Numero 10 del 2008
Futuro (passato) prossimo
Testi pagina 25
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Professionale "Pietro De Giorgio" di
Lanciano. "L'obiettivo comune alle due
idee progettuali - afferma la Consiglie-
ra - è quello di orientare e far acquisi-
re ai giovani elementi conoscitivi per
combattere le disuguaglianze di gene-
re". Il progetto "Cultura di Genere e
non cultura in genere" dell'Istituto
d'Arte di Chieti, attraverso un proces-
so di formazione dei docenti e degli
studenti, tende a favorire l'acquisizio-
ne di strumenti critici necessari al su-
peramento degli stereotipi sessisti at-
traverso un percorso che poggia sul
contributo di esperti e su documenta-
zione offerta dall'archivio di Stato del-
la Provincia per una lettura della diffe-
renza di genere fondata sulla compara-
zione del ruolo e della figura femmini-
le della terra d'Abruzzo di oggi rispet-
to a quello di epoche passate. Il pro-
getto "Donne e protagoniste" dell'Isti-
tuto Professionale Pietro De Giorgio di
Lanciano, tende a finalizzare sistemi di
lavoro che consentano di valorizzare le
diversità. Attraverso la formazione dei
docenti e degli studenti sulle temati-
che fondamentali della pedagogia letta
al femminile, e con il supporto della
letteratura di scrittici contemporanee,
si propone di favorire politiche di cam-
biamento di mentalità nelle strategie
didattiche. "L'impegno portante dei
due progetti - dichiara la Tomassi - è
quello di incidere ed operare trasfor-
mazioni sociali nell'ottica di una poli-
tica che valorizzi nel contempo il ma-
schile e il femminile, superando i tra-
dizionali ruoli".
Puglia
Il Tar ammonisce
l'amministrazione
di Molfetta
Tutto è cominciato con il ricorso inol-
trato dalla Consigliera regionale di pa-
rità Serenella Molendini (effettiva) e
Teresa Zaccaria (supplente) e da Fran-
cesca La Forgia, della Consulta delle
donne di Molfetta, che hanno conte-
stato la violazione dell'art 37 dello
Statuto comunale nella nomina degli
assessori (tutti maschi) e del principio
delle Pari Opportunità. Il Tar ha accol-
to il ricorso e ha ingiunto al Sindaco di
nominare delle donne nella Giunta co-
munale oppure di motivare le ragioni
che glielo hanno impedito. Prevedibile
il ricorso al Consiglio di Stato da parte
del Sindaco Antonio Azzolini, che è
anche presidente della Commissione
bilancio al Senato, ma intanto la vi-
cenda ha già un valore: aver ottenuto
il riconoscimento di un principio poli-
tico ed etico prima ancora che norma-
tivo. "Era già avvenuto qualcosa di
analogo con il comune di Veglie, ma in
quel caso la nettezza della sentenza
ha costretto il sindaco ad ottempera-
re". Le Consigliere di Parità sono sod-
disfatte, per ora, e annunciano che "se
il Sindaco ricorrerà al Consiglio di Sta-
to, noi ci saremo a dire la nostra. Non
solo, intendiamo presentare ricorso al
Tar contro ogni Ente Locale che non ri-
spetta le norme statutarie".
La controriforma del lavoro
Qualche numero addietro titolavo questa rubrica
"Dimissioni in bianco: addio!". Era l'occasione per commen-
tare il contenuto della Legge 188/07, quella che cercava di
mettere un fremo ai licenziamenti mascherati da dimissioni,
quella che ci era sembrata un provvedimento con un favo-
revole impatto soprattutto sul genere femminile, sulle donne
lavoratrici. All'epoca le presentatrici della legge cercarono il consenso delle parlamentari mili-
tanti di tutti i partiti dell'arco costituzionale, all'epoca la legge aveva qualche nemico fuori, la
Confindustria, e qualche nemico dentro al Parlamento, l'allora non ancora Ministro, Sacconi.
Ce lo ricordano le firmatarie per l'appello a difesa della legge 188/07, oggi che il decreto legge
112/2008 ha con l'art 39 abrogato l'obbligo delle dimissioni volontarie su modulo del
Ministero. Pare che il decreto legge citato, così come la legge di conversione del decreto, ossia
la Legge 133/08, non sia molto attento all'impatto di genere che le norme sul lavoro possono
provocare determinando conseguenze negative sulla qualità e sulla quantità dell'occupazione
femminile. Proviamo a scorrere alcune disposizioni partendo dall'art 39: la pratica della raccolta di fogli sottoscritti in bian-
co, di cui abusare compilandoli con una volontà di risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro da parte del lavoratore, è
diffusa soprattutto in concomitanza con l'assunzione di personale femminile. E' una rozza "difesa" del datore di lavoro rispet-
to al "calo di produttività" determinato dalla maternità. Troppe assenze perché il bambino è malato, una scadente propen-
sione al lavoro straordinario, troppo frequenti le malattie di queste madri che contraggono continue patologie dai loro bam-
bini e bambine. Meglio rivolgersi nuovamente al mercato e cercare materiale più affidabile… che non manca.
Che dire poi del part time nel lavoro pubblico, ora che l'art 73 sostituisce all'espressione "avviene automaticamente", riferita
alla accettazione della richiesta di part- time, l'espressione "può essere concessa dall'amministrazione"; "potere" significa riser-
varsi una scelta, dunque se prima entro il limite della quota del 25% la richiesta era accolta automaticamente, ora "puo'"
essere accolta. A chi pensate che possa nuocere maggiormente questa nuova disposizione? Senza dubbio alle lavoratrici che
sono la percentuale di gran lunga maggiore di soggetti che usufruiscono del part-time, per esigenze di cura. Contratto di lavo-
ro a tempo determinato: non è trascorso nemmeno un anno dal protocollo del 23 luglio 2007 che introdusse le norme di sta-
bilizzazione dei contratti a termine, rinnovabili fino alla durata massima di 36 mesi e successivamente un'ulteriore sola volta
innanzi alla Direzione Provinciale del Lavoro; ora l'art 21 consente alle parti sociali, a ogni livello di contrattazione, di intro-
durre una disciplina ad hoc, anche in deroga alla norma di legge, sia rispetto alla stabilizzazione dopo 36 mesi, sia rispetto
al diritto di precedenza delle lavoratrici e dei lavoratori a termine in caso di nuove assunzioni. Anche questa norma, in con-
siderazione del fatto che il precariato è soprattutto femminile, inciderà maggiormente sulle donne lavoratrici.
Avv. Natalia Maramotti