Numero 11 del 2010
Good bye lavoro
Testi pagina 24
[ SONDAGGIO DI OTTOBRE ]
LAVORO:
VIETATO L’ACCESSO ALLE DONNE?
di Rosa M. Amorevole
“Non bastano le leggi, ci vuole un cambiamento cultu-
rale”. Per il 50% delle risposte questo è il problema, e
questo va affrontato. Il 43% si attesta sulla considera-
zione che le “donne siano ancora discriminate” mentre il
7% afferma che “le leggi per tutelare il lavoro delle
donne ci siano” ma che non vengano applicate.
Le discriminazioni nel lavoro non sembrano affatto su-
perate: maternità, differenziali salariali, evoluzione della
carriera, ambiti nei quali si misurano le discriminazioni.
Lo aveva bene illustrato il “Gender brief” pubblicato dal-
l’OCSE nel marzo scorso: in Italia il tasso di occupazione
in relazione al numero e all’età dei figli crolla in maniera
proporzionale all’aumentare del nucleo familiare, ma
ancor peggio non aumenta di nuovo in relazione all’età
dei figli. La maternità spesso rappresenta una vera e pro-
pria strada senza ritorno per uscire dal mercato del la-
voro. Così è nel nostro paese, mentre nei paesi nordici e
non solo (anche in Messico, Giappone e Turchia) lo “svan-
taggio” viene recuperato dopo i 5 anni del/della bam-
bino/a. Anche Isfol nel 2009 aveva rilevato che con la
maternità il 27,1% delle lavoratrici abbandona il lavoro e
Banca d’Italia confermava che i 2/3 di queste erano co-
strette a farlo per problemi di conciliazione (meno nel
settore pubblico, il 25%; molto di più tra le operaie, il
37,6%). Tra le dirigenti, secondo un’indagine di Manage-
ritalia, la nascita di un figlio “rende più difficile il lavoro ed
arresta la carriera”.
Maternità che può essere anche un potenziale deterrente
all’entrata nel mercato del lavoro (“prima di assumermi
mi hanno domandato se avevo intenzione di avere bam-
bini”), o potenziale movente per non “rinnovarmi il con-
tratto a termine”.
Forse dei differenziali salariali è minore la consapevo-
lezza, e sono le ricerche a metterli in evidenza. Ma la dif-
ficoltà nella crescita professionale è ben rilevata da chi,
nel confronto all’interno dell’organizzazione, vede negate
capacità e competenze: “ho chiesto di cambiare lavoro al
dirigente, ma mi ha risposto che c’erano già due uomini...
io faccio ancora la segretaria, pare che non possa fare
altro!”; “ho visto laureate ed oltre fare le commesse, ma
ho visto semi-analfabeti dirigere uffici. La politica come le
imprese non cercano ‘competenze’ ma ‘ ossequianti’. La
meritocrazia è categoria esclusa dall’italico panorama”. E
talvolta, alle solite difficoltà, si aggiungono anche le mo-
lestie: “mi sono dovuta difendere dai tentativi del mio
capo”.
Storie di flessibilità e part time non concessi, di dispetti al
limite del ridicolo (“quando il mio datore di lavoro ha sa-
puto che ero incinta, e che sarei dovuta rimanere a casa,
tutti i mesi mi consegnava lo stipendio in uno scatolone:
settecento euro in monetine da 1 centesimo!”).
Le buone leggi da sole non sono dunque sufficienti. A
queste si debbono accompagnare gli impegni delle im-
prese per valorizzare forme di lavoro flessibile e conci-
liante, attenzione alla diversità. Teorie organizzative che
nel mondo già da alcuni anni vengono sperimentate e che
dimostrano come il lavoro delle donne sia una risorsa im-
portante, non più costosa di altre, sicuramente in grado di
sviluppare produttività e benessere dentro e fuori il posto
di lavoro.
Qualità che le consumatrici ed i consumatori sapranno si-
curamente riconoscere anche al prodotto/servizio al mo-
mento dell’acquisto.
22 noidonne | novembre | 2010
FO
CU
S
LE DONNE SONO ANCORA DISCRIMINATE
LE DONNE NON SONO DISCRIMINATE
LE LEGGI PER TUTELARE IL LAVORO
DELLE DONNE CI SONO,
MA NON VENGONO APPLICATE
NON BASTANO LE LEGGI, CI VUOLE
UN CAMBIAMENTO CULTURALE
IN FONDO IL LAVORO
NON È COSÌ IMPORTANTE
PER LE DONNE
43%
0%
7%
50%
0%
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