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Numero 8 del 2016

Felicità, parliamone


Foto: Felicità, parliamone
PAGINA 25

Testi pagina 25

23Luglio-Agosto 2016
Sono venuta insieme ai Vigili del fuoco a fare lo sgombero e
le chiavi mi furono consegnate in presenza del Questore; le
reazioni degli ex occupanti furono violente e per un periodo
non potevo girare sola nel quartiere. Abbiamo investito un
miliardo delle vecchie Lire, utilizzando in parte gli accanto-
namenti in bilancio e per il restante accollandoci un mutuo,
su una struttura non di nostra proprietà. Abbiamo scelto il
meglio: un progetto realizzato con bioarchitettura e con la
supervisione di pedagogisti”. L’inaugurazione, nel 1999, è
stata una festa di tutto il quartiere. “C’era la fila, ordinata,
allegra e silenziosa, delle persone che volevano conosce-
re la struttura su cui avevano cominciato a vigilare mentre
erano in corso i lavori di ristrutturazione: era diventata un
bene comune - spiega Mariella Zotti, che è vice presidente
di Nuove Risposte -. Avevamo portato l’idea di condivisione
di un progetto ed era stata capita”. Cantiere Infanzia è un
luogo molto curato. Il Pifferaio magico è la parte destinata a
ludoteca e centro giochi che, insieme allo Spazio famiglie,
affianca il Nido. “Quando parliamo di servizi innovativi, pen-
siamo appunto a una struttura come questa. La nostra forza
è sempre stata la capacità di leggere le nuove esigenze e
cercare risposte adeguate. Una volta c’era solo il nido clas-
sico – continua Mariella -, adesso le risposte ai bisogni delle
famiglie sono molteplici. Abbiamo persino messo a disposi-
zione dei genitori un appartamento pensato come luogo di
incontro per le coppie che stanno affrontando una separa-
zione o vivono in solitudine l’esperienza della genitorialità.
Poi ci dobbiamo confrontare con sempre nuove situazioni,
come quelle delle famiglie monoparentali o delle coppie
omosessuali. Sono realtà e
servizi che si inseriscono in
una rete, sono tasselli che
compongono un insieme”.
Un’esperienza intensa, che
appare oggi quasi impossi-
bile in una società egoista e
polverizzata nelle relazioni.
“Sono convinta che si po-
trebbe ripetere, più o meno
nelle stesse modalità. È
quello che abbiamo fatto in
un altro quartiere periferico
della Capitale, La Rustica.
Anche lì c’erano famiglie
occupanti e il comune ci ha
chiamato per custodire la
struttura. È stato più difficile
creare sintonie, soprattutto
con gli inquilini del palazzo, ma siamo riusciti a trovare un
equilibrio e a realizzare servizi di cui è stata riconosciuta
l’utilità sociale. Del resto ci sono elementi fondamentali delle
nostre attività che attraversano tutti i servizi: innovazione, re-
lazione con gli utenti, la rete territoriale. Il nostro modus ope-
randi è sempre lo stesso: accogliere per restituire”. Parola
di vicepresidente, che continua. “Le difficoltà c’erano ieri e
ci sono oggi. Devi sempre mettere l’enzima, devi mostrare
che sei umile e devi costruire la tua credibilità. Rispetto al
passato la differenza è che prima certi comportamenti in
qualche modo erano sanzionati. Adesso è la televisione a
convalidare i comportamenti. Il percorso è sempre lo stes-
so, il nostro codice di comportamento è sempre lo stesso,
ma ci devi lavorare di più, devi dare l’esempio, dai l’esempio
nell’agire quotidiano.
Certo, va poi considerato che una società complessa
chiede risposte più articolate”. A proposito di complessità
e articolazioni, come non chiedere alla presidente di una
cooperativa che opera nel sociale a Roma l’impatto che
ha avuto Mafia Capitale. “La ricaduta negativa c’è stata
negli atti amministrativi, con la paralisi della burocrazia e
l’assenza della politica - spiega Elisa -. Mafia Capitale ha
fatto un danno di immagine alla cooperazione, ma per le
singole cooperative non ci sono state ripercussioni grazie
alle relazioni costruite nel territorio e nella trasparenza.
Nessun utente si è mai sognato di denigrare noi e il nostro
lavoro”. Un’alchimia che spiega Patrizia Siani, psicologa
e responsabile dell’area infanzia. “I nostri servizi sono fatti
di relazione, cerchiamo momenti di condivisione con le
famiglie. È un fare per i loro figli che, per esempio, ci fa
chiedere ai nonni di cucire le sacchette per portare i libri
a casa o ai genitori di venire in biblioteca. Curiamo il den-
tro perché questo dentro diventi fuori, curiamo il genitore
quando è da noi ma anche quando uscirà. I nidi sono
visibili dall’esterno, sono luoghi che accolgono e restitu-
iscono. Noi coltiviamo. Infatti abbiamo sempre l’orto. E
l’infanzia è una risorsa che si coltiva. I bambini saranno
persone consapevoli, che hanno delle radici e delle ali,
per poi poter volare….”.?
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