Numero 11 del 2010
Good bye lavoro
Testi pagina 25
di Cristina Melchiorri
IL VERO CAPO? DEVE ESSERE GENTILE
STRATEGIE PRIVATE
Sono Letizia, lavoro in una società di servizi informatici e il mio
capo è una capa, cioè è una donna. Ma di femminile ha solo
l’aspetto. Infatti è dura, aggressiva, carrierista e schiaccia le per-
sone. Spesso vado a lavorare con il mal di pancia, appena mi con-
voca nel suo ufficio mi tremano le gambe. Ma non dovrebbe essere
meglio avere una donna come capo?
(Letizia Bosi - Milano)
Cara Letizia, sì dovrebbe essere meglio, ma spesso non è così. Non c’è
un modello femminile di leadership, ci sono poche leader donne e quelle
poche sono emerse a condizione di battersi nell’arena competitiva con
le stesse armi degli uomini. Il femminile Elle, nel numero di ottobre ha
chiesto a 100 donne ‘di talento’ che lavorano nel settore fashion quali
sono le qualità necessarie per raggiungere il posto di comando che
hanno e le caratteristiche del ‘capo ideale’. Fra le molte risposte inte-
ressanti, come avere l’ambizione di fare bene il proprio lavoro, lavorare
in squadra, ispirare e non solo controllare, far esprimere le capacità
anche potenziali delle singole persone, avere empatia, qualcuna ha detto
anche: pugno di ferro in guanto di velluto.
Ma mi hanno colpito soprattutto queste qualità: sense of humor e ‘poca
memoria’, per saper dimenticare torti e ferite. E una dote soprattutto,
dice Carla Sozzani, “il vero capo deve essere gentile.
È la prima qualità, più del talento e della determinazione. Chi lavora con
te deve un po’ ‘innamorarsi’. È la gentilezza la miglior arma di sedu-
zione”. Fai leggere queste parole alla tua boss e soprattutto difenditi!
23noidonne | novembre | 2010
JOB&JOB
l rientro dalla maternità è un momento ‘a ri-
schio’, lo sanno bene le Consigliere di parità pro-
vinciali che in molti casi, più della metà di quelli
giunti al loro ufficio, si trovano a dover suppor-
tare le lavoratrici demansionate o sotto ricatto
dopo i mesi di assenza obbligatoria” - si legge in
una nota diramata alla stampa - “La maternità è all’origine
del recente licenziamento, a distanza di pochi giorni, di due
lavoratrici di una Spa di medie dimensioni. […] Il licenzia-
mento è motivato da esigenze riorganizzative e dal ‘calo di
fatturato’ ma resta il fatto che il posto di lavoro ci sarebbe
stato se le lavoratrici avessero accettato le condizioni pro-
poste. Al loro rientro, infatti, in palese violazione della legge
sulla maternità, erano state prospettate per una il trasferi-
mento nella sede a 80 km di distanza e per l’altra una posi-
zione commerciale che l’avrebbe portata in trasferta nel
periodo di allattamento”.
Di fronte alla decisione del giudice che a febbraio aveva rite-
nuto illegittimo lo spostamento di sede per la lavoratrice, il
reintegro si è trasformato in una situazione di isolamento e
mobbing. La Consigliera di Parità Laura Cima ha dichiarato:
“Questo non è che l’ultimo esempio di una cultura di forte di-
scriminazione e di violenza nei confronti delle donne. […] Per
questo vogliamo denunciare questi atteggiamenti e lanciare
un appello a tutti coloro che hanno il compito di vigilare in
azienda e di diffondere una cultura del rispetto della legalità e
antidiscriminatoria che sappia trarre il massimo profitto dalla
valorizzazione delle donne sul luogo di lavoro”. ?
“I
PIEMONTE
di Elena Ribet
LA CONSIGLIERA DI PARITÀ
PROVINCIALE DI TORINO
SEGNALA LA DISCRIMINAZIONE
NEO MADRI RICATTATE E LICENZIATE:
IN ALCUNE AZIENDE È UNA PRASSI
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