Numero 1 del 2007
Che sia un anno di PACS
Testi pagina 25
noidonne gennaio 2007 25
e privato. Ma soprattutto colpisce le
aziende di piccola e piccolissima di-
mensione. Quelle, in verità, che hanno
più difficoltà a fare fronte all'assenza o
alla discontinuità di presenza della la-
voratrice. Possibile che non ci siano al-
tre soluzioni? Perché discriminare è rite-
nuto così tanto conveniente? Alcuni in-
terlocutori ritengono che le aziende, in
fondo, non abbiano convenienza a dis-
criminare, per le tensioni e l'inefficienza
che il fenomeno, comunque produce. Al-
tri, viceversa, concordano nel dire che
all'azienda conviene di più discriminare
che trovare altre soluzioni.
Tra gli stessi ispettori del lavoro si ipo-
tizza che, vista la sostanziale assenza
di tutti i soggetti - compresi i servizi
ispettivi - nella rilevazione, il contrasto
e la rimozione delle discriminazioni e
l'irrisorietà delle sanzioni, fatto il calco-
lo costi-benefici, discriminare continui
ad essere conveniente per i datori di la-
voro. Molestie sessuali, mobbing di ge-
nere, demansionamento, trasferimento
post maternità, ostacoli alla carriera ri-
sultano essere le forme più frequenti tra
quelle citate dai vari interlocutori. I
quali, più o meno esplicitamente, am-
mettono di non essere intenzionalmente
attivi nel prevenirle, riconoscerle, con-
trastarle. Si sa e non si sa….come affer-
ma una dirigente intervistata: "Più che
avere dati, si va a sensazioni..".
Maristella Lippolis
Novara
Corso di aggiornamento
E' giunto alla terza edizione 'Perché par-
lare di Pari Opportunità e come parlar-
ne', corso di aggiornamento per le/i do-
centi Pari Opportunità delle agenzie
formative e per le/i referenti Pari Oppor-
tunità degli istituti superiori del territo-
rio, promosso e organizzato dalle Con-
sigliere di Parità della Provincia di No-
vara, Margherita Patti ed Eva Boglio. I
due incontri, condotti dalle docenti
Paola Merlino ed Elena Crotta, lo scorso
novembre hanno offerto un riepilogo
delle tematiche già affrontate in prece-
denza e indirizzato alle figure professio-
nali che da minor tempo sono coinvolte
in questa tipologia di formazione. At-
tenzione particolare è stata dedicata al-
le 'parole di parità' con riflessioni, inter-
venti e utilizzo di strumenti mediatici
Avellino
Seminari sul Gender Budgeting
Il seminario conclusivo su"Gender Bud-
geting. La costruzione dei bilanci degli
enti locali secondo le prospettive di ge-
nere"si è tenuto lo scorso mese di dicem-
bre per iniziativa della consigliera di
parità della provincia di Avellino Do-
menica Marianna Lomazzo in collabo-
razione con il Dipartimento di Teoria e
Storia del Diritto e della Politica. Circa
220 i partecipanti tra segretari comuna-
li, funzionari della pubblica ammini-
strazione, attori sociali, cultori della
materia, di cui il 65% donne.
La violenza tra le mura domestiche,
come mi tutelo?
La violenza tra le mura domestiche esercitata dal partner, sia
esso marito o convivente, è un drammatico fenomeno troppo
spesso rimosso dai mezzi di informazione. Un tempo era con-
siderata un legittimo strumento di correzione all'interno
della relazione tra moglie e marito, ma anche quando la sua
legittimazione è venuta meno è rimasta l'erronea convinzione che si tratti di una "questione pri-
vata". Con la legge 4 aprile 2001 n. 154, intensamente voluta dalle donne giuriste e non, impe-
gnate nei Centri Antiviolenza diffusi su tutto il territorio, si è data una risposta in termini nor-
mativi alla necessità pratica di avere uno strumento che potesse separare rapidamente il destino
della donna vittima di violenza da quello del carnefice, fosse esso marito o convivente.
Il Codice Penale già prevedeva diverse fattispecie di reato quali le ingiurie, le percosse, la violen-
za privata o i maltrattamenti in famiglia; con l'entrata in vigore della legge 154/01 tuttavia attra-
verso la previsione dell'allontanamento dalla casa familiare di mariti o conviventi violenti, per
effetto di una decisione rapida del giudice, si è giunti, almeno negli intenti ideali del legislatore,
ad un'effettività e tempestività della tutela. Cosa fare nel caso una donna subisca violenza tra le mura domestiche? Qualora gli
episodi di violenza siano isolati, è previsto che sia la donna a dover presentare querela entro 3 mesi dal giorno in cui la violenza
è stata agita; grazie a questo si apre un procedimento penale a carico del suo aggressore.
Se invece gli episodi di violenza sono numerosi e continuati, ossia sono maltrattamenti, è con la denuncia alla Polizia o ai
Carabinieri che inizia il procedimento, che continua a prescindere dalla volontà della donna maltrattata di punire il suo aggres-
sore. E' bene ricordare che la denuncia può essere fatta anche quando delle aggressioni sono vittime i figli o altri membri della
famiglia con cui la donna convive.
Solo le percosse sono maltrattamenti puniti dalla legge? Ovviamente no. Accanto ai maltrattamenti fisici, quelli che provocano
lesioni solitamente ben rilevabili, sono da considerarsi maltrattamenti anche quelli morali e psicologici, ossia tutte quelle condotte
agite dal coniuge o dal convivente che provochino scherno, umiliazione e consistano in atti di disprezzo e di lesione della repu-
tazione della donna.
Si può denunciare il marito o convivente anche per aver costretto la moglie o la convivente, oppure un altro componente della
famiglia, con la violenza o con una minaccia, anche non esplicita, a fare o a non fare qualcosa, ad esempio a non uscire di casa
o a non usare il telefono. Quando si verificano episodi di maltrattamento è importante recarsi prima possibile in ospedale affin-
ché venga certificato lo stato di salute della donna e le lesioni fisiche o psicologiche subite. Anche se non esistono segni visibili di
violenza è comunque determinante che un medico rilevi lo stato di paura e agitazione che è connesso alla situazione subita nel-
l'ambito della relazione con il coniuge o il convivente.
Avv. Natalia Maramotti