Numero 4 del 2010
Svelate
Testi pagina 27
noidonne aprile 2010 27
genzia di intelligence israeliana. "Fino
all'età di 17 anni pensavo di voler di-
ventare un soldato poi un giorno sono
stata in West Bank. L'esercito aveva
messo un checkpoint in mezzo al villag-
gio, senza alcuna ragione, cosi tanto
per rendere la vita più difficile ai pale-
stinesi, i soldati hanno cominciato a
spararci addosso e mi sono detta: è que-
sto l'esercito che dovrebbe proteggere il
popolo israeliano?"
Comunque è un passo che non arriva
dall'oggi al domani, "per me è stato un
processo durato 4 anni. Sono andata in
West Bank e da li ho preso la decisione,
non avrei preso parte al sistema dell'oc-
cupazione", spiega Netta Mishley, "Cosa
ho fatto? Delle manifestazioni contro il
muro nei villaggi palestinesi, a 25 mi-
nuti di automobile da Tel Aviv, dove vi-
vo. Quando pensi nella tua testa, andrò
in West Bank sembra impossibile, ma
poi vai perchè vuoi vedere come è dal-
l'altra parte". Quasi tutte dopo essere
state esentate dal servizio militare, han-
no iniziato a fare attivismo politico.
L'instancabile Maya organizza anche
tour politici con ICHAD (comitato
israeliano contro la demolizione delle
case) e coordina un gruppo giovanile di
dialogo nell'associazione femminista
New Profile.
C'è una speranza per il movimento
pacifista israeliano? le chiedo "Contiene
diversi approcci, diverse forme, solida-
rietà, politica, diritti umani e certamen-
te molti dei gruppi non lavorano a suf-
ficieza tra loro, non si coordinano. Se
non c'è una vera attenzione dei media è
perchè davvero siamo una minoranza,
questa è la cosa davvero triste. Vorrei
tanto saper convincere le persone intor-
no a me a stare dalla mia parte…". In
realtà è così: Maya e le altre rappresen-
tano una minoranza della società civile
israeliana, ma il salto dall'altra parte
l'hanno fatto. Se non fossero andate nei
territori occupati non sarebbero quel
che sono; sarebbero, per citare le parole
di Gideon Levy, brillante editorialista di
Haaretz, in una recente intervista "come
la maggioranza degli Israeliani".
Foto di Brady Ng
in una società in cui le piazze
sono state vuote per anni,
cresce il numero delle giovani
attiviste. Dal rifiuto del
servizio militare alle
manifestazioni contro il muro
nei territori Palestinesi
Lia è un viaggio, è una spezia, è un raccon-
to. È un alfabeto, è un sarhi, è una foglia di
tè. Lia dai lunghi orecchini, unico segno eso-
tico esterno, Lia dalla vita traboccante di
esperienze multiculturali. Lia Pensabene, da
Forino, Irpinia, entroterra appenninico meri-
dionale, eppure terra di rivelazioni femminili
di successo e realizzazione. Si è laureata all'I-
stituto Orientale di Napoli, specializzandosi
in linguistica indiana. Parla e scrive l'Hindi
una delle lingue componenti quel melting pot
culturale e glottologico che è l'India moder-
na, luogo dell'anima, con i suoi residui kiplin-
ghiani e colonialisti ricoperti ormai dalla straripante spiritualità del suo po-
polo. Organizza il suo primo viaggio a Delhi nel 1983 e poi torna ancora in
quella nazione per altre sette volte. Per dodici anni è stata insegnante pre-
caria di lingue, fino a che il Ministro dell'Istruzione ha deciso di poter fare a
meno anche di lei. La scuola le manca come occasione di scambio e di con-
fronto con le persone e con i ragazzi, ma riesce a vivere questa sua condi-
zione di neo-disoccupata con molto distacco zen, anche perché da quando
ha realizzato il suo progetto di associazione culturale "Satya-Yuga"
(www.satya-yuga.net) si confessa molto appagata e piena di idee ed inizia-
tive. Satya-Yuga significa "Epoca della Verità" ed è un vero e proprio tributo
alla terra cui sente di appartenere, quale fosse una passata reincarnazione.
Scopo dichiarato dell'Associazione è la diffusione della multiculturalità.
Obiettivi che raggiunge attraverso una serie di iniziative già realizzate. È
un'associazione creata da donne alle quali si è rivolta principalmente, ma è
stata ed è seguita anche da tanti uomini. Ha cominciato con l'evento intito-
lato "La Bottega delle Spezie", che è una sorta di incontro culturale tra di-
versità, osservate attraverso la scoperta delle innumerevoli spezie ed aromi
del mondo, simbolo di viaggi e di viaggiatori. La via del tè o la via del pepe
hanno segnato le tappe della civiltà e delle scoperte. Poi, la giornata del
"Chae-Cheye" (si legge ciaie-ceiè e letteralmente significa "Desidera un tè",
un'esortazione), che rende un po' il nostro "Ti posso offrire un caffè?". È il re-
frain nazionale che nelle strade dell'India ne compone la soundtrack, il mor-
morio, dalla pronuncia lieve come l'acqua dei ruscelli, che invita la gente al-
la convivialità lungo le affollate strade di Goa, come di Delhi o Madras. La
più importante delle iniziative di Lia ha per titolo "Fiabe dal Mondo". Una
due-giorni nei suoni di altre lingue - esotiche e non - attraverso la lettura di
favole e racconti fatta da tante persone nella loro madre lingua: spagnolo,
hindi, ukraino, russo, albanese, polacco, tanto per citare. L'emozione è al
top quando i lettori, davanti a bambini magicamente attenti, hanno per po-
co o per tanto ritrovato un pezzo della loro storia, della loro terra e della lo-
ro infanzia. Alle fiabe, come corollario, sono seguiti gli "Alfabeti del Mondo",
una mostra di tabelloni con gli alfabeti umani. Inoltre, una exhibition, "Co-
me indossare un sarhi", arte in cui Lia è brava ed infine una "Cena Indiana".
Vorrebbe impegnarsi nell'artigianato. Ha ora davanti a sé l'immagine di un
telaio da cui ripartire con la sua voglia di manualità, che è poi una costante
nell'universo femminile. Possiede qualche nozione di tessitura e vorrebbe
poter tingere i filati da utilizzare. Vorrebbe creare un laboratorio per la pra-
tica di ogni altra manualità che fondi la creatività con le varie esperienze del
mondo, ma vorrebbe anche ritornare in India con un altro dei suoi viaggi.
Marika Borrelli
Storia di Lia