Numero 4 del 2016
Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali
Testi pagina 25
23Aprile-Maggio 2016
Abbiamo chiesto a Mariana Ventimiglia ‘chi è Mariana’?
Sono nata a La Tacunga in Ecuador, sono la sesta di dodici
fi gli. E in Ecuador mi sono diplomata come maestra in taglio e
cucito ed ho avviato una micro impresa. Nel 1999, la crisi eco-
nomica in Ecuador mi ha portato ad emigrare lasciando l’im-
presa che avevo aperto e due fi gli. Quando sono arrivata all’a-
eroporto di Linate avevo paura di essere rimandata in Ecuador
insieme alla mia valigia piena di debiti ma con un sogno, quello
di potermi realizzare anche in Italia come imprenditrice. Appe-
na atterrata all’aeroporto è stato un shock! Sono stata sottopo-
sta ad una perquisizione da parte dell’uffi cio immigrazione. Ho
sentito i due addetti dell’uffi cio immigrazione, parlando tra di
loro, dire ‘lasciala andare intanto fi nirà sulla strada come tan-
te’. Invece ce l’ho fatta! Ho trovato una sistemazione presso
una conoscente che aveva un bilocale dove vivevano altre otto
persone che non conoscevo. Mi mancava l’aria! Poi ho trovato
lavoro presso la sartoria Tincati. Da quel momento per me è
iniziata una nuova esperienza di vita e di lavoro nella moda.
Dalla collaborazione con questo imprenditore sono nate tante
opportunità, fi no ad aprire tre punti vendita di abiti su misura
di alta moda, fi nché è arrivata la mia terza fi glia Elisabetta. Ho
Lavorato duramente, anche come domestica il sabato e la do-
menica. Grazie a questi lavori, dopo sei mesi mi sono potuta
comprare una macchina per cucire manuale, per poter prepa-
rare la mia prima collezione in Italia, per lo stilista ComEsthor
che aveva uno Showroom in Duomo. Ho potuto realizzare la
mia prima collezione grazie ad un luogo ricavato da uno scan-
tinato che mi ha messo a disposizione una mia conoscente di
nome Angela, per me è stata una grande soddisfazione pro-
fessionale. Ho visto realizzare il mio sogno!
Se dovessi defi nire con una parola le tue collezioni
cosa diresti?
Che sono “speciali” e un po’ di lusso .
Se dovessi dare un consiglio ad altre donne che voglio-
no seguire la tua strada?
Direi: grandi soddisfazioni e grandi sacrifi ci! Ma la passio-
ne e l’amore per ciò che fai i sacrifi ci non te li fa pesare. ?
di Cristina Melchiorri
STRATEGIE
PRIVATE
Sono J. una ragazza di venticinque anni dell’E-
cuador, immigrata in Italia a causa di violenza do-
mestica. Sto cercando di capire cosa posso fare
qui, quale lavoro per realizzarmi. Al momento sto
facendo la baby sitter e la domestica, ma la mia
passione è l’arte. Sono molto triste nel pensare
che dovrò rinunciare a disegnare, perché non
credo che la mia passione mi darà da vivere…
(J.S. Milano)
Cara J.,
diffi cile oggi trovare la propria strada, anche per i
giovani e le giovani del nostro paese. Diffi cile ma non
impossibile. Come disse Steve Job ai laureandi di
Stanford: “Stay hungry, stay foolish”. Di solito è tra-
dotto: “Siate affamati, siate folli”. In realtà nel mes-
saggio c’è molto di più. È un invito a mantenere nel
corso di tutta la propria vita la voglia di imparare, la
curiosità, l’ambizione, il coraggio di fare scelte non
condivise dagli altri e di seguire le proprie passioni.
Lo stesso Steve Job interruppe i corsi regolari del
college, non trovando stimoli suffi cienti. Frequentò,
per pura curiosità, un corso di calligrafi a, e lì trovò
la storia, l’arte, la bellezza. Qualcosa che sembrava
inutile nel suo lavoro tecnico. Ma, grazie a questo
stimolo, quando dieci anni dopo progettò il Macin-
tosh, lo fece dotandolo di capacità grafi che evolute.
Non rinunciare a ciò che ami! Ami l’arte? Perché non
cerchi in quella direzione? Ad esempio, questa tua
capacità artistica può incontrare il lavoro delle stiliste
dell’Ecuador che lavorano a Milano e che potrebbe-
ro utilizzare le tue dote nel design e nelle decorazioni
dei loro abiti da cerimonia. Disse ancora Steve Job:
“credere che alla fi ne tutti i puntini si uniranno ci darà
la fi ducia necessaria per seguire il nostro cuore, an-
che quando questo ci porterà lontano dalle scelte
più sicure e scontate, e farà la differenza nella nostra
vita”. C’è da credergli. Apple, nata da un’idea di due
ragazzini in un garage, è diventata un impero da 2
miliardi di dollari e 4.000 dipendenti.
“STAY HUNGRY,
STAY FOOLISH”
pp.22_23_JOB_apr_magg.2016.indd 23 03/04/16 20.42