Numero 7 del 2007
Uomini contro la violenza sulle donne
Testi pagina 25
Le associazioni non riconosciute
Il protagonismo femminile, assai circoscritto nei luoghi della
decisione politica ed economica , è al contrario molto forte
nell'ambito della solidarietà.
Le donne sono presenti nei luoghi dove la prestazione gratui-
ta del loro lavoro per un fine comune, solitamente con rile-
vanza sociale, consente di giungere a risultati fattivi; le
donne ci sono quando hanno la certezza che il loro tempo, risorsa preziosa quanto ridotta, viene
convogliato in attività che producono effetti tangibili. Le associazioni non riconosciute sono lo
strumento per dare una veste giuridica all'esercizio in comune di una o più attività , non lucrati-
ve, attraverso una organizzazione stabile di più persone. Ma come funzionano e soprattutto quali
sono i rischi economici eventuali che si assumono aderendo ad una associazione?
Partiamo dagli elementi strutturali di una associazione non riconosciuta, ossia: l'esistenza di una
organizzazione interna caratterizzata dalla assemblea degli/delle associate e da un organo ammi-
nistrativo, l'esistenza di un fondo comune, lo scopo non lucrativo quindi culturale, politico o idea-
le, la struttura aperta del rapporto, cioè la possibilità che aderiscano al gruppo originario nuovi
componenti. L'ordinamento interno e l'organizzazione delle associazioni sono regolati dagli accordi delle/degli associate/i; quindi
coloro che intendono associarsi debbono darsi un atto costitutivo ed uno statuto. L'atto costitutivo contiene tra l'altro l'elenco dei
soci fondatori e le finalità dell'associazione, nello statuto sono contenute le regole di funzionamento degli organi associativi.
Al riguardo va detto che è consigliabile dare forma scritta a tali atti , anche se non è espressamente richiesto dalla legge, infatti
l'atto costitutivo potrebbe anche risultare implicito al fatto che gli /le associati/e agiscono come gruppo organizzato. Ma allora
perché apparentemente complicare le cose con la formalità dello scritto? Per vari motivi , ma soprattutto per favorire la prova
delle regole dell'associazione, ad esempio nel caso del mancato rispetto delle stesse da parte di taluni associati/e.
Lavorare in gruppo con finalità condivise può essere fonte di conflitti, in particolare per ragioni economiche. Allora bisogna sape-
re che il "fondo comune" dell'associazione è costituito dai contributi degli associati (in genere il contributo associativo annuale)
ed inoltre dai beni acquisiti tra cui anche gli immobili. Infatti dal 1985 le associazioni non riconosciute possono essere titolari di
immobili e dal 1990 possono accettare eredità, legati e donazioni senza richiedere il riconoscimento entro l'anno, come preceden-
temente previsto. Il patrimonio delle associazioni, costituito dal fondo comune e dai beni acquisiti, ha una sua autonomia patri-
moniale in quanto si distingue e si differenzia da quello personale delle/degli associate/i. Tuttavia si parla di una autonomia
"imperfetta" perché pur esistendo un patrimonio comune sul quale gli eventuali creditori possono far valere i propri diritti, rispon-
dono delle obbligazioni dell'associazione solidalmente (quindi insieme) e personalmente anche coloro che hanno agito in nome e
per conto dell'associazione medesima. Conviene anche ricordare che, finché dura l'associazione, gli associati non possono chie-
dere la divisione del fondo comune, che infatti appartiene all'associazione e non ai suoi componenti e quindi è intangibile, sia da
parte di questi che da parte dei loro creditori personali.
Avv. Natalia Maramotti
noidonne luglio/agosto 2007 25
tenzione - conclude la Consigliera di
Parità - sia contribuire all'elaborazione
di un sistema originale di certificazio-
ne, che favorirne l'utilizzo da parte
delle aziende e farne occasione di op-
portunità di crescita professionale e
lavorativa per le donne della nostra
provincia". Ogni ulteriore informazio-
ne può essere richiesta scrivendo a :
redazione@consilieraparitasalerno.it
oppure telefonando allo 089 337577 il
lunedì e venerdì ore 9.00 - 13.00.
Maristella Lippolis
Cuneo
"Invidiosa io?"
Promossa dalla Consigliera di parità
della Provincia di Cuneo, si è svolta
una singolare iniziativa per discutere
di un tema che spesso le donne ri-
muovono: l'invidia. "Sentimento male-
volo provocato dall'altrui soddisfazio-
ne". Questa la definizione ufficiale del
termine invidia: di questo, ma anche
delle sfaccettature e delle conseguen-
ze di questo spiacevole quanto delete-
rio stato d'animo, si e parlato nel con-
vegno dal titolo "Invidiosa io? Analisi
di un sentimento trasversale". "Da
molto tempo pensavo ad un'iniziativa
del genere, perché sono convinta che
l'invidia sia uno dei maggiori ostacoli
sul percorso verso la crescita della so-
lidarietà e della possibilità di costruire
un nuovo modo di rapportarsi fra le
persone, in particolare fra le donne,
anche se non è un sentimento esclusi-
vamente femminile - spiega la Consi-
gliera di Parità provinciale Anna Man-
tini, promotrice dell'incontro -. L'ag-
gressività che si sviluppa tra donne è
differente da quella che si instaura fra
uomini. Le donne, per esempio, com-
petono solo con le altre donne e non
con gli uomini; molte di loro sviluppa-
no idee sessiste, nonostante di solito
tendano a negarlo anche a se stesse.
L'oppressione di cui il genere femmini-
le è vittima nella nostra società si tra-
duce spesso anche nelle opinioni e nei
comportamenti delle donne verso altre
donne. E di frequente alla base di que-
sti atteggiamenti c'è un rapporto con-
flittuale tra madre e figlia o tra sorella
e sorella. Spero che questo convegno -
conclude la Mantini - possa offrire
un'occasione di riflessione per tutte e
per tutti e che possa contribuire a pro-
muovere comportamenti più razionali
e responsabili, in un'ottica di collabo-
razione costruttiva, esorcizzando le
negatività". Il convegno si è svolto se-
condo quattro linee tematiche: Invidia
e rivalità: un ostacolo alla realizzazio-
ne della donna; L'invidia come stereo-
tipo di genere; l'altra faccia del mob-
bing; come si può trasformare l'invidia
da sentimento negativo a stimolo al-
l'automiglioramento.