Numero 3 del 2009
Una festa nella crisi: lotta marzo
Testi pagina 24
marzo 2009 noidonne24
La fase di crisi economica che stiamovivendo appare di giorno in giorno
più pesante , ormai i telegiornali sono
autentici bollettini di guerra: aziende in
crisi, licenziamenti, mobilità ed ogni
giorno le previsioni degli economisti si
fanno più nere. Per le donne il rischio è
ancora maggiore. Come ben sappiamo
nelle situazioni di crisi i soggetti più
"fragili", meno inseriti nel mercato del
lavoro, quelli considerati, a torto o ra-
gione, più costosi sono i primi ad essere
espulsi e perciò l'occupazione femminile
già estremamente bassa nel nostro pae-
se rischia di subire un vero e proprio
crollo.
Non dispongo al momento di dati
precisi ma sarei pronta a scommettere
che tra i contratti a tempo determinato
non rinnovati, tra i lavoratori messi in
Cig, tra i lavoratori che hanno perso e
stanno rischiando di perdere il loro po-
sto di lavoro le donne sono un numero
altissimo e forse la maggioranza. Così
come tra le piccole imprese che rischia-
no di essere travolte dalla recessione,
che non riescono ad avere in questo mo-
mento un accesso al credito moltissime
sono quelle nate, magari recentemente,
nell'ambito dell'imprenditoria femmini-
le, spesso ricche di progetti e creatività
ma povere di risorse.
Perciò è indispensabile intervenire
tempestivamente, in maniera mirata,
prima che si inneschi la spirale "non c'e'
lavoro, l'occupazione cala, le donne so-
no le prime a perdere il lavoro, serve ri-
sparmiare, si riducono i servizi, le don-
ne sono sempre più prive di supporto,
sempre più chiamate ad un ruolo di sup-
plenza rispetto alle inadeguatezze del
welfare, sempre più emarginate dal mer-
cato del lavoro". In una parola: le don-
ne tornano a casa. Questo può essere
uno degli esiti della crisi economica.
Ma un'alternativa c'e'. Anche in que-
sto momento difficile puntare sulle don-
ne, sui loro talenti, sul loro lavoro può
essere il modo più efficace per far ripar-
tire l'economia, perché il lavoro delle
donne è un fattore di sviluppo fonda-
mentale per l'economia di un Paese, di
un territorio.
L'occupazione femminile è una leva
capace di innescare un circolo virtuoso.
Un incremento dell'occupazione corri-
sponde a un aumento del reddito e quin-
di della capacità di spesa delle famiglie
e crea altra occupazione (secondo alcu-
ne stime 100 posti di lavoro occupati da
donne ne creano altri 15), perché le
donne che lavorano hanno bisogno di
supporto e servizi e quindi si crea nuo-
va occupazione nei servizi e nel welfare,
con un effetto moltiplicatore.
Secondo la Banca d'Italia se il tasso
di occupazione femminile raggiungesse
quello maschile ci sarebbe un aumento
del PIL del 17,5%. Insomma il lavoro
casalingo delle donne, non retribuito,
non computato nel PIL, assolutamente
trasparente può essere trasformato al-
meno in parte in posti di lavoro veri con
reddito, contribuzioni, diritti, ecc...l'oc-
cupazione femminile crea altra occupa-
zione, crescita dei consumi, aumento
del Pil: direi che non è poco in tempi co-
me questi.
Ecco l'alternativa che noi donne ci
troviamo di fronte: la crisi come rischio
di arretramento della condizione femmi-
Stupri nostrani
e commenti volgari
I drammatici fatti di stupro che hanno colpito
alcune donne nel nostro Paese, sono stati stig-
matizzati da più parti, ma con toni che non
sempre mi sono piaciuti. E non voglio nemme-
no riferirmi ai commenti del Presidente del
Consiglio, come minimo offensivi, e che dimo-
strano una totale ignoranza e insensibilità
verso un problema che dovrebbe avere ben
altra attenzione e considerazione. Quello che
più mi ha colpita in questi giorni è il tono
molto attento alle origini sociali e etniche degli
stupratori senza una minima attenzione al
fenomeno che è segnale di un forte maschilismo
e disprezzo verso le donne e la loro dignità. Gli
stupri non hanno una matrice di razza ma una
matrice esclusivamente di genere. Nessuno che
si interroghi sulle ragioni culturali e sociali di
un fenomeno che perpetrato con grande fre-
quenza in ambiente domestico dagli uomini
che abbiamo più vicino, assume toni più dram-
matici e altrettanto odiosi fuori dalla cerchia
parentale ed amicale. C'è da avviare una vera
riflessione sui nostri uomini, sulla loro concezione della donne, sulla
loro concezione del sesso. Gli stessi uomini sono chiamati a riflette-
re su loro stessi, sul profondo disprezzo che dimostrano per le donne.
Ma forse dovremo riflettere un po' tutti ed indignarci un po' di più,
non soltanto con la solita televisione, e i suoi dibattiti a base di
uomini in giacca e cravatta e donne più o meno seminude estate ed
inverno, ma anche con le forze politiche, sociali e il mondo della cul-
tura che sembrano sempre più sordi a tutto ciò che riguarda le
donne. O meglio, sono apparentemente sordi, penso in particolare
alle forze politiche, subito attente alla sentenza della Corte di
Giustizia Europea che ha dichiarato illegittima la differenza dell'età
pensionabile per uomini e donne, o alla nuova Alitalia CAI che non
riconosce il diritto all'esonero dal lavoro notturno alle donne così
come previsto dalla legge sui congedi parentali. Diritti delle donne
elusi, dignità calpestata, quello che è cambiato, ma solo per caso, è
il fatto che in questi ultimi fatti di stupro nessuno si è sentito in dirit-
to di dire che le donne "se l'erano cercata" ma forse perché appunto
il "branco" era composto da emigranti. Emigranti, coi quali, ci ha
detto il Ministro dell'Interno bisogna essere cattivi, con il risultato, o
almeno quello più pericoloso che le nostre città non sono diventate
più insicure improvvisamente, ma hanno visto crescere la paura e
l'insicurezza, la voglia di giustizia "fai da te" , insomma un progres-
sivo e grave imbarbarimento dal quale le donne escono sconfitte,
oltre che vittime.
Alida Castelli
“La priorità siamo noi”
Lavoro & crisi
* Claudia Bella