffusione del fenomeno nella nostra regione
(e, in generale, in tutte le regioni del Nord Italia, più
il Lazio) e le abbiamo verificate incrociando i risulta-
ti con alcune variabili regionali: i tassi di separazio-
ne, il livello di istruzione, il tasso di occupazione fem-
minile, la percentuale di donne che vivono sole, il
numero di donne che ha uno stile di vita dinamico e
che si prende cura di sé (ricostruito attraverso la per-
centuale di donne che dichiarano di fare sport nel
tempo libero). Esiste una forte relazione, in Emilia -
Romagna e anche in altre regioni, tra queste variabi-
li e la dichiarazione di vittimizzazione.
Possiamo quindi ragionevolmente ipotizzare che più
le donne sono consapevoli, istruite, hanno uno stile
di vita improntato all'autonomia personale e vivono
più spesso in situazioni di conflitto con ex partner,
più corrono il rischio di affrontare una esperienza di
violenza.
C'è poi un importante aspetto culturale, logica con-
seguenza di questa maggiore autonomia e consape-
volezza: le donne dell'Emilia-Romagna sono cultural-
mente pronte a definire come violenza comporta-
menti - di tipo fisico e psicologico - che in altri con-
testi culturali verrebbero invece probabilmente defi-
niti come altro, e accettati come una dinamica "nor-
male" della vita di coppia. E, come è noto, la sensibi-
lità alla violenza, la capacità di riconoscerla e definir-
la come tale è un segno di civilizzazione dei costumi,
oltre che, come si diceva, nel caso specifico è anche
segno di una maggiore autonomia e libertà di com-
portamenti.
In un quadro di questo genere, diventa evidente co-
me una risposta meramente sanzionatoria attraverso
lo strumento penale, o centrata tutta sulla protezio-
ne della "vittima" nello spazio pubblico da aggressio-
ni di estranei sia largamente insufficiente e inade-
guata. Il cuore del problema sta nel conflitto di ge-
nere, conflitto che si acuisce in condizioni di mag-
giore indipendenza e autonomia delle donne, di cui
le varie forme di violenza sono una manifestazione
estrema, ma ampiamente diffusa nell'esperienza di
vita di molte donne. Crediamo sia da questo dato
che si dovrebbe partire per impostare politiche di
prevenzione centrate sulla responsabilizzazione de-
gli autori e sul sostegno alle donne non nell'ottica
della tutela, ma della estensione delle loro libertà a
vivere serenamente sia nello spazio pubblico che in
quello privato.
Per questo motivo, da alcuni anni la Regione Emilia-
Romagna ha affiancato alla consolidata attività di
sostegno ai centri antiviolenza alcuni progetti più
sperimentali, legati alla prevenzione precoce - cam-
pagne di educazione al rispetto della differenza dal-
la scuola materna alla scuola dell'obbligo, interventi
sull' adolescenza, secondo una logica che è quella di
prevenire nei giovanissimi la diffusione di questi
comportamenti, educare gli uomini al rispetto della
differenza sessuale, continuare a intervenire nel mo-
mento dell'emergenza (ricordiamo qui anche la dif-
fusione di programmi formativi delle polizie munici-
pali per l'accoglienza alle donne che subiscono vio-
lenza).
La soluzione è ampliare gli spazi di libertà e di auto-
nomia delle donne, educare i maschi a rispettarle,
sostenere le coppie nelle fasi di separazione e così
via. Per questo le nostre politiche vanno ripensate in
una dimensione molto più ampia, che sia in grado di
affrontare questi diversi aspetti. In attesa che anche
il sistema penale, nell'ambito delle sue competenze,
si attrezzi meglio ad intervenire sugli autori e pro-
grammare, per esempio, interventi di recupero, an-
che in ambiente carcerario, degli uomini violenti, che
a tutt'oggi, sono nel nostro paese esperienze ancora
molto ridotte.
Rosella Selmini
Responsabile servizio Politiche per la sicurezza e Polizia locale
Regione Emilia Romagna
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