Numero 9 del 2010
Dove vanno i consultori?
Testi pagina 27
di Cristina Melchiorri
ANSIA DA PRESTAZIONE?
25noidonne | settembre | 2010
JOB&JOB
STRATEGIE PRIVATE
Sono Anna, lavoro da tre anni in un ente pubblico,
dove ho appena vinto un concorso per una posi-
zione organizzativa di livello superiore. Mi trovo
cioè ad essere a capo di altre persone, ex colleghi,
e anziché essere contenta di questo risultato sono
in ansia perché temo di non riuscire, di non essere
all’altezza. Può darmi qualche consiglio?
Anna Vitaliani (Milano)
Ma certo Anna, con piacere!
La parola magica è pianificare.
Come si fa? Vediamolo insieme in 10 facili passi:
1.
per prima cosa fai un elenco delle attività da svolgere,
scrivendo vicino ad ogni attività qual è l’obiettivo;
2.
suddividi le attività in categorie: telefonate (T), mee-
ting-riunioni (M), incontri (I), viaggi (V), documenti
(D) e e-mail (@), contrassegnando ogni categoria con
la lettera iniziale per capire a colpo d’occhio a quale
categoria ciascuna attività appartiene;
3.
domandati subito se qualche attività puoi delegarla e
a chi; valuta anche se un incontro può essere sostituito
da una telefonata e se le riunioni periodiche possono
essere ridotte in base ai reali problemi da discutere;
4.
stima il tempo necessario a svolgere ciascuna attività
e scrivilo nell’elenco. Anche se non ne hai l’esatta per-
cezione una stima aiuterà a concentrarti sull‘attivi-
tà specifica e a non disperderti o defocalizzarti;
5.
stabilisci le priorità. Le attività più importanti, che
possiamo definire di tipo A, andranno realizzate nei
momenti della giornata di tua maggiore efficienza
psicofisica, al mattino, ad esempio; le attività di
media importanza, di tipo B, e soprattutto quelle
meno importanti, di tipo C, che comunque devono
essere svolte vanno ripensate in termini di quantità
di tempo impegnato e soprattutto in termini di pos-
sibilità di delegarle, sopprimerle o riorganizzarle;
6.
inserisci nel piano i compiti che non sei riuscita a
svolgere come stabilito;
7.
calcola tempi di riserva per gli imprevisti o per le at-
tività non pianificate. Ti suggerisco di destinare al-
meno il 20% del tempo lavorativo giornaliero ai
tempi di riserva;
8.
decidi cosa delegare ai collaboratori. Si delega il la-
voro di routine, le attività specialistiche, le attività or-
ganizzative di preparazione di riunioni, di prenotazione
per viaggi, per fiere o meeting, i lavori di supporto o
di controllo amministrativo. Non sono invece delegabili
attività che riguardano la tua leadership, le decisio-
ni e i rischi che competono al tuo ruolo, il controllo
della coerenza delle attività con gli obiettivi, la dire-
zione, il controllo e la motivazione dei tuoi collabo-
ratori e gli ambiti strategici o riservati;
9.
cerca comunque di iniziare la giornata con un atteg-
giamento mentale positivo, prenditi il tempo necessa-
rio per non essere costretta a fare le cose in fretta, fai
colazione con la tua famiglia o in un ambiente che fa-
vorisca un piacevole inizio, saluta in modo cordiale, sor-
ridi quando entri in ufficio, in modo che tutti abbiano
il piacere di incontrarti e lavorare con te;
10.
sii orgogliosa del tuo nuovo incarico, fallo con passione,
e, tutte le volte che puoi, divertiti in ciò che fai. Questo
è il miglior messaggio che puoi trasmettere a tutti co-
loro che hanno a che fare con te.
Auguri!
si? “I soprintendenti andrebbero cacciati via. Tutti, nes-
suno escluso. Hanno sfasciato i nostri teatri facendo bu-
chi di bilancio vertiginosi in combutta con le agenzie. Sono
degli incompetenti. Infatti non è che vengano sottoposti
a concorso per diventare soprintendenti, mentre io per
fare la cantante ho dovuto farlo”.
Un concorso che nel 1997 da emigrante al contrario, come
si autodefinisce, l’ha portata a Roma dove comunque si
è trovata bene e dove, oltretutto, può anche praticare con
immenso divertimento il suo sport preferito, il golf, visto
che qui i campi sono molto economici.
Prima faceva la corista al Comunale di Bologna, e pri-
ma ancora la sindacalista a tempo pieno nella CGIL, un
lavoro iniziato per passione subito dopo le scuole su-
periori, e abbandonato alcuni anni dopo non solo per mo-
tivi di dissenso, ma soprattutto per la passione più gran-
de del canto.
“Sono nata cantando, e non ho idea di me senza il can-
to. Poi con la preparazione e l’impegno è diventato anche
il mio lavoro. Mi è sempre piaciuto lavorare in coro. Del
resto, una branca importantissima della carriera musicale
è proprio quella del corista professionista nei Teatri d’Ope-
ra, sebbene in Italia sia trascurata da tutti perché man-
ca la cultura della coralità”.
Con quale stato d’animo lavorate in questo periodo? “In
scena lo stato d’animo è inalterabile. Siamo artisti pro-
fessionisti e teniamo a dare al pubblico sempre lo stes-
so standard di servizio, il più alto possibile. Grazie al ta-
lento, alla fortuna, alla preparazione, e a tanto sacrificio
formativo, facciamo un lavoro che amiamo e ci rende fe-
lici. È la nostra vita”.
E nella vita di questa artista traboccante di energia, la mu-
sica prende anche forme giocose. Con l’oboe che ha suo-
nato per diletto nel passato, con la tromba di cui è inna-
morata adesso, con i tamburi e la chitarra che adora da
sempre. E poi ancora con il coro, ma un’altra prospettiva.
“Quest’anno ho iniziato a dirigere un coro amatoria-
le femminile alla Casa Internazionale delle Donne di
Roma. Sta diventando un’impresa molto stimolante, an-
che sul piano professionale, con un bel gruppo coeso
di donne meravigliose, che si divertono e hanno voglia
di stare insieme”. n
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